Il disegno di legge di Stabilità ha concluso l’esame alla Camera: l’Aula di Montecitorio ha approvato la manovra con 324 sì, 108 no e 3 astenuti. Il testo, su cui ieri il governo ha incassato tre fiducie, passa al Senato. Una volta finito alla Camera il testo passerà al Senato, con nuove modifiche. Questo costringerà a un terzo passaggio alla Camera, veloce e blindatissimo, prima di fine anno. E lo fa mantenendo i saldi invariati. Piuttosto a modificare le “poste” in gioco per il triennio 2015-2017 è stato lo stesso Esecutivo. Che, allineandosi alle osservazioni formulate da Bruxelles al Ddl di stabilità presentato alle Camere, ha introdotto durante l’esame in Commissione Bilancio di Montecitorio misure aggiuntive per circa 4,5 miliardi riducendo così dal 2,9 al 2,6% l’indebitamento netto per il 2015. Intanto l’Ufficio parlamentare di bilancio nel “Rapporto sulla politica di bilancio 2015” di novembre esprime più di un dubbio sull’effetto positivo in termini di Pil delle riforme strutturali, dal Jobs act, alla Pubblica amministrazione, dalla riforma della giustizia alla competitività.
Saldi e clausole
Una manovra da oltre 32 miliardi che alla fine produrrà misure espansive con un peggioramento dei saldi per 5,9 miliardi. Occorre ricordare che a chiudere il cerchio e a garanzia dei tagli attesi sulle spese dei comuni, delle regioni e dei ministeri, il Governo ha posto una clausola di salvaguardia con aumenti dell’Iva in grado di assicurare maggior gettito per 12,8 miliardi nel 2016 e 19,2 per il 2017, oltre a 700 milioni di maggiori accise. Clausole cui si aggiungono quelle sulla lotta all’evasione e in particolare sullo split payment e il reverse charge esteso anche alla grande distribuzione (oltre 1,7 miliardi di maggiori accise se i due regimi non saranno autorizzati da Bruxelles).
La scelta del Governo e della maggioranza della Camera è stata quella di concentrare gli interventi di modifica al Ddl sulle misure di sostegno ai settori produttivi (dal Made in alla nuova “Sabatini”), sull’incremento della dotazione dei fondi con finalità sociali (bonus bebè a chi ha più figli, social card e nuovo fondo cultura), nonché sull’introduzione di misure di maggiore flessibilità nel patto di stabilità interno (più elasticità per i comuni sulle spese da tagliare e più tempo per l’ammortamento dei mutui). La partita da questa settimana si giocherà al Senato dove il Governo dovrà risolvere le questioni più spinose. La tassazione sulla casa sarà ancora una volta il vero nodo da sciogliere con la definizione dell’aliquota standard e della deducibilità del prelievo locale sugli immobili dalle imposte dirette per i capannoni delle imprese, che potrebbe comunque riservare qualche spiacevole sorpresa (si veda l’articolo sotto). All’interno della riforma sulla tassazione locale il Governo potrebbe cancellare la “patrimoniale sui macchinari”, ovvero la rivalutazione della rendita catastale dei beni strumentali “imbullonati”.
Le modifiche allo studio
Al Senato il Governo, dopo aver cancellato alla Camera l’obbligo del pareggio di bilancio per le Regioni prima di fare debiti, dovrà cercare un accordo più ampio con le autonomie territoriali sul taglio da 4 miliardi. E in questo senso si starebbe lavorando a una sorta di compartecipazione dello Stato centrale sul patto della salute, con la definizione congiunta di almeno 1,5 miliardi di tagli sui quattro inizialmente ipotizzati con il Ddl di stabilità. Sul fronte fiscale i temi sul tappeto al Senato si concentreranno sul nuovo regime forfettario per le partite Iva, le franchigie Irap più alte per le piccole e piccolissime imprese, nonché la riduzione del prelievo sui fondi pensione che il Governo con il Ddl stabilità ha elevato dall’11,5% al 20% (ora si ipotizza di portala al 17%). Possibile ritocco in vista al ribasso anche per i fondi delle casse di previdenza privatizzate dal 26% al 20% Ma qui la posta in gioco potrebbe allargarsi alla richiesta già avanzata dal Governo alle Casse dei professionisti di convertire una parte delle loro risorse impiegate sul debito estero per finanziare le attività economiche in Italia.
