Code, ingorghi, liti furiose per le attese e problemi di varia natura. Accade nei pronto soccorso di tutta la Penisola. E il Veneto non fa eccezione. Lo dice anche la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa che ha messo a confronto le performance ospedaliere delle regioni italiane promuovendo la nostra con l’eccezione dei pronto soccorso che possono decisamente migliorare.
Dei due milioni di pazienti che si rivolgono ogni anno al bancone del pronto intervento, molti infatti decidono ancora di abbandonare la sala dopo aver aspettato inutilmente la chiamata del medico di turno.
«Riconosco che ci sono ancora delle criticità nei pronto soccorso, ma ho già pronto un progetto che sarà una vera e propria rivoluzione», promette il governatore Luca Zaia. Già in tre Usl è stata introdotta l’estate dell’anno scorso la figura dello steward, personale paramedico che si aggira per la sala d’attesa e dà informazioni, valuta se è necessario cambiare codici di accesso ai malati e placa i pazienti meno pazienti. «Ma con questo progetto andremo decisamente oltre – assicura il governatore -. Quello era un progetto sperimentale da cui siamo partiti per realizzare una costruzione più complessa e meno banale». Nella partita delle attese verranno coinvolti anche i medici di base nonostante i rapporti tra il presidente Zaia e le associazioni di categoria che li rappresentano ultimamente non siano i più idilliaci. «Con i medici di base dobbiamo dialogare e collaborare, gettando però prima le basi del dialogo – conclude Zaia -. Non sono disponibile a ragionare con chi parte dal presupposto che io stia distruggendo la sanità del Veneto. Nel qual caso continuerò a parlare con i pazienti e finisce là».
La riforma dei pronto soccorso – i cui dettagli saranno resi noti prossimamente, promette il governatore – comunque non arriva in un momento casuale: proprio domani Zaia sarà a Roma con i presidenti di tutte le Regioni per giocare una partita sanitaria da trenta miliardi di euro, l’introduzione dei costi standard nella sanità. Secondo gli studi fatti da palazzo Balbi «le Regioni che spendono di più sono anche quelle che forniscono i peggiori servizi ed esportano più malati».
Per questo domani Zaia è intenzionato a far inserire il Veneto nel board delle tre Regioni benchmark – cioè quelle i cui costi fungeranno da parametro di riferimento del prezzo di una prestazione – o a «far saltare il banco». «Questa è la partita delle partite ed è una battaglia tutta veneta che permetterà allo Stato di risparmiare trenta miliardi di euro, una somma decisamente più alta dei cento o duecento milioni di Imu su cui il governo si sta strappando le vesti», conclude Zaia assicurando che i costi standard dovranno entrare in vigore a partire dal primo gennaio del 2015. Per arrivare a regime dunque le Regioni e il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin hanno meno di un anno solare e non c’è bisogno di scommettere che già domani più di qualche Regione inzierà a chiedere tempi più lunghi per adeguarsi ai nuovi prezzi.
Oltre al riconoscimento della scuola superiore di Sant’Anna di Pisa ieri al Veneto è andata un’altra menzione: 23 ospedali sono stati premiati con il bollino rosa dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle donne che misura il livello di attenzione posta dalle strutture sanitarie ai problemi femminili. Il merito va quasi tutto alle breast unit per la prevenzione e la lotta al tumore al seno.
Alessio Antonini – Corriere del Veneto – 4 dicembre 2013