La percentuale massima di Ape volontaria che potrà essere chiesta oscillerà da un minimo del 75 a un massimo del 90% in relazione alla durata dell’anticipo, mentre l’importo minimo dovrà essere di almeno 150 euro. La partenza dell’anticipo, però, potrebbe slittare rispetto al 1° maggio, perché si sta ancora lavorando alla piattaforma informatica che dovrà gestire il tutto. Sono, queste, alcune delle indicazioni emerse ieri nel corso del convegno «Tuttolavoro», svoltosi nella sede milanese del Sole 24 Ore. Stefano Patriarca, consigliere economico dell’unità di coordinamento della politica economica della presidenza del Consiglio dei ministri, ha sottolineato che l’Ape non è un anticipo pensionistico, ma un anticipo finanziario a garanzia pensionistica, sottolineando così che non si tratta di andare prima in pensione, ma della possibilità di avere un reddito ponte da 63 anni fino alla maturazione del requisito anagrafico per l’assegno previdenziale di vecchiaia. Anticipo che poi sarà restituito in rate mensili per 20 anni a partire dalla decorrenza della pensione vera e propria.
I limiti dell’Ape volontaria
Rispetto a quanto già conosciuto finora, l’identikit dell’Ape si aggiorna. Nuovo è il limite minimo di 150 euro mensili, così come quello massimo articolato in quattro fasce (finora ne erano state ipotizzate su tre). Si potrà chiedere:
il 75% della pensione netta se l’anticipo sarà di non meno 36 mesi;
l’80% per un periodo compreso da 24 a meno di 36 mesi;
l’85% per un periodo compreso da 12 a meno di 24 mesi;
il 90% per meno di 12 mesi.
Passa inoltre dal 29 al 30% del capitale il costo del premio assicurativo che servirà a rimborsare il prestito nel caso di premorienza dell’interessato. Confermati, invece, il tasso del 2,75% applicato sull’importo da restituire in 20 anni, così come la detrazione fiscale del 50% sulla quota interessi e sul premio, nonché la durata minima e massima, che oscilla tra 6 e 43 mesi. Inoltre la pensione, al netto della rata da restituire, non potrà essere inferiore a 1,4 volte l’assegno previdenziale minimo, cioè 702,65 euro quest’anno e la rata dell’Ape e quelle di eventuali altri prestiti non potranno superare il 30% della pensione.
Iter da completare
Tuttavia il debutto dell’Ape volontaria, previsto dalle norme il 1° maggio, è destinato a slittare. Infatti Marco Leonardi, consigliere economico della presidenza del Consiglio dei ministri, sempre a «Tuttolavoro», ha affermato che «l’Ape volontaria avrà tempi più lunghi, visto che non dipende solamente da noi, ma dai tempi dell’iter burocratico e da quelli che richiederà la costituzione di una piattaforma elettronica dove fare la richiesta». Il ritardo, comunque, potrebbe essere contenuto in circa 15 giorni: tecnici vicini al dossier, in giornata, hanno fatto filtrare che si sta lavorando per rispettare la scadenza del 1° maggio. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, invece, a margine del convegno “il welfare dei millenial” ha sottolineato che l’Inps ha fatto tutto quello che doveva fare, «abbiamo preparato tutto, compresi gli applicativi e il simulatore», ma fino a che non ci sarà il Dpcm non si potrà operare.
Confronto con altri strumenti
Secondo Leonardi l’introduzione dell’Ape volontaria rappresenta un tassello importante sul fronte della flessibilità in uscita dei lavoratori, tanto più alla luce del fatto che «l’anticipazione dell’età pensionabile per tutti non è più possibile prima di tutto dal punto di vista demografico», ma i numeri delle persone che potranno essere coinvolte non è facilmente prevedibile. «Se possiamo ipotizzare che nei prossimi due anni l’Ape sociale potrà essere utilizzato da circa 50/60mila persone – ha chiarito Leonardi – per quella volontaria i numeri sono più difficili da valutare». Questo strumento costituisce comunque «un’opzione in più sul fronte della flessibilità, sussidiata dallo Stato, che determina un prestito che costa circa la metà rispetto a quanto dovrebbe pagare una persona per rivolgersi al mercato». Invece, rispetto al part time pre-pensione «l’Ape volontaria offre due vantaggi: si può chiedere quanta se ne vuole e le aziende possono contribuire a pagare il montante contributivo iniziale che aiuta ad abbattere o annullare il costo della rata. In tutti i Paesi del mondo, a partire da quelli europei, c’è la necessità di trovare degli elementi di flessibilità in uscita: se questa ipotesi del prestito funzionerà penso che potrà costituire un buon esempio».
Ape sociale
Tutto confermato, invece, per l’Ape sociale, l’anticipo, interamente a carico dello Stato destinato alle persone che si trovano in difficoltà o svolgono attività pesanti. Per questi ultimi verrà introdotta una modifica normativa che consentirà di aver svolto i sei anni di mansioni gravose negli ultimi sette anni e non negli ultimi sei, in modo da sterilizzare brevi periodi di inattività, come richiesto dai sindacati nell’ambito del confronto con il governo al tavolo pensioni.
Per l’accesso all’Ape sociale saranno previste delle finestre e l’assegno sarà liquidato tra settembre e ottobre per chi avrà presentato la domanda entro il 30 giugno e a fine anno per le domande successive, un meccanismo destinato ad essere applicato anche il prossimo anno.
Il Sole 24 Ore – 11 aprile 2017