Sul nuovo regime forfettario per le partite Iva il Governo potrebbe allargare la porta di ingresso soprattutto ai liberi professionisti ora penalizzati nella versione licenziata dalla Camera: la soglia dei compensi verrebbe elevata da 15mila a 20mila euro. Per le piccole imprese si punterebbe invece ad aumentare le attuali franchigie.
Le novità approvate
Nessuno spazio di modifica, invece, sulla tassazione del Tfr in busta paga che resterà, almeno nelle intenzioni dell’Esecutivo ad aliquota marginale e non a tassazione separata e dunque più favorevole al lavoratore. Così come sul bonus di 80 euro che ora diventa strutturale. La sola modifica apportata riguarda l’incompatibilità tra gli 80 euro e il bonus fiscale per il rientro dei cervelli. Sempre per i cittadini e le famiglie la stabilità prevede un bonus bebè la cui soglia di accesso è stata ridotta da 90mila euro di reddito a 25mila euro di Isee (circa 40mila euro di reddito complessivo) , così come è stato potenziato di ulteriori 150 milioni il fondo per le non autosufficienze e quello per il contrasto a patologie con un costo sociale elevato, come ad esempio la ludopatia.
Per le imprese è arrivato il rifinanziamento della nuova Sabatini (acquisto di macchinari) e il sostegno con 130 milioni al made in Italy. Sul fronte Irap, invece, le imprese incassano la deducibilità integrale del costo del lavoro pur dovendo sacrificare per il 2014 il taglio del 10% delle aliquote disposto nel maggio scorso. Sul fronte occupazione si prevedono uno sgravio contributivo per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato e la costituzione di un fondo, aumentato a 2,4 miliardi di euro dalla Bilancio, per attuare la riforma prevista dal Jobs act. Inoltre, sempre in Commissione, sono stati previsti sgravi contributivi ai datori di lavoro che abbiano assunto lavoratori in mobilità licenziati da imprese con meno di 15 dipendenti.
Nella ridefinizione dei tagli ai comuni per 1,2 miliardi è stato soppresso l’obbligo per i sindaci di tagliare le spese correnti. Il che equivale a dire che la sforbiciata dei Comuni metterà nel mirino anche la spesa di conto capitale e dunque gli investimenti.
ECCO TUTTE LE NORME SANITARIE
Moltissime le misure. Dai farmaci “mono dose”, al “licenziamento” dei direttori generali che non raggiungo gli obiettivi dati. Confermato blocco contratti PA. E poi 400 milioni per le non autosufficienze e 50 milioni per la lotta alla ludopatia. Confermate le cifre del Patto per la Salute ma resta l’incognita su eventuali ripercussioni sulla sanità dei tagli di 4 miliardi ai bilanci regionali.
Per la sanità diverse modifiche e integrazioni rispetto al testo originale. Le misure sono molte e si occupano di svariati aspetti dell’assistenza sanitaria. Dai nuovi farmaci “monodose” alla stretta per i Dg Asl inadempienti che potranno essere licenziati in tronco. E poi l’incremento a 400 milioni dei fondi per i non autosufficienti, i 50 milioni per la ludopatia, l’incompatibilità della carica di Commissario ad acta con quella di presidente della Regione che vedrà così la fine dei Presidenti commissari di se stessi che hanno caratterizzato tutta la stagione dei Piani di rientro in molte regioni italiane con i conti sanitari in rosso.
