Si è aperto in tribunale a Cuneo il processo a carico di M.G., allevatore cuneese, accusato di aver somministrato una sostanza proibita, il prednisolone, ad una sua vitella successivamente venduta, macellata e messa in commercio da un macellaio di Chiavari. I fatti risalgono al 3 agosto del 2009, quando al mercato del bestiame di Cuneo, l’allevatore M.G., vendette l’animale al macellaio ligure con il quale aveva precedentemente pattuito la vendita. Al mercato l’animale fu sottoposto ad un prelievo di urina da parte dei veterinari della Asl CN 1, in base ad un campionamento casuale sulle bestie presenti quel giorno nell’area mercatale. L’allevatore, come risulta dal verbale preliminare, non era presente al momento del prelievo; un fatto che può capitare vista la confusione di gente in quelle ore di vendite e acquisti. M.G. firmò quel verbale più tardi, quando ritornò vicino ai suoi due capi in vendita;
“Non aveva sollevato alcuna questione – ha riferito in aula il veterinario che aveva personalmente eseguito il prelievo – poiché disse che si sentiva tranquillo in merito all’esito delle analisi sui campioni acquisiti”. La bestia fu quindi trasferita presso il negozio di Chiavari dove venne macellata e venduta. Dopo alcuni giorni però, le analisi effettuate dall’Istituto zooprofilattico di Cuneo dimostrarono che alla vitella era stata somministrata un’elevata dose di corticosteroide (circa 8,4 mg/l ) vietato dalla legge. L’intero allevamento venne posto sotto sequestro ma l’animale venduto a Chiavari era intanto già stato posto al consumo.
Il veterinario che ha testimoniato questa mattina in aula, ha dichiarato che piccole tracce di questo tipo di sostanze estrogene possono essere rilevate quando l’animale è sotto stress, mai però in quantità così rilevanti. La difesa dell’allevatore ha più volte ribattuto sul fatto che M.G. non era presente al momento del prelievo e che potrebbe esserci stato uno scambio di animale o di prelievo da parte dei veterinari. A prescindere però da quello che sarà l’esito del processo, appare chiaro che la legge che regolamenta la materia relativa alla somministrazione di sostanze proibite agli animali destinati al consumo, mostra delle evidenti lacune laddove consente i controlli sullo stato di salute degli animali, ma non impone all’acquirente un periodo di fermo, necessario all’ espletamento delle analisi di laboratorio, prima che le bestie vengano macellate e destinate alla vendita al pubblico.
Il processo è stato intanto rinviato al 31 gennaio per ascoltare altri testimoni e consulenti di parte
6 dicembre 2010