Una finestra più ampia per la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. Ma anche regole più chiare sui licenziamenti per scarso rendimento. E, ancora, un periodo ponte per arrivare al polo unico presso l’Inps per le visite fiscali. La riforma del pubblico impiego sarà all’ordine del giorno del consiglio dei ministri di oggi per la sua approvazione definitiva. Ieri, durante la riunione tecnica preparatoria, sono state fatte le ultime limature. A cominciare dal capitolo dei precari. Nella sua vecchia formulazione, il testo prevedeva la stabilizzazione di coloro che negli ultimi otto anni avessero lavorato per almeno tre anni, anche non consecutivi, in un’amministrazione pubblica. I tre anni dovevano però essere maturati entro la data di pubblicazione del decreto, mentre la scadenza viene ora portata alla fine del 2017. Non solo. Resta il principio generale che i tre anni devono essere maturati presso una sola amministrazione, ma vengono fatte delle eccezioni limitate ad alcuni settori come la sanità e la ricerca. In questo caso la stabilizzazione potrà esserci anche se si è lavorato in amministrazioni differenti.
LE ALTRE NOVITÀConfermato anche che l’assunzione sarà diretta per chi ha già superato un concorso, mentre per chi è entrato senza prove selettive, sarà necessario partecipare ai bandi che vedranno comunque riservata ai precari storici la metà dei posti. Si potrà, però, partecipare ai concorsi solo delle amministrazioni presso le quali si è prestata la propria opera, mentre per chi ha già passato il concorso si potranno aprire anche le porte di un’altra amministrazione. Non potranno invece partecipare alla stabilizzazione i somministrati, i lavoratori forniti dalle agenzie interinali, che potrebbero solo avere dei punteggi maggiori nelle selezioni pubbliche. Novità si registrano anche per quanto riguarda la valutazione. Il testo prevede che dopo tre pagelle negative possa scattare il licenziamento per scarso rendimento. Ma gli effetti di una pagella negativa saranno determinati su un doppio binario: per quel che riguarda il lato economico deciderà il contratto, mentre le ricadute disciplinari, che possono arrivare fino al licenziamento, spettano alla singola amministrazione, in base al piano delle performance adottato (in cui dovrà essere specificata l’ipotesi di scarso rendimento). Nel decreto sarà inoltre prevista una fase ponte per la rivoluzione sulle visite fiscali, che non partirà prima di settembre. Per i premi, la struttura retributiva sarà definita in sede di contrattazione, tenendo conto che la quota prevalente da destinare alla remunerazione delle performance sarà calcolata sulla parte variabile del salario accessorio dell’anno di riferimento.
Il Messaggero – 19 maggio 2017