Ma è certo che le norme più importanti sono quelle relative al finanziamento della sanità, sulle quali, apparentemente, non vi sono sorprese. La stabilità conferma infatti le cifre del Patto per la salute senza togliere un euro al Ssn.
Ma la sorpresa, come è ormai noto, potrebbe venire dalle ricadute sui servizi, sempre minacciate dalle Regioni, a seguito del taglio di 4 miliardi ai budget regionali che costituisce uno degli asset di spending review dell’intera manovra. E che la sanità possa essere in qualche misura colpita lo dice in fondo la stessa legge di stabilità che, come clausola di salvaguardia all’eventuale mancato taglio delle Regioni ai propri bilanci, già indica la possibilità di mettere mano “d’ufficio” al fondo sanitario per ridurlo in proporzione ai mancati risparmi regionali su altri fronti.
Su questi punti si attendevano le controproposte regionali che però, fino ad oggi, non sono mai arrivate e che forse potrebbero essere formulate il prossimo 4 dicembre, sempre che il Governo accetti il confronto nella Conferenza Unificata straordinaria proposta la scorsa settimana da Chiamparino proprio per mettere a punto una sorta di accordo stralcio tra Governo e Regioni che possa essere inserito nel testo all’esame del Senato e poi eventualmente ratificato per il passaggio finale di nuovo alla Camera.
Al momento fermiamoci a quanto approvato oggi da Montecitorio. Ed ecco di seguito un’ampia sintesi di tutte le misure di interesse sanitario così come scaturite dal primo esame parlamentare:
ARTICOLO 1 (Risultati differenziali del bilancio dello Stato e gestioni previdenziali. Disposizioni per la crescita, per l’occupazione e per il finanziamento di altre esigenze)
Credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo
Comma 30. A tutte le imprese che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo, per il periodo 2015-2019, è attribuito un credito d’imposta nella misura del 25% delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi di imposta precedenti a quelli on corso al 31 dicembre 2015. Il credito d’imposta è riconosciuto fino ad un importo massimo annuale di 5 milioni di euro per ciascun beneficiario, a condizioni che siano sostenute spese per attività di ricerca e sviluppo pari a 30mila euro.
Misure a favore della famiglia e “bonus bebè”
Comma 95. Al fine di incentivare la natalità e contribuire alle relative spese per il sostegno, per ogni figlio nato o adottato a decorrere dal 1° gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017, è riconosciuto un assegno di importo annuo di 960 euro erogato mensilmente a decorrere dal mese di nascita o adozione. Tale assegno è corrisposto fino al compimento del terzo anno d’età ovvero del terzo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito dell’adozione, per i figli di cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea o di cittadini di Stati extracomunitari con permesso di soggiorno, residenti in Italia e a condizione che il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente l’assegno sia in una condizione economica corrispondente a un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a 25.000 euro annui.
Qualora il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente l’assegno sia una condizione economica corrispondente a un valore dell’ISEE non superiore a 7.000 euro annui, l’importo dell’assegno di 960 euro è raddoppiato.
Comma 100. Nel limite di 45 milioni di euro per l’anno 2015, al fine di contribuire alle spese per il mantenimento dei figli, sono riconosciuti, per l’anno 2015, buoni per l’acquisto di beni e servizi a favore dei nuclei familiari con un numero di figli minori pari o superiore a quattro in possesso di una situazione economica corrispondente a un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a 8.500 euro annui. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono stabiliti l’ammontare massimo complessivo del beneficio per nucleo familiare.
Contrasto alla ludopatia
Comma 102. Nell’ambito delle risorse destinate al finanziamento del Ssn, a decorrere dall’anno 2015, una quota pari a 50 milioni di euro è annualmente destinata alla cura delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo. Una quota di queste risorse, nel limite di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, è destinata alla sperimentazione di modalità di controllo dei soggetti a rischio di patologia, mediante l’adozione di software che consentano al giocatore di monitorare il proprio comportamento generando conseguentemente appositi messaggi di allerta. Il Ministero della Salute dovrà poi adottare, d’intesa con la Conferenza Stato Regioni, linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette dal gioco d’azzardo patologico (GAP). Sempre il Ministero della Salute, entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge, dovrà rivedere la composizione dell’Osservatorio, assicurando la presenza di esperti in materia, di rappresentanti delle regioni e degli enti locali, nonché delle associazioni operanti nel settore.
