Un decreto pesante da 7 a 10 miliardi o più soft da 5-6 miliardi, con un rinvio della seconda tranche all’autunno. Sarà probabilmente il vertice di governo di oggi, con il premier Mario Monti, a definire l’entità dei tagli legati al decreto sulla spending review.
Palazzo Chigi e Tesoro premono l’acceleratore sulla prima ipotesi, ma i ministeri frenano, in particolare quello della Salute. E proprio questa frenata potrebbe spingere a cedere a un intervento in due tempi. Difficilmente, poi, un provvedimento leggero sarebbe sufficiente a scongiurare l’incremento dell’Iva anche l’anno prossimo.
Domani l’incontro con le parti sociali
Il decreto prenderà corpo dopo gli incontri con parti sociali ed enti locali, rinviati a martedì. E si tratta di incontri che potrebbero influire sulle scelte del governo, visto che i sindacati si sono già schierati contro le misure, che dovrebbero colpire anche il pubblico impiego.
Evitare l’aumento dell’Iva dopo l’estate
Il decreto ha come obiettivo dichiarato quello di evitare l’aumento dell’Iva dopo le vacanze, ma deve anche trovare nuove risorse per i territori colpiti dal terremoto in Emilia-Romagna e in Lombardia. Ci sono poi da finanziare anche le spese inderogabili, come le missioni internazionali. Una serie di risorse dovrebbe arrivare dalla sforbiciata alle speze pubbliche attesa dal pacchetto di misure del commissario straordinario Enrico Bondi, che intende razionalizzare gli acquisti di beni e servizi.
I tagli partono dalla sanità
Tagli che partono dalla sanità, con una sforbiciata da 1-2 miliardi, soprattutto per la riduzione della spesa farmaceutica. Misure cui si aggiungerà un pacchetto di interventi del ministro della Salute, Renato Balduzzi, con la riduzione delle spese per la specialistica convenzionata e per gli altri appalti. Il secondo e terzo pilastro saranno la riduzione delle Province (dovrebbe essere dimezzato il numero degli enti attivi) e la scure sulle società pubbliche, alleggerendo Cda e tagliando enti strumentali, società e consorzi di Regioni, Province e Comuni. Dovrebbe poi arrivare un freno agli affitti.
In vista tagli per il pubblico impiego
Possibili poi misure sul pubblico impiego. Punto sul quale i sindacati sarebbero pronti a scendere in piazza. Per i dipendenti pubblici potrebbero esserci un taglio dei buoni pasto, il rinvio della tredicesima a gennaio e una riduzione di permessi e distacchi. Prevista anche la riduzione dell’organico del 20% per i dirigenti, del 10% per quelli di secondo livello e del 5% per gli altri ruoli, coinvolgendo circa 10mila lavoratori. Per gli statali in esubero non ricollocabili potrebbe essere stabilita la mobilità per due anni (con l’80% dello stipendio), mentre per chi ha i requisiti per la pensione potrebbe scattare il pensionamento con le vecchie regole previdenziali, derogando per 1-2 anni alla riforma Fornero.
Ilsole24ore.com – 2 luglio 2012