Dovrebbe essere prorogato per il 2017 il blocco delle addizionali Irpef regionali e comunali. Il testo del disegno di legge di Stabilità ancora non è giunto in Parlamento, nonostante sia stato approvato dal governo una settimana fa. Ma da Palazzo Chigi e dal Tesoro spiegano informalmente che la proroga del blocco delle addizionali sembra scontata e quindi le amministrazioni dovranno far fronte ai tagli ai trasferimenti risparmiando sulla spesa. Margini per aumenti potrebbero forse esserci sui tributi minori, dicono le stesse fonti, accogliendo per esempio le richieste dei Comuni sulla tassa di soggiorno.
Sul fronte del decreto fiscale che accompagnerà la legge di Bilancio filtra invece l’indiscrezione che non ci sarà il forfait del 35% per sanare l’emersione dei contanti: si pagherà con le normali aliquote. Intanto, l’agenzia Fitch conferma il rating BBB+ dell’Italia, ma ribassa l’outlook: da «stabile» a «negativo».
In mancanza del testo della manovra, continua a far fede il Draft budgetary plan, mandato a Bruxelles. Sul quale non mancano interrogativi. Nel documento, per esempio, non si fa cenno alla privatizzazione delle Poste. Dal ministero dell’Economia assicurano però che non c’è alcun cambio di programma. Su un altro fronte, l’economista Riccardo Puglisi si è accorto che il governo ha corretto una tabella del documento. Tra la prima e la seconda versione le «spese sociali» salgono dal 20,3 al 22,9% del Pil, mentre scendono dall’8 al 5,4% del Pil i «consumi intermedi». Ma si tratta, dicono gli esperti, solo di una correzione tecnica per rispettare i criteri europei di classificazione contabile.
Le polemiche più forti sulla manovra sorgono invece in campo sindacale e tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Per la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, non si può escludere lo sciopero perché non ci sono soldi per i contratti pubblici mentre per la leader della Cisl, Annamaria Furlan, lo sciopero «non è immaginabile». Secco il botta e risposta tra Boeri, che critica la manovra perché «fa poco per i giovani e un Paese che smette di investire sui giovani non ha futuro», e Poletti «Boeri sbaglia, la manovra guarda al futuro». Proprio ieri l’Inps ha diffuso dati che mostrano come, con le riforme, l’età media effettiva di pensionamento di anzianità dei lavoratori dipendenti abbia superato 60 anni (60,4) e quella di vecchiaia 65 (65,3). Le pensioni liquidate nei primi 9 mesi sono scese del 26,5% sullo stesso periodo del 2015. Infine, botta e risposta a Francoforte, all’Università Goethe, tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha invitato a investire di più, e il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha replicato invitando Padoan, ministro delle Finanze come lo fu Goethe, a resistere alle tentazioni espansionistiche di Mefistofele.
Enrico Marro – Il Corriere della Sera – 22 ottobre 2016