Politiche invariate
Comma 117. Il Fondo per le social card sarà di 250 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2015.
Comma 118. Lo stanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali, ammonterà per il 2015 a 300 milioni di euro.
Comma 119. Lo stanziamento del Fondo per le non autosufficienze viene incrementato a 400 milioni di euro per il 2015 e fissato a 250 milioni di euro per il 2016.
Comma 120. Le risorse finanziarie assegnate all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza sono integrate di 650.000 euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017.
Comma 130. Agli oneri finanziari derivati dalla corresponsione degli indennizzi per soggetti danneggiati da emotrasfusioni, a decorrere dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2014 e degli oneri derivanti dal pagamento degli arretrati della rivalutazione dell’indennità integrativa speciale di cui al citato indennizzo fino al 31 dicembre 2011, si provvede mediante l’attribuzione alle Regioni di un contributo di 100 milioni di euro per l’anno 2015, di 200 milioni di euro per l’anno 2016 e di 289 milioni di euro per l’anno 2017 e 146 milioni di euro per l’anno 2018.
ARTICOLO 2 (Misure di razionalizzazione e riduzione della spesa e disposizioni in materia di enti territoriali)
Pubblico Impiego
Comma 22. Prorogato fino al 31 dicembre 2015 il blocco economico della contrattazione; rinviato di un anno il pagamento delle indennità di vacanza contrattuale e prorogato fino al 31 dicembre 2015 il blocco degli automatismi stipendiali per il personale non contrattualizzato.
Concorso degli Enti territoriali alla finanza pubblica
Comma 141. Per gli anni 2015-2018 il contributo di cui al primo periodo delle regioni (750 mln) incrementato di 3.452 milioni di euro annui in ambiti di spesa e per importi complessivamente proposti, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, in sede di autocoordinamento dalle regioni da recepire con Itensa sancita dalla Conferenza Stato-Regioni entro il 31 gennaio 2015.In assenza di tale intesa entro il predetto termine, sarà il governo centrale a reperire la stessa somma tra le quote spettanti alle regioni, considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale.
ATTUAZIONE DEL PATTO PER LA SALUTE 2014-2016
Comma 225. l livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale è stabilito in 112.062.000.000 euro per l’anno 2015 e in 115.444.000.000 euro per l’anno 2016.
Comma 226. Eventuali risparmi nella gestione del Servizio sanitario nazionale effettuati dalle regioni rimangono nelle disponibilità delle regioni stesse per finalità sanitarie.
Comma 229. A decorrere dall’anno 2015, fermo restando il livello di finanziamento ordinario del Servizio sanitario nazionale cui concorre ordinariamente lo Stato, gli importi previsti in favore degli hanseniani, per il programma di prevenzione e lotta contro l’Aids, per le disposizioni urgenti in materia sanitaria e per gli stranieri, confluiscono nella quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale (per una spesa complessiva di oltre 180 mln).
Comma 230. A decorrere dall’anno 2015, fermo restando il livello di finanziamento del Ssn, gli importi derivanti dall’assegnazione delle borse di studio ai medici di medicina generale che partecipano ai corsi di formazione specifica (38,735 mln), quelli destinati all’assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Ssn (30,990 mln) e quelli destinati alla riqualificazione dell’assistenza sanitaria e attività libero-professionale (per un valore massimo di 41,317 mln), sono ripartiti annualmente all’atto della ripartizione delle somme spettanti alle Regioni a titolo di finanziamento della quota indistinta del fabbisogno sanitario standard regionale.
