di Diodato Pirone. Si fa presto a dire “dagli al carrozzone”. L’Italia, si sa, è un paese complicato, e che comunque in fatto di burocrazia non si è mai fatto mancare. E allora, per cominciare, prima bisogna districarsi nel labirinto dei carrozzoni. Una parola.
Sapete quanti livelli di governo ci sono nel Lazio? Ben 13 (tredici). Armatevi di tanta pazienza e di una buona bussola e seguitemi. Si parte dalla punta della piramide: la Regione (1). Poi ci sono: Amministrazioni provinciali, che sono commissariate dopo la riforma Delrio ma sempre là stanno (5). I Comuni (378). Le Comunità Montane (23). Le Unioni di Comuni (21). I Centri di sviluppo agricolo di varia natura (82). I Consorzi di Bonifica (10). Gli Enti Parco (12) e Cda di riserve e aree protette (30). Gli Ato (per gli impreparati: Ambiti Territoriali Ottimali) per l’acqua (5), e per i rifiuti, (altri 5). I Consorzi industriali (5). I Bacini imbriferi (1). I Gal, sono l’ultima invenzione: Gruppi di Azione Locale per la gestione di fondi europei, (8). I Distretti socio-sanitari (39).
IL POLTRONIFICIO
Moltiplicate per 20 Regioni e otterrete a grandi linee le dimensioni di questo immenso poltronificio. I cui confini in realtà non finiscono qui. Perché come minimo bisogna aggiungere quegli enti che, vanno avanti per proprio conto come schegge impazzite, come ad esempio, le Camere di Commercio (102 in Italia e 70 all’estero). Oppure l’Aci e le Motorizzazioni che spesso si sovrappongono. Oppure ancora l’Enit (Ente nazionale per il turismo) che è affiancato da una ventina di analoghe strutture regionali ma che, ad esempio, nel 2013 ha speso 138 mila euro in acquisto di riviste.
I SOTTO ENTI
Oppure quelli che gli addetti ai lavori chiamano “sotto enti”, ovvero le decine di agenzie regionali e provinciali che spesso sfacciatamente fanno da doppione alle iniziative degli assessorati all’Ambiente o alla Formazione. E infine veri e propri monumenti al nulla come le Stazioni regionali sperimentali per i combustibili in Lombardia oppure quelle – sempre sperimentali – per i «Derivati degli agrumi» in Calabria. L’ultima pennellata non può non riguardare strutture amministrative obbligatorie ma di fatto inutili (e, in proporzione, costosissime) come le Prefetture delle province più piccole o Regioni lillipuziane come quelle del Molise o della Valle D’Aosta che governano poche centinaia di migliaia di persone.
Ma quanto costa al contribuente italiano quest’orgia di carrozzoni? Grosso modo 8,5 miliardi nel 2013. Euro più euro meno, circa 1 miliardo in più (ripeto: in più) rispetto al 2012. Come sia stato possibile in pieno marasma finanziario e con l’Italia alle prese con la più grave crisi finanziaria degli ultimi 30 anni che i carrozzoni abbiano aumentato le proprie spese è un mistero. Ma questi sono i conteggi – credibili – presentati da chi ha fatto le pulci al poltronificio con l’obiettivo di allontanare da sè le forbici del governo: le Province.
LE REGIONI
«Il problema non siamo certo noi», è stato lo slogan dell’Unione delle Province Italiane che – inutilmente – ha brandito per mesi in tutte le sedi il risultato della sua ricerca sui «Costi di Enti e Consorzi locali». Dalla quale si evince che il grosso del costo è rappresentato da enti e agenzie regionali che nel 2013 hanno assorbito la bellezza di 3,5 miliardi.
Anche le società municipalizzate non scherzano, poiché ci sono venute a costare 2,2 miliardi, quasi il doppio della cifra spesa nel 2012. E non scherzano nemmeno le Comunità Montane alle quali è arrivato un rivolo di denaro pubblico pari a 1,3 miliardi di euro. Somme relativamente minori ma importanti per le dinamiche della nostra spesa pubblica sono andate agli Ato (126 milioni), ai Bim (354 milioni), ai Consorzi di vario genere (583 milioni) e alle Agenzie provinciali (403 milioni).
ASPETTANDO COTTARELLI
A questo punto l’unico modo di difendersi è quello di tagliare almeno qualche tentacolo di questa piovra. In attesa del decollo della spending review di Carlo Cottarelli, qualcosa comincia a muoversi. La Finanziaria dello scorso anno ha finalmente fatto partire l’unificazione di Pra e Motorizzazione. Sono stati eliminati i politici delle Province con un risparmio di circa 100 milioni annui. La Regione Lazio nell’ultimo anno ha accorpato in una sola struttura le precedenti 5 Agenzie di Sviluppo e ha soppresso alcune strutture incredibili come i Centri regionali di Educazione Ambientale e l’Agenzia per la Sanità doppione dell’Assessorato. Risultato (per ora): 75 poltrone in meno e 21 milioni risparmiati. Azioni sporadiche, certo. Ma contro lo strapotere dei carrozzoni forse la guerriglia è uno strumento più efficace di tanti piani «armiamoci e partite». In fondo Davide sconfisse Golia con una piccola fionda.
Il Messaggero – 22 aprile 2014