Il decreto legge sulla spending review (il n. 95) è pubblicato sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale di ieri e in vigore da oggi. Il Governo conta di recuperare risorse per 3,7 miliardi nel 2012, 10,5 nel 2013 e 11 a regime dal 2014.
L’accetta della spending review si abbatte anche sulla Giustizia e mette nel mirino le spese per intercettazioni, per gli uffici giudiziari e per il trasferimento dei detenuti. Risparmi della macchina della giustizia (60 milioni nel 2012 e 120 nel 2013) che si andranno ad aggiungere ai tagli che potrà produrre la chiusura di 37 tribunalini, 38 procurine e 220 sezioni distaccate, approvata ieri mattina con un provvedimento ad hoc presentato dal Guardasigilli (su cui si veda altro servizio a pagina 15).
Ma il vero colpo di scena della spending “by night” licenziata dopo una lunga maratona notturna all’alba di venerdì, resta la scelta di inserire già in questo provvedimento e non in uno successivo la soppressione delle Province (l’obiettivo è farne fuori 60) e la nascita di 10 città metropolitane. E sotto la voce “ripescaggi della notte” va inserito anche il riordino dei piccoli Comuni con le modalità di esercizio associato di funzioni e servizi comunali.
Sono solo alcune delle novità contenute nel decreto legge sulla spending review (il n. 95) pubblicato sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale di ieri e in vigore da oggi, con cui il Governo conta di recuperare risorse per 3,7 miliardi nel 2012, 10,5 nel 2013 e 11 a regime dal 2014. Tra le proteste di Regioni, sindacati, medici e avvocati.
Una manovra sui costi dello Stato che, come effetto immediato, rinvia al 1° luglio 2013 la stangata sui consumi con l’aumento dell’Iva di 2 punti delle aliquote del 10 e del 21%. Per scongiurarla del tutto il Governo rispolvera, con l’articolo 21 del nuovo Dl, il taglio alle tax expenditures che, già nella legge di stabilità attesa entro dicembre, dovrà ridurre il peso delle agevolazioni fiscali erogate dalla Stato di almeno 6,6 miliardi di euro a partire dall’anno prossimo.
Tra le altre novità che trovano conferme nel testo finale del decreto spicca la nascita dell’Ivarp al posto di Isvap e Covip e il rinvio di due mesi del termine per nominare i membri delle Agenzie per le infrastrutture, evitandone così la scomparsa prematura. Sempre in materia di slittamenti va ricordato quello al 27 luglio prossimo per la presentazione dell’istanza con cui le imprese potranno chiedere alle Pa di farsi liquidare i crediti commerciali superiori ai 1.000 euro in titoli di Stato. Restando in zona aziende, nel capitolo sugli acquisti di beni e servizi, viene previsto espressamente che i criteri di partecipazione alle gare non dovranno escludere le Pmi. E saranno illegittimi i criteri che fissano, senza una motivazione, limiti di accesso legati a fatturati aziendali.
Il taglio del 15% sui canoni di affitto, invece, nella versione finale del testo diventerà operativo dal 1° gennaio 2013. Fatta sempre salva la possibilità per il locatore di recedere. Misura sugli affitti che si applicherà anche alle autorità indipendenti e alla Consob. Così come gli altri interventi di contenimento dei costi delle Pa centrali, dalle auto blu all’adeguamento dei buoni pasto a 7 euro, dall’obbligo di smaltimento delle ferie al divieto di erogare consulenze al personale in quiescenza.
Il “piatto forte” per il pubblico impiego resta la riduzione del 10% delle piante organiche (20% per i dirigenti) grazie al ricorso alla «messa a disposizione» e ai prepensionamenti. Senza dimenticare la fissazione al 20% del turnover fino al 2015 quando si salirà al 50. Una misura che riguarderà anche l’università. Anzi, proprio dallo stop alle assunzioni – e dalle altre misure in agenda come la stretta su visite fiscali e utilizzazioni del personale inidoneo nella scuola – il Miur porterà a casa i 200 milioni che consentiranno di evitare il temuto (ed equivalente) taglio al fondo di finanziamento ordinario (Ffo) degli atenei.
Alla voce ricerca va segnalato il rinvio della riorganizzazione degli enti di ricerca. Al suo posto compare però, quasi a sorpresa, una riduzione a regime di 88 milioni delle risorse per gli enti stessi. E sempre in tema di organismi pubblici vanno segnalate: la liquidazione di Arcus Spa; l’eliminazione di Inran, commissione scientifica Cities, Istituto per i beni audiovisivi, ente per il microcredito, associazione “Luigi Luzzatti”, fondazione Valore Italia; lo smembramento tra Beni culturali e Cinecittà holding del Centro sperimentale di Cinematografia.
Al tempo stesso cambia l’impatto della manovra sia sui ministeri che sulle autonomie. I primi lasceranno sul terreno 1,5 miliardi all’anno dal 2013 in poi e non più 1,5 quest’anno e 3 l’anno prossimo; a loro volta governatori e amministratori locali contribuiranno per 7,5 miliardi nel biennio 2012-2013 anziché 7,2. L’aumento peserà interamente sulle spalle delle Regioni. Che, di fatto, sconteranno sugli altri trasferimenti erariali l’alleggerimento di 300 milioni al taglio del fondo sanitario.
ilsole24ore.com – 7 luglio 2012
ilsole24ore.com – 7 luglio 2012