Comma 231. A decorrere dal 2015 i riparti dei seguenti importi devono tenere conto di eventuali modifiche dei relativi criteri: importo destinato al finanziamento del trasferimento al Ssn della sanità penitenziaria (6,680 mln), importo destinato al finanziamento delle funzioni trasferite al Ssn in applicazione del riordino della medicina penitenziaria, importo destinato al finanziamento degli oneri previsti per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Comma 234. Per l’avvio dell’implementazione dei flussi informativi per il monitoraggio delle prestazioni erogate nell’ambito dell’assistenza primaria, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l’anno 2015, nello stato di previsione del Ministero della salute.
Comma 235. Definizione di ruoli, competenze, relazioni professionali, responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni ed obiettivi, delle professioni sanitarie infermieristiche-ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari.
Comma 236. Viene stabilito che l’accertamento da parte della regione del mancato conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali costituisce per il direttore generale grave inadempimento contrattuale e comporta la decadenza automatica dello stesso.
Comma 237. La verifica del conseguimento, da parte dei direttori generali, degli obiettivi di salute e assistenziali, costituisce adempimento ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del Ssn, ed è effettuata nell’ambito del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea.
Comma 238. La nomina a commissario ad acta è incompatibile con l’affidamento o la prosecuzione di qualsiasi incarico istituzionale, presso la Regione soggetta a commissariamento. Il commissario deve possedere un curriculum che evidenzi qualificate e comprovate professionalità ed esperienza di gestione sanitaria anche in base ai risultati in precedenza conseguiti.
Comma 241. Sarà compito del commissario ad acta, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi del Piano di rientro specificati nei singoli contratti dei Direttori generali, proporre la decadenza degli stessi, dei direttori amministrativi e sanitari degli enti del Ssr, con provvedimento motivato.
Comma 245. Le Regioni dovranno provvedere al riordino degli Istituti zooprofilattici sperimentali entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge di stabilità.
Comma 246. In caso di mancato rispetto del termine stabilito dal comma 245, il Ministro della salute dovrà provvedere a nominare un commissario.
Comma 254. Entro il 31 dicembre 2015 l’Aifa, sulla base delle valutazioni della Commissione consultiva tecnico-scientifica e del Comitato prezzi e rimborso, provvede ad una revisione straordinaria del Prontuario farmaceutico nazionale sulla base del criterio costo/beneficio e efficacia terapeutica, prevedendo anche dei prezzi di riferimento per categorie terapeutiche omogenee.
Comma 255. Definizione di una rete di comunicazione dedicata alla dispositivo-vigilanza che consenta lo scambio tempestivo e capillare delle informazioni riguardanti incidenti che coinvolgono dispositivi medici.
Comma 256. Per promuovere il razionale uso dei dispositivi medici sulla base del principio costo-efficacia, il Ministero della salute, avvalendosi di Agenas e di Aifa, provvede a definire, attraverso l’istituzione di una cabina di regia, le priorità ai fini assistenziali; individuare i requisiti indispensabili per l’acquisizione dei dispositivi medici a livello nazionale, regionale e intra-regionale o aziendale, e a indicare gli elementi per la classificazione dei dispositivi medici in categorie omogenee per l’individuazione dei prezzi di riferimento; istituire una rete nazionale, coordinata da Agenas, di collaborazione tra regioni per la definizione e per l’utilizzo di strumenti per il governo dei dispositivi medici e per l’Hta.
Comma 257. Per garantire un equo e omogeneo accesso ai medicinali innovativi o di eccezionale rilevanza terapeutica, l’Aifa predispone valutazioni di Hta volte a individuare percorsi farmaco-terapeutici in grado di garantire l’impiego efficiente e costo-efficace delle risorse disponibili.
Comma 258. Viene abrogato il limite d’età a 65 anni per i titolari di farmacie private.
