Meno sensibili i tagli sulle detrazioni delle spese mediche (22,96 euro al massimo). Questo perché la franchigia sulle spese sale dagli attuali 129,11 a 250 euro, ma non si applica il tetto dei 3 mila euro e quindi le somme spese da 251 euro in su sono tutte recuperabili nella misura del 19%.
Il taglio dei primi 250 euro di spesa è stato applicato anche alle spese di assistenza medica e infermieristica per gli handicappati. Per queste spese si applica la deduzione dal reddito e non la detrazione dall’imposta e il costo del taglio quindi dipende dall’aliquota marginale del contribuente e pertanto può andare da un minimo di 55 (aliquota 22%) a un massimo di 107,5 (aliquota 43%). Diverso ancora il trattamento per due spese specifiche di assistenza: il costo dell’interprete per un contribuente sordomuto non è sottoposto alla franchigia dei 250 euro ma concorre alla determinazione del tetto dei 3 mila euro; il costo del mantenimento dei cani-guida per ciechi dà ancora diritto a una detrazione forfettaria dall’Irpef di 516,46. Ma anche queste spese devono fare i conti con il limite dei 3 mila euro, sempre che non intervengano modifiche in corso d’opera. Va assai peggio per l’assistenza ad altri animali: le spese veterinarie infatti sono detraibili per 387,74 euro; dedotte le 250 di franchigia rimane ben poco. Potrebbe invece portare a un aggravio fiscale molto forte un’altra misura presente nel decreto: l’assoggettamento a Irpef delle pensioni di guerra e assimilabili per chi ha redditi superiori a 15 mila euro. Ipotizziamo un pensionato che percepisca redditi (ad esempio una pensione Inps) per 20 mila euro e un vitalizio esente per 10 mila euro: con le vecchie norme avrebbe pagato 3.885 euro di imposte; con le nuove regole, se applicate alle lettera, l’Irpef passerebbe a 7.034 euro, con un aggravio di 3.149 euro.
Il Corriere della Sera – 14 ottobre 2012