di Paola D’Amico. Tutto pronto per i Crocoburger. A due mesi dall’apertura dell’esposizione universale lo Zimbabwe ottiene tutti i via libera per preparare il pasto a base di carne di coccodrillo annunciato nel suo sito e nelle locandine. L’intero stock per il quale era stata chiesta la deroga al consumo è arrivato al deposito nel Milanese venerdì. Mille chili.
Ma all’alba di ieri, il Paese che occupa uno spazio di 125 metri quadrati nel Cluster di Cereali e Tuberi ha chiesto di togliere i sigilli soltanto ad un piccolo quantitativo: 5 chilogrammi. Quanto basta per fare le prove di cottura e perché gli chef decidano come cucinare la carne, se grigliata o al forno.
Tolti i sigilli
Ufficialmente da venerdì prossimo al Cluster si potranno degustare i Crocoburger. Ma assaggi potrebbero essere già a disposizione dei visitatori anche prima.
I veterinari della Asl, che ieri hanno controllato i cinque chili di materia prima e tolto i sigilli dopo averne verificato l’integrità, hanno prescritto che la carne di coccodrillo sia consumata solo all’interno del Cluster. Nulla potrà uscire. E nient’altro potrà essere cucinato nella piccola cucina oltre al Crocoburger. Regole ferree Come quelle che lo Zimbabwe ha dovuto seguire per importare la materia prima, scavalcando di fatto l’unico Paese europeo, il Belgio, che diversamente avrebbe potuto rifornire le sue cucine ma a caro prezzo.
Come gli insetti
Il Belgio, infatti, ha per tempo derogato alla normativa europea sul novel food , autorizzando sul proprio territorio laboratori per il trattamento e lo stoccaggio delle carni esattamente come degli insetti. Lo scopo della partecipazione della Repubblica dello Zimbabwe a Expo, d’altra parte, è proprio mostrare gli sforzi compiuti in questi anni per affrontare il problema della sicurezza alimentare. Le partite di coccodrillo dal punto di stoccaggio sono poi transitate dalla ditta autorizzata ad hoc in Italia per la preparazione. Il Crocoburger sarà servito al costo di 15 euro con la bibita tipica (Baobab) preparata però anch’essa a Milano con uva italiana. Il «made in Italy» sul filetto e sulla bibita viene esibito dagli ospiti del Cluster come una conquista. Così come il coccodrillo, unico prodotto dopo il pesce palla del Giappone ad aver fino ad oggi superato deroghe e controlli.
5 luglio 2015 | corriere.it