Fino a 2 mila euro in più nel 2018. Per i 240 mila statali (dipendenti di ministeri agenzie fiscali ed enti pubblici «non economici» come l’Enac, l’Inps e il Cnel) il contratto di lavoro recentemente rinnovato per il triennio 2016-2018 porterà aumenti di retribuzione consistenti, grazie soprattutto all’una tantum che copre il mancato rinnovo dal 2010 in poi. Il governo farà di tutto per far arrivare questi arretrati nello stipendio di febbraio, cioè prima delle elezioni politiche, osservano i più maliziosi, mentre dallo stipendio di marzo scatteranno gli 85 euro medi in più. Ma si tratta di una corsa contro il tempo.
Ieri l’Aran, l’agenzia pubblica che ha negoziato il contratto con i sindacati per conto del governo, ha mandato al ministero della Pubblica amministrazione guidato da Marianna Madia, la relazione tecnica sul contratto siglato una settimana fa. Ora la palla ripassa al governo che, dopo il parere della Ragioneria generale, deve dare il via libera, probabilmente in una delle prossime riunioni del consiglio dei ministri. Ma anche allora serviranno altri passaggi. Sul contratto, infatti, è richiesto anche il semaforo verde della Corte dei conti. Solo a quel punto si potrà passare alla firma formale del contratto. Se ciò avverrà entro la fine di gennaio, il Tesoro potrà accendere i motori per il calcolo dei cedolini di febbraio con gli arretrati dovuti, altrimenti si andrà a marzo, con arretrati e scatti insieme.
La somma massima di duemila euro verrà incassata dai lavoratori con le retribuzioni più alte, circa 36 mila euro lordi l’anno (il contratto non riguarda i dirigenti). Questi statali riceveranno in media arretrati per 712 euro ai quali si sommerà un aumento dello stipendio di 117 euro per 1o mesi (da marzo a dicembre) più la tredicesima, per un totale di 1.999 euro lordi. Per le retribuzioni di fascia intermedia (all’incirca fra 18.500 e 36 mila euro lordi l’anno) gli arretrati medi ammonteranno invece a 492 euro e lo scatto di stipendio sarà mediamente di 85 euro, per un totale nel prossimo anno di 1.434 euro.
Infine, per i dipendenti che si collocano nella fascia bassa (fino a circa 18.500 euro l’anno) gli arretrati saranno di 370 euro e l’aumento di stipendio di 63 euro più un bonus mensile di 21 euro per un totale nel 2018 di 1.274 euro.
Secondo la Cgil si tratta di «un risultato positivo e apprezzabile, sapendo da quale ristrettezza economica si partiva», dice il segretario confederale Franco Martini. Ora, aggiunge Ignazio Ganga per la Cisl, il format trovato per i gli statali dovrebbe essere «replicato anche per gli altri comparti» del pubblico impiego: scuola, enti locali e sanità, che rappresentano il grosso dei 3,2 milioni dipendenti pubblici.
L’Aran ha convocato per il 2 gennaio i sindacati della scuola per il contratto che riguarda oltre un milione di lavoratori, tra professori, ricercatori, bidelli. Secondo Martini si tratta del negoziato più difficile da condurre in porto». Ma anche su enti locali e sanità la partita non sarà facile perché le risorse per il rinnovo dei contratti dovranno essere trovate nei bilanci delle Regioni. La trattativa è partita nel comparto sanità mentre è indietro in quello degli enti locali. L’8 gennaio si riunirà invece il tavolo dedicato ai Vigili del fuoco e il giorno dopo quello per le Forze dell’ordine.
Il Corriere della Sera – 30 dicembre 2017