Il governatore revoca la delega al suo assessore, che rimane in giunta. L’opposizione non si accontenta: «La mozione resta, deve andare a casa». Il governatore Luca Zaia si riprende la delega ai Flussi migratori: d’ora in avanti sarà lui, e non più l’assessore Daniele Stival (cui restano la Caccia, la Protezione civile e l’Identità veneta), ad occuparsi dei delicati rapporti tra la Regione del Veneto ed il mondo degli stranieri che vivono e lavorano qui.
La fotografia che insultava il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, sostenendo che nel paragone tra lei ed un orango sputato dal senatore Roberto Calderoli a sentirsi offeso dovrebbe essere il primate, si è rivelata dunque fatale per Stival, che l’aveva condivisa sul suo profilo Facebook insieme ad altre invettive contro gli immigrati (foto e profilo sono poi stati cancellati). La decisione, ad ogni modo, non è un fulmine a ciel sereno: già lunedì, giorno della scoperta dello scivolone del suo assessore, Zaia aveva vagliato l’ipotesi di togliergli la (a quel punto paradossale) delega ai Flussi migratori, avocandola a sé, una soluzione poi ritardata di qualche giorno nell’attesa di leggere la lettera di scuse di Stival e rifletterci un po’ su. Ieri, dopo una settimana di polemiche senza tregua, con le associazioni a sbattere la porta della Consulta per l’immigrazione ed i vescovi a bacchettare la Regione, ecco il verdetto definitivo e inappellabile.
«Voglio evitare ogni forma di imbarazzo e strumentalizzazione di questa vicenda – spiega il governatore – per cui d’ora in avanti sarò direttamente io a seguire la partita dell’immigrazione, un tema particolarmente delicato in questo momento». Zaia ha scelto dunque una soluzione di compromesso tra le dimissioni in toto invocate da larga parte dell’opinione pubblica e la pretesa di Stival di restare dov’era come se nulla fosse successo, ma una volta vibrata la punizione preferisce non accanirsi sull’errore del suo assessore: «Ho apprezzato la lettera di totale scusa che ha scritto al ministro, per di più accompagnata dall’augurio di parlarle di persona». Quanto alle sparate tipo «leghismo ultraortodosso anni Ottanta» che finiscono per vanificare l’upgrade 2.0 del Carroccio, Zaia sospira: «Basterebbe rileggersi i libri di storia per capire che se non ci fosse sempre qualche guastafeste, le cose andrebbero decisamente meglio. Ciò detto, io non sono musulmano, sono cattolico e so che i cattolici conoscono l’istituto del perdono. Quando una persona presenta una lettera come quella di Stival, inequivocabile, il perdono gli è dovuto. Errare è umano, perseverare è diabolico e la sua lettera riporta tutta la vicenda alla prima dimensione, non alla seconda».
Una divagazione agostiniana che suona sibillina, chissà, forse rivolta a quelle voci del mondo cattolico che con particolare durezza in questi giorni hanno criticato l’assessore, arrivando allo zenit di monsignor Adriano Tessarollo, vescovo delegato della Conferenza episcopale del Triveneto per «Migrantes» che ha ammonito: «Denigrare chi riveste un ruolo istituzionale perché ha un altro colore della pelle squalifica l’autore di quelle poco intelligenti e grossolane battute, per di più se poi, per non perdere il posto, ricorre a scuse tanto poco convincenti». A Palazzo Balbi c’è chi si dice convinto che sia stata proprio la severa presa di posizione dei vescovi a convincere Zaia (che un tempo si annoverava tra i «nuovi crociati») ad una reazione più decisa, dopo che la lettera di scuse era apparsa ai più come un blando paravento. Lui nega seccamente («La scelta di riprendermi la delega era maturata già ad inizio settimana, prima che s’infiammassero le polemiche e arrivassero richieste di dimissioni da ogni parte, e Stival lo sa bene perché gliene ho parlato da subito») ma è innegabile che il governatore negli ultimi tempi abbia dato una decisa sterzata sugli argomenti cari alla Chiesa di Papa Francesco, uscendo dal seminato tipicamente leghista, come dimostrano anche il recente allungo sulla cittadinanza ai minori nati e cresciuti in Italia e l’intervista ad Avvenire di ieri.
Soddisfatta del passo indietro cui è stato costretto Stival il segretario della Cisl Franca Porto, che con le altre sigle confederali aveva annunciato l’abbandono della Consulta: «Una decisione molto positiva, risponde alla nostra richiesta di cambiare referente e ripristinare il necessario clima di rispetto anche dentro la Consulta. Più ancora riconosce che il tema della immigrazione è di primaria importanza per il Veneto ed il suo futuro». Non si lascia rabbonire invece il Pd, che ha già depositato una mozione per convincere il governatore ad estromettere definitivamente Stival dalla giunta: «Zaia non capisce il problema – attacca il capogruppo Lucio Tiozzo -. Non è che Stival, dopo quanto ha fatto, non abbia solo più i titoli per gestire il settore delle politiche migratorie. Stival deve proprio andare a casa, perché non è più degno di rappresentare la collettività veneta. Si va al voto in aula e lì si andrà al redde rationem».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 20 luglio 2013