I soldi sono pochi, ma dovranno bastare a premiare chi raggiunge gli obiettivi e a svecchiare – anche anagraficamente – una pubblica amministrazione ancora troppo debole quanto a competenze digitali. L’incontro di ieri fra la ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia e i sindacati è partito da qui: per rinnovare i contratti scaduti da sette anni e mezzo, sul piatto, ci sono solo 300 milioni, quelli già stanziati con la legge di stabilità.
Altre risorse arriveranno in autunno, con la prossima manovra, «solo se legate alla crescita », ha precisato Madia. Difficile prevederle, quindi.
Pochi soldi, non più da dare a pioggia, ma da distribuire in base al merito e agli obiettivi raggiunti (sui criteri per definirlo se ne riparla a settembre). Necessari anche a reintrodurre assunzioni laddove ce ne sarà bisogno. «Turnover selettivo e non più indistinto», ha detto la ministra. Quindi legato a competenze digitali e alla conoscenza della lingua inglese (che nei prossimi concorsi dovrebbe diventare obbligatoria), entrambe poco presenti in dipendenti che hanno un’età media over 50. Secondo uno studio presentato all’ultimo Forum Pa, in Italia solo l’8% dei dipendenti pubblici ha infatti meno di 35 anni, contro il 27 della Francia.
Su produttività, reclutamento, mobilità e valutazione la Funzione Pubblica ha avviato un confronto con i sindacati che le sigle hanno molto apprezzato: le somme saranno tirate entro la metà di settembre per andare a conclusione almeno sui contratti. Resta il problema delle risorse stanziate, troppo poche anche se dovesse passare la linea di premiare i redditi più bassi. «Riprogettare i servizi pubblici ci sta bene, ma oggi un infermiere guadagna come nel 2001», dice Giovanni Faverin, leader della funzione pubblica Cisl. Contratti a parte, resta da giocare la partita più importante, quella sulla definizione di un Testo Unico per il pubblico impiego che applichi le direttive già contenute nella legge delega: licenziabilità sia dei dipendenti che dei dirigenti in eccedenza, obbligo di trasferimento – quando richiesto – entro i 50 chilometri, mobilità (in teoria già prevista in realtà praticata – dati del Forum – solo dall’1 per mille dei dipendenti). Un addio al posto fisso e agli scatti automatici per gli statali che rappresenta il cuore della riforma Madia e della delega che la ministra ha ricevuto. Per metterla nero su bianco c’è ancora qualche mese di tempo, visto che i termini scadono a febbraio. Circolano bozze – che il governo precisa non sue – che elencano i dettami annunciati sulla mobilità e sul licenziamento del personale( dopo due anni di mancato ruolo), che precisano la formazione della Commissione incaricata di valutare i dirigenti e fissano regole di speding review (stop alle indennità per disagio da trasferta). Ci sono sei mesi di tempo per chiudere i lavori e nel mezzo c’è il referendum d’autunno.
Repubblica – 27 luglio 2016