Non saranno i fumatori a pagare la riduzione della tassa sul lusso. O meglio: non tutti i fumatori. Ma solo quelli che comprano il tabacco in busta.
La precisazione arriva dal sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo: «Abbiamo aumentato le accise sul tabacco trinciato, quello che si vende nelle buste e che serve per confezionare manualmente le sigarette». Mentre la manovra, con il voto di fiducia, sta per passare la boa di Montecitorio, si scoprono altre novità. Compresa la possibilità di «deroga motivata» del premier al tetto degli stipendi di alcuni superburocrati. E infuria la polemica.
Sigarette. L’aumento delle accise per compensare la riduzione del superbollo sulle auto di lusso e della tassa sui posti barca, non sarà sui pacchetti di sigarette, ma sul «tabacco trinciato». Si tratta del tabacco in busta che i fumatori acquistano per la pipa o per confezionarsi da soli le sigarette con le cartine. L’entità dell’aumento è ancora in via di definizione. Ma secondo il sottosegretario Polillo «non sarà consistente».
Stipendi manager pubblici. Fatta la norma che stabilisce un tetto massimo alle retribuzioni, arriva già la deroga. Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, si legge nell’ultima versione della manovra, «possono essere previste deroghe motivate per le posizioni apicali delle rispettive amministrazioni ed è stabilito un tetto massimo per i rimborsi spese». In questo modo si potranno superare i 311.000 euro annui che corrispondono al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione preso a riferimento per il tetto agli stipendi. Una cifra, per la verità, già di tutto rispetto, ma che per molti manager – avrebbe rappresentato un vero salasso. Il ragioniere generale dello Stato, ad esempio, ha uno stipendio di 516 mila euro annui. Il presidente dell’Antitrust riceve 475.000 euro. L’amministratore delegato di Invitalia, compresi i rimborsi, in un anno porta a casa 835.000 euro.
Con la deroga potrebbero sfuggire alla tagliola anche alcune figure che attualmente percepiscono un doppio stipendio perché distaccati come dirigenti presso ministeri e altre amministrazioni pubbliche. La nuova norma generale infatti stabilisce che l’indennità o retribuzione non può essere superiore al 25% del trattamento economico percepito dall’amministrazione di provenienza.
La sola possibilità della deroga ha fatto infuriare Italia dei valori, Lega e anche alcuni esponenti del Pdl. «E’ una norma ad personam» ha attaccato il dipietrista Antonio Borghesi, alludendo al fatto che avrebbero potuto usufruire della deroga anche ministri e sottosegretari. Ma dal governo è arrivata la smentita: le deroghe non riguarderanno «in alcun modo le autorità politiche».
Tetto al massimo scoperto. Le commissioni che le banche applicano ai clienti che vanno in rosso non potranno superare lo 0,5%. Qualunque altra clausola che stabilisce oneri diversi – è precisato nella manovra – è nulla.
Il Gazzettino – 16 dicembre 2011