Il tweet mattutino di Luca Zaia era simile ad un piede premuto sull’acceleratore: «In consiglio regionale veneto già oggi il primo esame di quattro importantissimi progetti di legge da me presentati». Ma a giudicare da com’è andato il passaggio in commissione, la prima (Bilancio) e la seconda (Territorio) appositamente riunite per l’occasione in seduta congiunta, potrebbe rivelarsi più lento del previsto il viaggio del testo che mira a rivedere drasticamente i project financing nel settore delle infrastrutture.
Sia l’opposizione che la maggioranza, infatti, hanno espresso perplessità sull’opportunità di coinvolgere l’intero parlamentino in una decisione che potrebbe essere assunta dalla giunta, nel timore che i singoli consiglieri siano chiamati a rispondere in solido delle penali dovute ai privati che dovessero vedersi revocare le opere.
Il titolo della proposta, firmata anche dai capogruppo Nicola Finco della Lega Nord e Silvia Rizzotto della Lista Zaia, sta in nove righe di puro burocratese che i tre autori hanno tradotto così: «Le mutate condizioni macroeconomiche e di mercato che caratterizzano il territorio regionale, e le note vicende giudiziarie emerse nell’ultimo anno e mezzo, rendono opportuna una rivisitazione sotto l’aspetto sia della sostenibilità finanziaria che dell’attualità del pubblico interesse alla realizzazione». L’idea è quindi di rendere obbligatoria la procedura di verifica prima della stipula del contratto di concessione, nel caso in cui siano decorsi diciotto mesi dalla pubblicazione del bando di gara senza che sia avvenuta l’aggiudicazione, autorizzando la giunta a contrarre mutui fino a 150 milioni di euro «per la copertura di oneri che sono previsti a carico della Regione».
Secondo quanto trapela da Ferro Fini, l’analisi dovrebbe comprendere 12 operazioni di finanza di progetto, fra cui alcune ideate fra il 2002 e il 2008, per le quali è già stato dichiarato il pubblico interesse ma non è stata ancora stipulata la convenzione di concessione: per esempio il completamento della Valdastico (1,9 miliardi), la nuova Padana Inferiore (232 milioni), la Nogara Mare (1,8 miliardi), la nuova Valsugana (787 milioni), il passante Alpe Adria (1,2 miliardi), la Via del Mare (200 milioni), il sistema delle tangenziali venete (2,2 miliardi), il Grap di Padova (520 milioni).
Il conto si annuncia dunque salato. «Il fabbisogno finanziario – dice il pd Stefano Fracasso – va oltre ogni ragionevole disponibilità. È il momento giusto per rivedere tutta la programmazione». Ma non a qualsiasi costo, secondo il collega di partito Piero Ruzzante: «È evidente che la giunta cerca dal consiglio una corresponsabilità politica e dunque erariale. Per anni ci hanno detto che i project erano tutti apposto, adesso ci hanno ripensato e vorrebbero che a pagare fossimo anche noi che abbiamo chiesto invano le commissioni d’inchiesta?».
L’assessore Elisa De Berti promette trasparenza: «Questo primo confronto è stato all’insegna della condivisione, vorremmo che continuasse così». Aggiunge il capogruppo leghista Finco: «In passato si lamentavano di non essere coinvolti, adesso protestano perché vengono interessati? Stiano tranquilli, anch’io sono dell’idea che l’eventuale responsabilità erariale vada ponderata bene, per cui l’esame si prenderà il giusto tempo». Per la verità il presidente Roberto Ciambetti si aspetterebbe di veder approdare il provvedimento in aula «già il 4 agosto, se possibile».
Ma in commissione la minoranza annuncia battaglia. «Se la giunta vuole revocare un progetto – riflette l’ex assessore Marino Zorzato (Area Popolare) – che lo faccia. Non capiamo perché investire della questione il consiglio, che almeno ce lo spieghi». Il leghista Marino Finozzi, presidente della prima commissione, assicura che l’approfondimento sarà adeguato: «Ci riaggiorneremo mercoledì prossimo, quando i tecnici del Bilancio e dell’Avvocatura chiariranno gli aspetti contabili e legali». Intanto a Venezia stamattina Zaia chiederà al ministro Graziano Delrio una riforma della legge sugli appalti «che consenta agli enti pubblici di avere certezza di diritto e possibilità di ridiscutere le condizioni contrattuali senza dover corrispondere oneri spesso insostenibili».
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 23 luglio 2015