Beniamino Bonardi. OpenFoodTox è la nuova banca dati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che dà accesso immediato alle informazioni contenute in oltre 1.650 documenti scientifici dell’Efsa sulla tossicità delle sostanze chimiche presenti nella catena degli alimenti e dei mangimi.
Un editoriale pubblicato sull’Efsa Journal descrive come usare la banca dati, che dà informazioni su oltre 4.000 sostanze chimiche, sulla legislazione Ue di riferimento, sull’atto scientifico Efsa che ne individua gli effetti critici e sui livelli di sicurezza stabiliti dai gruppi di esperti scientifici dell’Autorità, come ad esempio la dose giornaliera tollerabile o quella ammissibile.
Come spiega Jean-Lou Dorne, tossicologo che ha guidato lo sviluppo di OpenFoodTox, tutte le informazioni contenute nella banca dati erano già disponibili al pubblico ma sinora si dovevano controllare oltre duemila conclusioni e pareri scientifici distinti. «OpenFoodTox permette invece un accesso rapido e agevole alle informazioni più importanti contenute in questa enorme mole di informazioni. Fornisce poi in forma sintetica informazioni tossicologiche utilizzate dall’Efsa per le proprie valutazioni del rischio sin dal 2002. E ci sono voluti oltre cinque anni per compilarla. Ora siamo pronti a condividere questa ricchezza di dati con il mondo in maniera accessibili».
Sostanze chimiche
Le sostanze comprese in OpenFoodTox sono pesticidi, additivi alimentari, aromatizzanti e fonti alimentari, additivi per mangimi e contaminanti sia naturali sia artificiali
Le sostanze comprese in OpenFoodTox, aggiunge Jean-Lou Dorne, «sono quelle appartenenti alle varie aree in cui l’Efsa ha il compito di eseguire la valutazione del rischio chimico: pesticidi, additivi alimentari, aromatizzanti e fonti alimentari, additivi per mangimi e contaminanti sia naturali sia artificiali. Quindi non solo contiene informazioni sugli effetti sulla salute critici per la valutazione dei rischi per l’uomo – come la tossicità per il fegato o la ghiandola mammaria – ma anche per gli animali da allevamento, gli animali domestici e le specie ecologicamente importanti come api e pesci». Jane Richardson, scienziato capofila del progetto EFSA sulla trasparenza dei dati, spiega che «in questo momento è possibile accedere alla banca dati tramite lo Scientific Data Warehouse dell’Efsa, ma stiamo anche valutando lo sviluppo di un’applicazione per smartphone in modo da renderla ancora più accessibile».
IL Fatto alimentare – 27 gennaio 2017