Per le Regioni, sentite in Commissione Igiene e Sanità, i costi standard vanno applicati al più presto per garantire nei prossimi anni universalità, solidarietà, equità, qualità ed efficienza nell’erogazione dei servizi al cittadino tra i quali la sanità riveste primaria importanza. E dovrebbero essere applicati in tutti i comparti della PA
Proseguire senza indugi con l’applicazione dei costi standard per attuare un sistema di miglioramento continuo del sistema sanitario e ridurre così i gap regionali in sanità. Costi standard che dovrebbero essere applicati non solo in sanità, ma in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione. Solo così si potranno garantire nei prossimi anni universalità, solidarietà, equità, qualità ed efficienza nell’erogazione dei servizi al cittadino tra i quali la sanità riveste primaria importanza.
È questa la rotta indicata dalle Regioni in audizione al Senato sulla sostenibilità del Ssn per garantire i principi di universalità, solidarietà e di equità che hanno ricordato anche che il Fsn sia sottofinanziato di almeno 18 miliardi rispetto alla media degli altri Paesi Ocse.
Hanno guidato la delegazione della Conferenza Luigi Marroni (assessore alla sanità della regione Toscana) e Massimo Garavaglia (coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni).
Le Regioni hanno spiegato che con il Patto per la Salute, insieme di regole concertate a fronte di un finanziamento certo e pluriennale, ha come obiettivo prioritario quello di promuovere un’assunzione di responsabilità del Governo e delle Regioni nell’individuare strumenti innovativi – dalle nuove tecnologie ai nuovi farmaci – e politiche innovative che garantiscano un futuro certo al Ssn, seppur in una congiuntura economica difficile in cui ognuno faccia responsabilmente la propria parte.
Fsn sottofinanziato. Le Regioni hanno poi evidenziato che il Fondo Sanitario Nazionale è sottofinanziato di almeno 18 miliardi rispetto alla media degli altri Paesi Ocse, e di circa 30 miliardi rispetto a Francia e Germania. Ritengono fondamentale, infatti, continuare a garantire, con le misure che sono previste nel Patto, l’universalità del Ssn che deve assicurare i Lea in modo appropriato e uniforme su tutto il territorio nazionale.
Si dovrà, quindi, prevedere un adeguato finanziamento per garantire la sostenibilità dell’attuale sistema pubblico.
“Le risorse concordate per l’anno 2015 (112.062 mld di €) e quelle per l’anno 2016 (115.444 mld di €) – hanno spiegato le Regioni – sono state poi rimesse in discussione con l’attuale proposta di disegno di legge sulla stabilità per l’anno 2015 attualmente in discussione in Parlamento. Si ricorda che la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome non aveva condiviso la previsione, inserita nel Def di legare la determinazione del fabbisogno al Pil perché tali risorse dovrebbero avere una determinazione indipendente.
Secondo il rapporto del 2014 della Corte dei Conti, nel 2013 le uscite complessive per assistenza sanitaria, in termini di contabilità nazionale, si sono attestate a 109,3 miliardi di € in seppur lieve flessione rispetto al 2012. Per il terzo anno consecutivo la spesa presenta una riduzione in termini nominali (-0,3 per cento contro il -1,3 per cento dello scorso anno secondo gli importi rivisti anche in relazione all’esercizio 2012), mentre rimane sostanzialmente invariata in termini di prodotto”.
In particolare, proseguono le Regioni, in sanità i provvedimenti legislativi che si sono succeduti negli ultimi anni, dal 2011 in poi, avevano già ridotto complessivamente le risorse in sanità nel periodo 2012-2014 di circa 23,5 miliardi di euro per cui è impossibile sostenere ulteriori tagli.
“Al fine di garantire sostenibilità al Ssn – hanno aggiunto – le Regioni e le provincie autonome hanno già da tempo condiviso la necessità di un’azione per il contenimento della spesa sanitaria e dell’esigenza di mantenere inalterati gli standard assistenziali e ospedalieri da parte del Ssn attraverso misure di razionalizzazione della spesa di beni e servizi senza impatto sui livelli di erogazione dei servizi finali. Occorre un miglioramento qualitativo ed il potenziamento di tutti gli strumenti di governo della spesa, ivi compreso quelli del livello centrale, rimuovendo le cause di ridotta operatività degli stessi”.
Tra gli importanti impegni assunti con il Patto per la Salute in merito alla sostenibilità del sistema si segnalano: l’aggiornamento del Dpcm dei Lea del 2001; la revisione del sistema di partecipazione alla spesa e delle esenzioni.
Inoltre, si ricorda che all’inizio di agosto è stata adottata l’intesa in Conferenza Stato – Regioni dove il provvedimento era incardinato da due anni, sul regolamento sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera in attuazione del decreto 95/2012 (Spending Review).
Applichiamo i costi standard. La Conferenza delle Regioni quindi evidenzia la necessità e l’importanza di proseguire senza indugi con l’applicazione dei costi standard (Dlgs. n. 68/ 2011 art. 27) che ha avuto inizio con la definizione, seppur in via sperimentale, del riparto del FSN per l’anno 2013 al fine di promuovere un sistema che porti ad un processo di miglioramento continuo del sistema sanitario che riduca le differenze tra le diverse realtà sanitarie territoriali, valorizzando chi già oggi garantisce un equilibrio tra risorse assegnate e qualità dei servizi erogati e stimolando chi invece non ha ancora raggiunto questo livello.
“Solo attraverso la completa realizzazione dei costi standard – hanno concluso – che dovrebbero essere applicati non solo in sanità, ma in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione che si potranno garantire nei prossimi anni universalità, solidarietà, equità, qualità ed efficienza nell’erogazione dei servizi al cittadino tra i quali la sanità riveste primaria importanza”.
QS -25 marzo 2015