Governo battuto due volte oggi nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera impegnate nell’esame degli emendamenti al Decreto sulla spending review, già approvato in prima lettura dal Senato. In entrambi i casi, la maggioranza si è spaccata, così come nel voto finale: voto contrario del Pd, allineato con l’esecutivo, Pdl e Udc favorevoli.
Bilanci Poste e Fs
Nel primo caso, l’emendamento targato Pdl all’esame delle commissioni riunite e su cui il governo aveva espresso parere negativo, puntava ad escludere Fs e Poste dai “tagli” alla spesa pubblica affidati al supercommissario Enrico Bondi. Più precisamente, l’emendamento esclude le «società a totale partecipazione pubblica e le loro controllate, che esercitano un servizio universale di interesse generale», qualora abbiano chiuso l’ultimo esercizio in attivo. Il Pd ha votato contro perché chiedeva di condizionare l’esclusione dalla supervisione di Bondi al fatto di avere gli ultimi tre esercizi in rosso; a favore dell’emendamento Pdl e Udc.
Apertura buste appalti
Stessa spaccatura sul secondo emendamento, su cui l’esecutivo aveva espresso parere negativo. Il testo del decreto – che oltre alla nomina di Bondi a commissario per la spending review fissa anche alcune norme per risparmiare sugli acquisti di beni e servizi da parte della Pa – stabilisce che negli appalti le buste con le offerte debbano essere aperte in seduta pubblica, pena la nullità. L’emendamento, presentato dal Pdl e Udc, fa salve le buste aperte prima del 9 maggio, data di emanazione del decreto legge n. 52/2012. Il Pd ha votato contro, in linea con il parere del Governo, mentre Pdl e Terzo Polo hanno votato a favore.
17 giugno 2012