di David Carretta. La democrazia costa. Ancora di più quando è transnazionale e un Parlamento è composto da 766 deputati eletti in 28 Paesi, in cui si parlano 24 lingue ufficiali. Ammonta a 1,7 miliardi il bilancio per il 2014 dell’Europarlamento, per il cui rinnovo si voterà il 25 maggio. Una cifra significativa, in continua espansione, dovuta in parte alla necessità di avere due sedi pienamente operative (Strasburgo e Bruxelles), con un aggravio di circa 200 milioni l’anno.
A sentire gli europarlamentari italiani, la scure dell’austerità si è abbattuta su di loro già cinque anni fa, con un taglio dello stipendio fino ad allora allineato a quello di Camera e Senato. La crisi ha peggiorato le cose, con il congelamento dal 2011 dei salari di eurodeputati e funzionari, come gesto di solidarietà nei confronti dei cittadini in difficoltà. «Farsi eleggere a Bruxelles e Strasburgo non è più una pacchia, quei tempi sono finiti», ripetono in molti, arrivati nel 2009 convinti che la casta europea avesse lo stesso profilo di quella italiana o addirittura che godesse di maggiori privilegi.
100 MILA EURO PER UN SEGGIO
In realtà, farsi eleggere all’Europarlamento è ancora un affare. Perfino più che alla Camera. Non è un caso se c’è chi è disposto a investire oltre 100.000 mila euro per strappare le preferenze necessarie a vincere il biglietto per Bruxelles e Strasburgo. «La campagna elettorale mi costerà 150.000 euro», dice uno dei fortunati di 5 anni fa. La retribuzione parlamentare lorda mensile di un deputato della Repubblica italiana ammonta a 10.435 euro, molto più dei 7.957 euro di un parlamentare europeo. Ma, grazie al fatto che gli eletti europei pagano le tasse al bilancio comunitario, lo stipendio netto diventa più alto: 6.200 netti contro i 5.246 della Camera. Idem per la diaria giornaliera per vitto e alloggio.
IL BOTTINO
La Camera attribuisce 3.503 euro al mese a ciascun deputato, da cui vengono decurtati 206 euro per ogni giorno di assenza da sedute in cui sono previste votazioni elettroniche. All’Europarlamento funziona all’inverso: 304 euro per ogni firma di presenza (dimezzati se non si partecipa a più della metà delle votazioni elettroniche in plenaria) che, moltiplicati per 20 giorni, diventano un bottino da oltre 6.000 euro al mese.
BUSINESS RIMBORSATA
Difficilmente un deputato europeo lavora a Strasburgo o Bruxelles 20 giorni al mese. È necessario curare il collegio e l’Europarlamento rimborsa il biglietto aereo in classe business, fino a due andata e ritorno a settimana, più 50 centesimi a chilometro per raggiungere l’aeroporto. A Strasburgo, dove il Parlamento si riunisce una volta al mese per quattro giorni, il giovedì all’ora di pranzo, subito dopo il voto, c’è il fuggi-fuggi generale per correre a prendere l’aereo e tornare a casa, anche se la sessione prosegue nel pomeriggio. Il lunedì mattina e il venerdì è difficile incrociare un europarlamentare italiano anche nella sede di Bruxelles ma, pur di far la cresta sulla diaria, alcuni parlamentari sono disposti a tutto. C’è chi pianifica l’arrivo entro le 18h30, giusto in tempo per firmare il registro delle presenze, e chi prenota l’aereo di rientro alle 10,00, per un passaggio mattutino a incassare l’emolumento.
TRUCCHI DA EURODEP
Anche i gruppi di visitatori possono essere una manna: l’Europarlamento mette a disposizione di ogni deputato un rimborso forfettario chilometrico – circa 262 euro a testa da Roma a Bruxelles – per un massimo di 110 persone l’anno. Alcuni usano la somma per organizzare riunioni politiche a Bruxelles, altri per semplici gite elettorali. A Strasburgo, dove i prezzi degli alberghi oscillano tra gli 80 e i 300 euro, alcuni eurodeputati vanno a dormire in Germania o nei motel low cost lungo l’autostrada, dove la notte può scendere a 30 euro. Uno dei primi consigli che riceve un neo-eletto quando sbarca a Bruxelles è di comprarsi casa, «perché i prezzi sono bassi» (2-3000 euro al metro) e «la diaria è meglio metterla in un mutuo che in un residence o in un albergo». La diaria serve anche a rimborsare i pasti. Per chi vuole, è a disposizione il «ristorante dei membri», dove si accede su invito e i prezzi sono in linea con quelli fuori dal palazzo. Ma c’è sempre l’alternativa delle mense a «prezzo politico» dell’Europarlamento i cui prezzi, sia a Strasburgo sia a Bruxelles, oscillano tra i 5 e i 15 euro.
Il Messaggero – 6 aprile 2014