“È una vicenda vecchia che si trascina dalla legge di stabilità del 2014 che introdusse il blocco dell’erogazione delle liquidazioni, solo per i dipendenti pubblici, al maturare del diritto di percepirle. Si decise che l’erogazione avvenisse con una rateizzazione di fatto in tempi superiori a tre anni dalla data di inizio del pensionamento”. Una situazione da superare secondo il segretario del sindacato Pina Onotri che minaccia anche azioni legali.
“Il ritardo nell’erogazione delle liquidazioni per i dipendenti pubblici e per la dirigenza medica è inaccettabile. Siamo contrario a questo blocco e chiediamo a tutti i sindacati del pubblico impiego di condividere un percorso di cambiamento, costruendo, un’alleanza con i cittadini, per ottenere, al più presto, miglioramenti necessari. Occorre un coinvolgimento della politica che non può rimanere sorda al grido di allarme dei dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale e di tutti coloro che operano nel sistema pubblico”, a sottolinearlo oggi in una nota è Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI.
“È una vicenda vecchia che si trascina dalla legge di stabilità del 2014. Il Governo di allora – spiega – decise alcune misure emergenziali per ridurre il dissesto delle finanze statali e per rimanere nei parametri finanziari del bilancio dello Stato imposti dalla UE a tutti gli stati membri. Tra queste misure fu introdotto il blocco dell’erogazione delle liquidazioni, solo per i dipendenti pubblici, al maturare del diritto di percepirle. Si decise, infatti, che l’erogazione avvenisse, come avviene ancora oggi, con una rateizzazione di fatto in tempi superiori a tre anni dalla data di inizio del pensionamento. Nel lavoro privato non fu introdotta nessuna limitazione di questo genere”.
“Per la categoria dei medici del SSN, sia in convenzione, sia in dipendenza, la situazione è divenuta ormai inaccettabile: oltre al ritardo nel rinnovo dei contratti ed agli aumenti salariali inconsistenti, vi è un insostenibile aggravio delle condizioni di lavoro che sta determinando un diffuso burnout difficilmente sanabile, con inevitabili ripercussioni sulla qualità dell’assistenza erogata, come ormai è sotto gli occhi di tutti”, aggiunge ancora la sindacalista.
“A fronte del disagio della categoria medica – incalza – si afferma una politica di progressivo indebolimento del SSN, ormai in fase autofagica. Siamo davanti all’ evidente disegno di lasciare al Servizio Pubblico solo le attività meno remunerative e tecnicamente più gravose, aprendo definitivamente la via al mercato mutualistico-assicurativo”.
“Nelle altre aree della Pubblica Amministrazione non va meglio. Da un lato – ripeende il discorso Onotri – si continua a penalizzare in modo iniquo la categoria dei lavoratori pubblici, impedendo la riscossione immediata (salvo i tempi tecnici strettamente necessari) della propria liquidazione accantonata negli anni mentre dall’altro si mantiene una evidente disparità di trattamento con il lavoro privato. Peraltro questa situazione, oltre ad erodere i risparmi accumulati da tante famiglie, impoverendole si ripercuote negativamente anche sull’economia generale che trae profitto dalla gestione di queste risorse”.
“Vogliamo proporre l’apertura di un confronto pan sindacale nel quale predisporre ipotesi di cambiamento, fra cui senz’altro la cancellazione dell’attuale periodizzazione annuale delle rate erogabili di TFS/TFR, riducendo i tempi di erogazione a massimo 3 mesi. Vogliamo reclamare l’erogazione del TFS/TFR con tempistica uguale per tutte le tipologie di pensioni, ed almeno l’abbattimento immediato degli interessi attualmente previsti per l’erogazione anticipata – prestito bancario – fondo credito INPS. In subordine riteniamo che i costi di questi interessi vadano messi a carico del bilancio dello Stato, in misura concorrente e da concordare (magari con una modalità del tipo Superbonus 100%” pensionistico)”, propone Onotri che conclude minacciando anche azioni legali “per l’esigibilità del diritto a percepire il TFS/TFR, secondo il principio dell’assenza degli elementi originari a base dell’iniziale legge, sulla incostituzionalità della disparità di trattamento dei lavoratori pubblico/privato e tra le diverse tipologie di pensioni nel settore pubblico con il conseguente danno economico per una parte di essi”.