Attenzione ai commenti contro i colleghi, mai più critiche sui provvedimenti amministrativi. Stop ai selfie in sala operatoria e alle foto con pazienti riconoscibili. I dipendenti dell’Usl 6 Euganea da oggi dovranno controllare con attenzione quello che pubblicano sui social network, a meno che non vogliano andare incontro a un procedimento disciplinare o un’azione penale nei loro confronti.
Il nuovo codice di comportamento 2.0 è stato approvato con una delibera a firma del direttore generale, Domenico Scibetta, con il titolo “Linee guida per il rilascio di dichiarazioni ai media e per il comportamento sui social”. Qualche mese fa aveva suscitato scandalo la sfida lanciata via WhatsApp da un gruppo di medici e infermieri dell’ospedale San Bortolo di Vicenza per infilare l’ago più grosso nelle vene dei pazienti. All’indomani della segnalazione, il personale ha immediatamente chiarito che si trattava solo di uno scherzo. Davanti al cellulare o dietro lo schermo del computer, spesso, la linea che separa la goliardia dalla mancanza di rispetto è molto sottile.
Le chat di gruppo tra colleghi non sono certo una novità per nessuno, ma il rischio aumenta quando diventano terreno fertile per atteggiamenti scorretti. Facebook, Twitter e WhatsApp sono finiti nel mirino di via Scrovegni. Tutti i dipendenti dell’azienda sanitaria (amministrativi, operatori socio sanitari, infermieri e medici) dovranno sottostare al nuovo regolamento. Il codice recita: «Quando il dipendente accede, con un account privato, ad un social per interesse personale deve essere consapevole che può essere identificato come dipendente dell’Usl e, come tale, deve impegnarsi a mantenere un comportamento corretto. I profili non vanno mai utilizzati per dichiarazioni ufficiali o per la divulgazione di informazioni d’ufficio. Il dipendente pubblico resta libero di intrattenere rapporti con gli organi di stampa e di esternare il proprio pensiero sui social network a titolo personale, purché tali dichiarazioni non arrechino un danno di immagine all’amministrazione».
E, per quanto riguarda la pubblicazione impropria di foto, riporta: «Va considerato il delicato aspetto dell’utilizzo e la diffusione di immagini legate all’ambiente di lavoro che, se indebitamente applicato, può oltre che ledere l’immagine aziendale, essere fon- te di violazione dei sopracitati principi di riservatezza che possono generare richieste di risarcimento danni o essere sanzionate penalmente». Da poche settimane l’Usl Euganea ha attivato i canali social per rimanere in contatto con la cittadinanza: c’è la pagina Facebook ufficiale, l’account Twitter @Ulss_Euganea, il numero Whatsapp 3371694439 e l’indirizzo mail ildirettoretiascolta@aulss6.veneto.it. I profili sono gestiti da uno staff dell’Usl che deve rispettare le regole: «Quando il dipendente abilitato utilizza un account istituzionale, per ragioni di sicurezza, deve accedere al profilo per il tempo strettamente necessario alla pubblicazione degli aggiornamenti e deve essere evitata la navigazione su altri profili mentre si è connessi al profilo ufficiale, avendo cura di evitare l’attivazione di link pubblicati da utenti (followers) come commenti o contributi».
«Inutile, le regole ci sono già. Sono ben altre le urgenze»
«Inutile, le regole ci sono già Sono ben altre le urgenze». I sindacati giudicano inutile il nuovo codice per l’uso dei social network da parte dei dipendenti dell’azienda sanitaria padovana. «Il regolamento pubblicato dall’Usl Euganea è “di troppo” perché c’è già una normativa che regola il comportamento dei lavoratori della pubblica amministrazione», dichiara Giancarlo Go’, rappresentante della Cgil. «Se via Scrovegni è arrivata a dover redigere un codice vuoi dire che più di qualcuno violava la normativa vigente. Si tratta comunque di regole generali e bisogna capire quali sono i limiti. Un selfie in reparto con il collega, ad esempio, non deve essere un problema. Se un dipendente non viola il segreto professionale e non lede il buon nome dell’azienda, arrivare ad adottare sanzioni disciplinari è esagerato. Il personale sanitario può sentire la necessità di scaricare lo stress: è ammessa la battuta cinica all’intemo della chat tra colleghi, basta che non si vada oltre».
Ormai quasi tutti gli ospedali del Veneto sono sbarcati sul web per accorciare le distanze con i cittadini. «Oggi le aziende sanitarie e i relativi direttori sono presenti sui social network», spiega Fabio Turato, della Cisl, «la nostra sanità corte il rischio di essere messa alla gogna mediatica, senza tutele. Sul web basta un caso di malasanità per scatenare malumori e oscurare il buon lavoro fatto fino a quel momento. Il regolamento va a richiamare norme già scritte, è risaputo che i dipendenti sono responsabili di quello che dicono. Garantisco che il personale sanitario usa i social correttamente, con l’obiettivo di mantenere un buon clima in reparto anche dal punto di vista organizzativo».
Secondo i rappresentanti dei sindacati, i problemi della sanità sono altri. «È giusto che le norme sull’uso dei social network vengano rispettate dai dipendenti, ma credo che i direttori dell’Usl Euganea dovrebbero occuparsi di questioni più importanti», specifica Luigino Zuin della Uil.
«Sarebbe il caso che qualcuno verificasse il numero di dirigenti e come occupano il loro tempo. C’è chi, con la nuova organizzazione, rimane seduto in un ufficio e non sa cosa fare per tutto il giorno. Ho già assistito al fallimento della fusione tra Usl e Azienda ospedaliera: sono curioso di capire come andrà a finire questa volta», (e.f.)
Il Mattino di Padova – 22 gennaio 2017