Comma 259. Le tariffe a carico delle aziende titolari per il rilascio dei provvedimenti di rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali omeopatici, vengono fissate in 88 euro per i medicinali unitari, indipendentemente dalle diluizioni e dalla forma farmaceutica, e in 1.200 euro per i medicinali complessi, sempre indipendentemente dal numero dei componenti e dalla forma farmaceutica. Entro il 31 marzo 2015, spetterà all’Aifa individuare, con proprio provvedimento, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, la documentazione necessaria per il rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio di questi medicinali.
Comma 260. Al fine della razionalizzazione, distribuzione e contenimento della spesa farmaceutica, incarica Ministero della Salute e Mef di emanare un decreto per determinare le modalità per la produzione e distribuzione dei farmaci anche in forma di monodose.
Comma 262. Al fine di potenziare le misure di sorveglianza e di contrasto delle malattie infettive e diffusive nel territorio nazionale e di rafforzare i livelli di controllo di profilassi internazionale allo scopo di salvaguardare la collettività da rischi per la salute, l’autorizzazione per il Ministero della Salute a dotarsi degli strumenti e delle risorse sanitarie necessari a potenziare le attività di prevenzione e di contrasto delle malattie infettive e diffusive nel territorio nazionale, anche mediante l’acquisto di idonei dispositivi medici e presìdi medico-chirurgici e la predisposizione di spazi adeguatamente allestiti per fronteggiare le emergenze sanitarie. A tale fine è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per il 2015 e di 1,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2016.
Comma 263. Al fine di garantire l’avvio delle attività nell’unità per alto isolamento dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, costituita per fare fronte a situazioni di emergenza biologica a livello nazionale e internazionale, viene autorizzato l’incremento del Fondo di cui all’articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.?502, e successive modificazioni, mediante un contributo straordinario in conto capitale di 2 milioni di euro per l’anno 2015 e di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017. Ai fini della concessione del predetto contributo, l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani dovrà presentare al Ministero della salute il piano di sviluppo dell’unità di alto isolamento. Il contributo è erogato previa approvazione del predetto piano da parte della sezione ricerca del Comitato tecnico sanitario del Ministero della salute.
Misure per favorire il trasferimento delle risorse da parte delle regioni agli enti del Ssn
Comma 266. A decorrere dall’anno 2015 la predetta percentuale (90%) è rideterminata al valore del 95% e la restante quota deve essere erogata al Ssr entro il 31 marzo dell’anno successivo. (Giovanni Rodriquez – Quotidiano sanità)
MA L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO RITIENE SOPRAVVALUTATA LA CRESCITA: “SARÀ PARI A ZERO NEL 2015”
Alle 21 e 50 di ieri sera, la Camera dà il via libera con la fiducia alla legge di Stabilità, Bruxelles si riserva di passarla al setaccio a marzo per verificarne la «conformità». Ma il vero cartellino rosso alla strategia del governo che lega la ripresa dell’economia, la riduzione del debito e il giudizio della Commissione europea al decollo delle riforme strutturali, viene dall’Ufficio parlamentare di bilancio. L’organismo, presieduto da Giuseppe Pisauro, nel “Rapporto sulla politica di bilancio 2015” di novembre esprime più di un dubbio sull’effetto positivo in termini di Pil delle riforme strutturali, dal Jobs act, alla Pubblica amministrazione, dalla riforma della giustizia alla competitività. Il governo, in pratica, sarebbe troppo ottimista e avrebbe sopravvalutato l’effetto di queste misure sulla crescita.
LE PREVISIONI DEL PIL
L’Upb ricorda che le riforme strutturali sono di «difficile valutazione » quanto al loro effetto sull’economia e segnala che per il 2015 uno 0,4 per cento di crescita (sullo 0,5 tendenziale, circa l’80 per cento) è dovuto sì a riforme strutturali ma approvate ante- aprile 2014: le nuove riforme, dal Jobs Act alla pubblica amministrazione, il prossimo anno daranno invece zero contributo alla crescita.
