Mai così secco in Veneto da quasi cent’anni a questa parte. Per trovare un novembre-dicembre altrettanto asciutto secondo l’Arpav bisogna tornare indietro al 1921, quando comunque caddero quantità di pioggia e di neve superiori al 2015 (a Padova 20 millimetri contro 13, a Belluno 5 contro 2), tanto da mettere a rischio non soltanto la stagione sciistica di questo inverno ma anche l’approvvigionamento idrico per la prossima primavera.
Ed inevitabilmente se le precipitazioni crollano, le polveri sottili si impennano, al punto che alcuni Comuni hanno deciso di vietare i falò, facendo insorgere il governatore Luca Zaia: «L’inquinamento non è certo colpa dei Panevin, giù le mani dalla tradizione».
I divieti sono stati emessi nel Trevigiano, una delle province dove il rito del 5 gennaio è maggiormente sentito. A Pieve di Soligo, Cappella Maggiore, Fregona e Sarmede sono state emesse ordinanze che puntano a ridurre le fonti di emissioni ammettendo solo pire dal «carattere aggregativo e collettivo opportunamente divulgato al pubblico», con altezza e diametro massimi di 5 metri, prive di fogliame ed aghi verdi e comunque regolarmente autorizzate entro il 31 dicembre, pena una multa da 80 a 480 euro. «Di fatto nel mio paese consentirò solo due Panevin – dice Mariarosa Barazza, prima cittadina dem di Cappella – garantendo la tradizione nel rispetto della salute, che per me va al primo posto». Anche per il Movimento 5 Stelle, che a Vittorio Veneto ha chiesto di introdurre per i falò in deroga «il diritto di rivalsa del Comune nei confronti degli organizzatori», a cui addebitare il costo dell’eventuale sforamento delle Pm10 (contro l’emissione di fumo a Cordignano i botti saranno permessi solo la sera di San Silvestro dalle 22 all’1.30).
Timori eccessivi secondo Zaia. «Gli esperti della Regione – afferma – mi dicono che è scientificamente dimostrato che i falò di legna determinano emissioni enormemente inferiori rispetto al traffico stradale e al riscaldamento domestico. Non possiamo scaricare sui Panevin, che si tengono una volta l’anno per tre o quattro ore, le colpe dello smog. Tanto più perché ne va della nostra identità veneta. Spegnere i fuochi nelle borgate in favore di un solo ritrovo comunale sarebbe come chiudere i capitelli e costringere tutti a pregare nella chiesa centrale: non si fa». Di certo non lo farà il leghista, che alla vigilia dell’Epifania sarà in tour a Soler di Fontanelle e in Borgo Malanotte a Tezze di Piave, prima dell’immancabile accensione politico-divinatoria ad Arcade.
Anche a San Donà di Piave, comunque, non è escluso il bando ai Panevin, se non saranno sufficienti le limitazioni all’uso di termosifoni, caminetti e stufe a pellet e l’obbligo di spegnere il motore dei veicoli in sosta, misure adottate ormai in 17 Comuni della Città Metropolitana, che domani torneranno a sedersi al tavolo tecnico per decidere se imporre una giornata di blocco del traffico. L’idea è di allinearsi a quanto stanno facendo le altre città metropolitane del Nord per rendere il più efficace possibile lo stop alla circolazione a livello di pianura Padana. I tempi tuttavia stringono, a Milano il sindaco ha stabilito tre giorni senz’auto a partire da domani e non è detto che le 44 amministrazioni riescano a organizzare controlli dei vigili e segnaletica in poche ore.
Pure il Comune di Padova ha deciso di correre ai ripari, allungando di tre ore e mezza la durata del blocco giornaliero dei veicoli «no kat» e riducendone di una settimana la sospensione natalizia. Così dal 4 gennaio al 15 aprile, i mezzi a benzina euro 0 e 1 e quelli a diesel euro 0, 1 e 2 non potranno circolare all’interno dell’intero territorio cittadino, tranne che lungo l’anello delle tangenziali e nella zona industriale, dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 19,30. Il divieto, inoltre, sarà in vigore tutti i giorni della settimana, non più soltanto dal lunedì al venerdì.
I provvedimenti attuati nelle varie province e nelle città capoluogo saranno poi portati al vertice fissato per il 30 dicembre dalla Regione, che però non è affatto intenzionata ad indicare una linea comune. «Il nostro compito – spiega Gianpaolo Bottacin, assessore veneto all’Ambiente – è di diffondere le informazioni tecniche e favorire il confronto fra le diverse esperienze, ma le scelte spettano ai sindaci sulla base delle specifiche caratteristiche dei loro territori. Perché vietare il traffico in tutto il Veneto, se la centralina di Belluno non registra sforamenti?».
Il Corriere del Veneto – 27 dicembre 2015