Nell’estenuante lotta tra il consiglio regionale e la Corte dei conti, Palazzo Ferro Fini mette a segno un nuovo punto a proprio favore. Il Tar del Veneto ha infatti accolto venerdì scorso la richiesta di sospensiva presentata dai legali dei gruppi contro la deliberazione dei magistrati contabili che contesta ai partiti di aver speso in modo irregolare, nel corso del 2013, la bellezza di 740 mila euro.
Una «sentenza» quella della Sezione di controllo guidata dal dottor Claudio Iafolla, che a norma di una legge approvata dallo stesso consiglio regionale sull’onda dell’indignazione per le «spese pazze» scoperte in Piemonte e nel Lazio, avrebbe comportato l’obbligo di restituzione immediata della cifra in questione e lo stop per un ammontare equivalente dei fondi da ripartire quest’anno. Le pronunce del Tar sono uguali per ciascun gruppo: «Impregiudicata la questione relativa alla giurisdizione sugli atti di controllo della Corte dei conti (e fatta salva, ovviamente, la facoltà delle parti di sollevare regolamento preventivo di giurisdizione) il collegio non ritiene, allo stato, che il ricorso sia privo di elementi di fondatezza; appare evidente il danno grave ed irreparabile; sussistono i presupposti per la sospensione, in accoglimento della domanda di misure cautelari, dei provvedimenti – conseguenti alla dichiarazione di non regolarità dei rendiconti da parte della sezione regionale di Controllo della Corte dei conti – emanati dalla Regione e preordinati alla predisposizione del piano di rientro».
Giudici contro, insomma. E non è la prima volta. Già il 7 maggio scorso, infatti, la Corte costituzionale aveva cassato la stangata della Corte dei conti, in quel caso sulle spese del 2012, ritenendo che la sezione di Controllo di Venezia avesse esercitato un potere non attribuitole dalla legge, «ledendo l’autonomia organizzativa e contabile» dei gruppi, che anche in quel caso avevano promosso il ricorso. «Non spettava allo Stato e quindi alla Corte dei Conti adottare delibere di controllo sui rendiconti 2012 dei gruppi consiliari».
Soddisfatto, ovviamente, il presidente del consiglio regionale Valdo Ruffato: «I giudici amministrativi ci danno conforto sulla legittimità delle spese sostenute per l’attività politica dell’istituzione e dei suoi organi. Il pronunciamento in via cautelare rafforza quanto abbiamo sostenuto sin dalla prima contestazione, cioè che i contributi istituzionali ai gruppi non sono stati spesi per usi personali e impropri dei consiglieri ma per finalità dell’attività politica». Ruffato resta ovviamente in attesa del verdetto definitivo ma intanto segnala altri due punti a favore di Palazzo Ferro Fini: «Innanzitutto il riconoscimento della titolarità dei singoli gruppi consiliari all’azione giuridica. In secondo luogo l’efficacia della strategia adottata dai nostri difensori, gli avvocati Vittorio Domenichelli e Francesco Rossi e il costituzionalista Mario Bertolissi, che hanno deciso di rivolgersi al Tar. I giudici amministrativi, infatti, non dichiarano la propria incompetenza, né ci invitano a rivolgerci alle Sezioni riunite della Corte dei conti. Auspico ora che i magistrati del Tar si possano esprimere in tempi congrui sul merito della presunta “non regolarità” dei conti dei gruppi del consiglio, riconoscendo in via definitiva la bontà e la correttezza del nostro operato».
Inutile dire che questo round a favore dà ai consiglieri nuova energia per ricorrere anche contro l’ultima delibera approvata in campo Sant’Angelo, quella che contesta la copertura finanziaria di pressoché tutte le leggi approvate nella seconda metà dello scorso anno.
Ma.Bo. – Corriere del Veneto – 6 agosto 2014