Paolo Baroni. Aspettavano le nuove stalle provvisorie e qualche modulo abitativo ma a distanza di due mesi non hanno ancora visto nulla. E le nuove terribili scosse degli ultimi giorni non hanno fatto altro che aggravare la situazione. Tra Lazio, Marche ed Umbria ci sono centinaia di animali rimasti senza un ricovero, mucche da latte, vitelli, pecore e maiali che soffrono per la fame e il freddo.
Stalle, fienili e casolari sono lesionati, distrutti oppure inagibili. E come se non bastasse frane e smottamenti delle strade impediscono la distribuzione dei prodotti. Non si consegna più il latte e non si produce più formaggio ed è così che un’intera economia che vive di agroindustria va in tilt ed ora rischia di scomparire.
Ad Amatrice e Accumuli, in particolare, da domenica l’emergenza è peggiorata. Allevatori e agricoltori sono allo stremo. Ieri, fanno sapere dalla Coldiretti di Rieti, «i nostri uffici sono stati presi d’assolto da gente disperata. A causa della nuova onda sismica molte aziende sono rimaste isolate, altre sono senz’acqua e senza elettricità, altre ancora a causa del crollo dei fienili sono rimaste senza foraggio Non si riesce a sfamare gli animali e non si riesce nemmeno a mungere le mucche». Nelle altre zone la situazione non cambia. Spiega Giancarlo Flamini, che a Norcia alleva un ventina di vitelli da carne: «Dal 24 agosto la mia stalla è inagibile, eravamo in lista ma non si è visto nessuno e nessuno ci ha aiutato. Il nostro problema da domenica è l’acqua, e se non riesco a dar loro da bere gli animali muoiono tutti in meno di una settimana. Per ora sto usando dei recipienti con un po’ di gente di buon cuore che ci aiuta». A Filippo Palmieri finora la stalla era rimasta indenne. «Domenica si è accrocchiata – racconta – ed ora è un disastro. Ho 50 mucche che vanno munte, ma il sistema di mungitura è saltato perché manca la corrente elettrica. Stiamo col culo per terra e la Coldiretti dove sta? Nessun si interessa a noi. Questa è l’Italia!». Al suo fianco la veterinaria Emanuela Parretta conferma: «Ci sono le stalle inagibili e nessuno si pone il problema. Se si lasciano le mucche nel fango e nelle deiezioni alla lunga finisce che si rompono le zampe, oppure subentrano le mastiti perché non si riesce più a mungerle. Nella disperazione ci sono allevatori che sono pronti a vendere o a macellare, ma se lo fanno poi vivono?». Flamini a vendere metà dei suoi vitelli ci ha pure provato, ma l’affare è saltato. «Non ci sono le strade agibili e nessuno può venire a prenderli» spiega sconsolato. Alla Coldiretti rimandano la palla alle istituzioni. Nel mirino ci sono «tempi di risposta all’emergenza incompatibili con l’emergenza». «La situazione è persino peggiore di quella che avevamo ad agosto» sostiene il direttore della Coldiretti di Rieti, Roberto Scano. «Le ultime scosse hanno completato l’opera di distruzione e nelle campagne siamo alla disperazione».
Le stalle mai arrivate
Ma perché le nuove stalle non sono mai arrivate? Fernanda Cecchini, assessore regionale all’Agricoltura dell’Umbria, spiega che «nell’ambito del coordinamento tra le diverse regioni questo compito spettavano alla Regione Lazio». «Ho appena parlato col mio collega Carlo Hausmann – aggiunge – Capisco le proteste ma va detto che sono serviti 60 giorni per fare le gare e le buste delle offerte sono state aperte solo da poco». È vero che dalla prossima settimana inizierà la distribuzione delle nuove stalle «però – segnala Cecchini – nel frattempo le strutture inagibili rispetto ad agosto si sono decuplicate. Per questo con Hausmann stiamo cercando di far riaprire quella gara per evitare di aspettare altri due mesi».
La Stampa – 1 novembre 2016