In Veneto, come in Europa, stop a mogli, fidanzate, fratelli e parenti vari negli uffici della Regione. La proposta di legge, che ha già raccolto un sostegno bipartisan di dodici consiglieri (dal Pd a Forza Italia, da Area Popolare al Movimento Cinque Stelle, passando per Mdp) è stata presentata dal dem Andrea Zanoni, che non a caso ha un passato da parlamentare a Bruxelles: «La Regione del Veneto deve essere un’istituzione caratterizzata dalla massima trasparenza, le sue mura devono “essere di vetro”, come ama ripetere il governatore Zaia. Perciò spero che questo progetto di legge, che vuole contrastare il deprecabile fenomeno del nepotismo, incontri la massima condivisione».
La proposta vuole uniformare la regolamentazione regionale con quella dell’Unione. Il Parlamento europeo, infatti, con lo Statuto dei deputati, ha introdotto il divieto per i propri membri di assumere il coniuge, il partner stabile in unione di fatto, i genitori, i figli e i fratelli o le sorelle. Il Segretariato generale dell’assemblea e l’Olaf (Ufficio anti frode europeo) in questi masi stanno vagliando la regolarità dei rapporti di lavoro degli staff di molti parlamentari, anche italiani, e sono emersi vari episodi che hanno dato vita a furiose polemiche in diversi Paesi dell’Unione. Ad esempio una eurodeputata italiana, Lara Comi di Forza Italia, sta restituendo, tramite un accordo siglato con il Parlamento europeo fino al 2019, la somma di 126 mila euro derivante dalla retribuzione lorda destinata alla madre messa sotto contratto come collaboratrice in anni precedenti. «E la stampa locale – ricorda sibillino Zanoni – ha riportato anche un caso veneto, riguardante un ex deputato a Bruxelles su presunte irregolarità legate proprio all’assunzione di moglie e genero come membri del suo staff, che con lui avrebbero dunque mantenuto un rapporto di lavoro anche dopo il 2009, in violazione, almeno per quanto riguarda la coniuge, delle disposizioni in materia di personale emanate dal Parlamento europeo». Il riferimento, nient’affatto velato, è all’acerrimo nemico (politicamente parlando s’intende) di Zanoni, e cioè Sergio Berlato di Fratelli d’Italia, a cui però non è arrivata alcuna contestazione da Bruxelles.
«Nel 2011, insieme all’allora assessore Zorzato – ricorda Zanoni -, Zaia si era attivato per eliminare eventuali anomalie negli organici della Regione, invitando tutti i dirigenti a certificare legami di parentela noti tra i dipendenti. Ora però è il momento di fare un passo in avanti e avere regole certe: con la nostra proposta chiediamo che il personale assunto o incaricato a tempo determinato delle unità di supporto degli organi e dei gruppi consiliari e della giunta, non sia individuabile nell’ambito di parenti entro il terzo grado e di affini di primo grado di governatore, assessore e consiglieri, né tra i loro partner frutto di convivenza o unione civile».
Ma. Bo. – Il Corriere del Veneto – 28 giugno 2017