L’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) famoso nel mondo per avere promosso la dieta mediterranea, è stato soppresso.
Così recita l’articolo 13 della bozza di decreto con i tagli decisi dal governo Monti per ridurre la spesa pubblica. Le competenze saranno trasferite al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), un ente molto illustre, che in 35 anni di attività giornalistica dedicata prevalentemente ai temi alimentari non ho mai sentito il bisogno di consultare.
La notizia ha dell’incredibile ma in un’Italia dove si aumentano i finanziamenti per le scuole private e si decurtano quelli per le università pubbliche, la soppressione dell’Inran non deve meravigliare. Ilfattoalimentare ha promosso due settimane fa una raccolta firme per salvare l’Inran. La petizione è stata sottoscritta da oltre 3500 persone. La notizia è stata rilanciata da diversi siti e giornali e ringrazio tutti per l’attenzione.
Adesso i dubbi sono diventati certezze. L’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione è stato cancellato e mi chiedo chi aggiornerà le linee guida e chi deciderà i livelli di assunzione dei nutrienti per la popolazione italiana, utilizzati dalle aziende come riferimento per le etichette dei prodotti, per i menù scolastici….
Il paese della Dieta Mediterranea rimane così senza istituti di ricerca che si occupano di nutrizione. Purtroppo questa scelta è stata fatta seguendo logiche di lobby, per cui si sono stati salvati enti meglio collegati alla realtà politica e si è sacrificata una realtà senza appoggi che svolgeva un ruolo pubblico importante. Forse il presidente dell’Inran non è stato in grado di spiegare qual è il ruolo dell’Istituto, ma è anche vero che alle riunioni tenute ministero hanno partecipato funzionari incapaci di comprendere il ruolo della ricerca nell’ambito della nutrizione. Chi ha partecipato alle poche riunioni presso il Ministero dell’Agricoltura in cui si è discusso del problema si è reso conto di avere di fronte persone molto ferrate sulle mucche e sulle sementi, ma poco disponibili a capire il ruolo decisivo del cibo e dell’alimentazione.
La decisione è pesante anche perché all’interno di altri ministeri non esistono figure di riferimento in grado di portare avanti un discorso nutrizionale. I politici e i ministri che sbandierano in tutto il mondo il made in Italy, non si rendono conto che d’ora in poi dovranno muoversi senza un supporto scientifico. Insomma in futuro il made in Italy a tavola vedrà forse qualche salsiccia e qualche formaggio in più, ma non ci sarà più chi spiegherà perchè il tutto va consumato con moderazione e intelligenza.