Alessandro Longo. L’Italia compie i primi passi verso il diritto dei lavoratori a non ricevere mail, sms, WhatsApp o altre comunicazioni dopo l’orario di ufficio.
Lo sperimenta l’Università dell’Insubria, a Varese, che ha applicato a tutto il personale il principio «della non reperibilità extra lavorativa: dalle 20 alle 7 del giorno dopo, nel week end e durante i giorni festivi chi riceve mail, telefonate e altro ha il diritto di non rispondere», spiega l’università nell’annuncio.
In questi stessi giorni sta per essere approvato in via definitiva al Senato il disegno di legge sul lavoro agile (
smart working, svincolato da luoghi e tempi precisi), già passato alla Camera. Introduce nel nostro ordinamento il «diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche di lavoro senza che questo possa comportare, di per sé, effetti sulla prosecuzione del rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi».
Certo, riguarda solo chi ha da contratto la facoltà del “lavoro agile”. Tuttavia il legislatore si è reso conto che proprio per questo tipo di lavoro era più grande il rischio della reperibilità senza limiti e che quindi era necessario partire da qui per una regolamentazione. «Questa legge pone un principio importante. Significa che in un contenzioso, non potrà essere considerata colpa il fatto di non essere sempre connessi per rispondere subito a mail o messaggi. Il lavoratore invece dovrà essere giudicato in base agli obiettivi raggiunti», racconta Mariano Corso, che al Politecnico di Milano insegna Organizzazione e risorse umane.
Lo scopo è tutelare non solo la salute (e la vita personale) del lavoratore. Ma anche l’efficienza del lavoro. «Molti studi dicono che siamo più efficienti se lavoriamo su un compito soltanto invece di farne molti in parallelo » spiega Francesco Sacco, economista, docente alla stessa Università Insubria e alla Bocconi di Milano. «Per esempio, un nuovo studio dell’economista Andrea Ichino dimostra che i magistrati italiani perdono efficienza per l’abitudine di lavorare su tanti faldoni in contemporanea».
La stessa tesi ha portato a rendere — primo caso in Europa — il diritto alla disconnessione una legge in Francia, da gennaio.
Qui le aziende con più di cinquanta dipendenti sono costrette a trattare con i sindacati per fissare tempi e modi della disconnessione. In Spagna c’è una nuova proposta di legge in tal senso.
«È sbagliato vietare, come in Francia, le comunicazioni oltre una certa ora. Si rischia di perdere flessibilità» spiega Corso. «Fa meglio la legge italiana, che si limita a stabilire principi».
In effetti, la rigidità della legge francese ha già costretto alcuni lavoratori a comunicare tra loro con la mail privata per poter aggirare i limiti.
«Il fenomeno dell’iper connessione lavorativa è conseguenza del fatto che ancora l’umanità non ha metabolizzato la rivoluzione Internet» aggiunge Walter Quattrociocchi, informatico, coordinatore del Laboratory of computational social science dell’Imt di Lucca. «E non lo si può fare a colpi di legge. Ci metteremo anni per trovare un nuovo equilibrio», conclude l’esperto.
Repubblica – 17 aprile 2017