Anche quando nuove le riforme varate nella seconda metà di quest’anno potranno esprimere il loro effetto, cioè nel 2016-2018, il risultato sarà magro. L’Upb spiega che «le previsioni sul Pil del governo appaio più ottimistiche » di quelle espresse dal proprio panel di istituti di ricerca. Il rischio di sopravvalutazione è accentuato dal fatto che l’effetto delle riforme sulla stima della performance del Pil è del 20 per cento nel 2016 e del 30 per cento nel biennio 2017-2018. Solo per questa strada il Def riesce a portare il Pil rispettivamente all’1 e all’1,3-1,4 per cento sui quali conta il governo.
LA SPINTA AI CONSUMI
Se dalle riforme strutturali c’è da aspettarsi poco più positivo è lo scenario degli interventi contenuti nella “Stabilità”. La parola d’ordine è spingere la domanda, anche se per farlo si dovrà ricorrere al deficit e rischiare con Bruxelles. L’arma impugnata dal governo è il bonus Renzi: confermato per il prossimo anno costerà 10 miliardi e darà diritto a chi guadagna meno di 1.500 euro netti al mese di avere gli 80 euro in busta-paga. Farà effetto, non servirà? Il governo stima una attivazione di un flusso di consumi di 4,5 miliardi con un incremento sul Pil di 0,2 punti percentuali. L’altra misura sulla quale si fa conto è la possibilità di anticipare il Tfr in busta-paga: costa di più in termini di tasse e dunque si prevede che sarà conveniente solo per il 34 per cento delle famiglie. Tuttavia l’incremento dei consumi calcolato dall’Ufficio parlamentare di bilancio è pari a 2,7 miliardi. L’effetto sul Pil sarà pari a 0,1.
TAGLIO AL CUNEO FISCALE
Tre operazioni, in combinato disposto, possono arrivare a ridurre il cosiddetto cuneo fiscale, cioè la distanza tra il costo del lavoro per l’azienda e quanto arriva nelle tasche del lavoratore. L’allineamento si verifica se il lavoratore guadagna meno di 26 mila euro annui e ha dunque diritto allo sconto Irpef e relativo bonus di 80 euro al mese; a questo si aggiungerebbe la nuova deducibilità integrale del costo del lavoro dall’Irap. Se a queste due circostanze si aggiunge l’assunzione di un nuovo lavoratore, soggetto a totale decontribuzione, il cuneo fiscale sarebbe più che dimezzato con una caduta di 23,9 punti percentuali. Come disse Matteo Renzi quando presentò le slide della “Stabilità” a metà ottobre: le imprese non avrebbero più alibi per non assumere.
FORNERO MODIFICATA
Il passaggio alla Camera modifica la legge pensionistica Fornero: chi va in pensione con 42 anni e 1 mese di contributi, anche se non ha raggiunto i 62 anni di anzianità anagrafica non subirà penalità. Tetto anche agli stipendi dei «burosauri» che con il contributivo prendono più del retributivo.
LOTTA ALL’EVASIONE
La norma più importante è quella che consente all’Agenzia delle entrate di utilizzare la banca dati dei conti correnti e dei titoli per fare controlli a tappeto invece che su liste selezionate di contribuenti a rischio. In tutto verranno 3,5 miliardi: la misura più importante è il reverse charge, chi compra dà l’Iva direttamente allo Stato senza passare per il venditore.
COMUNI E REGIONI
Per le Regioni, come per il Tfr, la questione passa al Senato. Mentre per i tagli ai Comuni si è trovata la soluzione di una maggiore flessibilità e rinegoziazione dei mutui.
E-BOOK E BUONI PASTO
L’Iva passa al 4 per cento, come per i libri cartacei. Sale la soglia di deducibilità dei buoni pasto elettronici da 5,29 a 7 euro.
