di Alessandra Arachi Non ci consolerà sapere che il maggio appena passato è stato per l’intero globo il terzo più caldo dall’Ottocento, e per l’Italia soltanto il quattordicesimo. Non ci consolerà affatto: nel nostro Paese mancano all’appello 20 miliardi di metri cubi d’acqua alle scorte idriche, per una siccità che rischia di non avere precedenti e rischia — soprattutto — di lasciarci letteralmente con la gola secca.
Manca all’appello un volume d’acqua pari all’intero lago di Como, come hanno calcolato i meteorologi del Centro Epson meteo. Tradotto in termini relativi: vuol dire che abbiamo un deficit idrico pari al 48% delle nostre scorte, con una carenza che dalla vegetazione al mondo animale può avere conseguenze dirette anche per gli esseri umani. Nei prossimi mesi potrebbe scarseggiare addirittura l’acqua potabile.
Non piove più
La Coldiretti ha classificato questo nostro inverno-primavera appena passato e lo ha messo al secondo posto tra i periodi meno piovosi della storia del nostro Paese: basti pensare che nel dicembre scorso sulla nostra penisola era caduto addirittura il 67% di piogge in meno rispetto al periodo. Ad aprile, poi, di pioggia ne è caduta il 52,3% in meno e alla fine i conti della Coldiretti sono risultati piuttosto pesanti: il danno per le coltivazioni ammonterebbe ad almeno un miliardo di euro.
Anche di una cifra come questa non si è sentito parlare in passato. Ma non è questione soltanto di piogge scarse. È una combinazione micidiale a generare questa siccità davvero difficile da gestire. Si deve tener conto anche delle temperature che sono aumentate e non accennano a smettere, superando la media stagionale di 1,55 gradi.
Siamo tecnicamente in secca. E per capirne le proporzioni facciamo un paragone con i primi cinque mesi del 2016 quando ha piovuto per 63 giorni, contro i 33 dei primi cinque mesi di quest’anno.
I fiumi e il mare
E prendiamo come esempio anche il livello del nostro fiume Po. Lo abbiamo visto a che punto è arrivato: ha toccato il fondo — è proprio il caso di dirlo — arrivando a un picco di meno 4,9 metri, proprio come successe nel 2016; soltanto che allora accadde in pieno agosto.
Tra poco dovremo preoccuparci e anche seriamente del mare. Il nostro Mediterraneo sta registrando in queste settimane temperature fuori controllo, che superano di 3-4 gradi la media di questo periodo definita dall’Ucea, l’Unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia.
In Sardegna, addirittura, già in maggio l’acqua del mare superava i 25 gradi e in aprile l’isola ha dovuto dare fondo a 45 milioni di litri delle sue scorte d’acqua per poter far fronte a un mese dove non è caduta in terra nemmeno una goccia d’acqua.
Nelle regioni
C’è soltanto una regione in Italia che ha registrato livelli di pioggia non preoccupanti, le Marche, mentre in tutte le altre la siccità incombe e si teme l’arroventarsi dell’estate. E come abbiamo visto dalla calamità dell’Emilia Romagna, non è soltanto il sud a destare preoccupazione.
In Liguria le piogge si sono dimezzate e la temperatura è aumentata fino a sfiorare i due gradi sopra la media. In Veneto le riserve d’acqua sono scese ai minimi da vent’anni. In Lombardia sono andati in crisi i bacini, alpini e prealpini: il totale della riserva invasata dei grandi laghi si è infatti letteralmente dimezzata. In Toscana c’è la Maremma che sta boccheggiando, gli agricoltori sono in ginocchio. Nel Lazio in sei mesi le piogge sono diminuite del 30 per cento.
Anche a dare uno sguardo al nostro Meridione c’è poco da stare tranquilli. Prendiamo ad esempio la Calabria: per via della drastica diminuzione delle piogge negli ultimi mesi è in assoluto la regione più a rischio per quanto riguarda le produzioni agricole: oltre il 50 per cento è a rischio, seguito dal quasi 20 per cento della Puglia e dal 13,4 per cento della Campania.
Corriere della sera – 23 giugno 2017