LA MANOVRA VERSO PALAZZO MADAMA. FONDI PENSIONE E TFR, COSÌ SI CAMBIA
Mano ferma con le Regioni: i tagli resteranno di 4 miliardi ma in cambio arriverà la ricontrattazione dei mutui, mossa già sperimentata con i Comuni. Pronti a correggere la mira sui fondi pensione: le tasse aumenteranno ma un po’ meno di quanto previsto finora, per evitare il colpo di grazia alla previdenza integrativa. Vicino al via libera della Camera, il disegno di legge di Stabilità si prepara ad altre modifiche al Senato, dove sarà discusso nei prossimi giorni.
Fondi pensione
L’emendamento in arrivo al Senato riguarderà due punti. Il primo è il prelievo sui rendimenti degli investimenti fatti dalle Casse di previdenza dei professionisti: verrebbe cancellato il previsto aumento dal 20 al 26%. Il secondo punto riguarda il prelievo sui rendimenti dei fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr, che secondo la manovra dovrebbe salire in entrambi i casi al 20%. Quello sui fondi aumenterebbe «solo» al 14% e quello sul Tfr al 17%, contro l’11% di adesso. Al Senato potrebbe arrivare anche la revisione degli organi di vertice dell’Inps, con l’introduzione di un consiglio di tre persone, presidente compreso. Finirebbe così il commissariamento.
Local Tax
Il progetto è ancora in bilico. L’idea resta quella di mettere insieme la Tasi — la tassa sui servizi indivisibili come l’illuminazione pubblica, che si paga anche sull’abitazione principale — con la vecchia Imu, che invece riguarda le seconde case. Mentre è più difficile che vengano subito assorbiti altri tributi minori, come quello sulla pubblicità o l’occupazione di suolo pubblico. Questa settimana il governo deciderà se procedere con l’emendamento alla Stabilità, con un nuovo provvedimento ad hoc, o rimandare tutto all’anno successivo. Per il canone Rai in bolletta non sembrano esserci speranze dopo la frenata di Palazzo Chigi arrivata nei giorni scorsi. Mai dire mai, però.
Irap e piccole imprese
È forse la partita più difficile da giocare e anche quella più tecnica. Il governo si è impegnato ad aumentare le franchigie sull’Irap, l’imposta sulle attività produttive, per dare una mano alle piccole e medie imprese. E, con lo stesso obiettivo, anche a cancellare o almeno ridurre la cosiddetta «patrimoniale sui macchinari», una tassa secca che grava sugli impianti industriali. C’è poi da rivedere il sistema dei minimi per i professionisti, il regime fiscale agevolato che si applica al di sotto di un certo livello di fatturato. Anche queste modifiche dovranno aiutare i contribuenti più piccoli.
Regioni e Province
I saldi non si toccano e i 4 miliardi di taglio dovrebbero restare tali. Oltre alla possibilità di ricontrattare i mutui, il governo è intenzionato a limitare i danni che potrebbero arrivare alle Regioni dal trasferimento di una parte del personale delle Province. I dipendenti da spostare, non solo alle Regioni ma anche ai Comuni, sono oltre 20 mila. Ma per almeno 5 mila di loro si aprono le porte del prepensionamento. L’emendamento allo studio del governo rinvia per loro di tre anni, fino alla fine del 2018, la possibilità già prevista fino al 2015 di lasciare il lavoro con le vecchie regole, quelle valide prima della riforma Fornero.
Modifiche confermate
Non dovrebbero cambiare, invece, le norme introdotte negli ultimi giorni alla Camera, come il tetto per le pensioni più alte erogate dal prossimo gennaio o la cancellazione del taglio per chi lasciava il lavoro prima dei 62 anni pur avendo raggiunto l’anzianità contributiva. Confermato anche il rafforzamento dell’anagrafe dei conti correnti bancari: non si concentrerà solo sulle liste di sospetti ma potrà lavorare ad ampio raggio contro l’evasione fiscale.
Il Sole 24 Ore, Repubblica e Corriere – 30 novembre 2014