Queste strutture sono chiamate a operare sinergicamente. In questo scenario, in occasione del formidabile evento pandemico di Covid-19, l’Oms ha lanciato il 30 gennaio 2020 l’allarme di PHEIC (Public Health Emergency of International Concern), i vari Cdc nazionali hanno raccolto ed elaborato i dati epidemiologici e le strutture sanitarie territoriali hanno attuato le direttive rivolte alle prevenzione (isolamento, quarantena, lockdown, dispositivi di protezione individuale) e all’assistenza (rimodulazione dei reparti ospedalieri e organizzazione di presidi sanitari territoriali).
Negli ultimi 100 anni abbiamo dovuto fronteggiare diversi eventi pandemici: dall’influenza “spagnola” del secondo decennio del 20° secolo, all’influenza “asiatica” degli anni ’50, all’Aids degli anni ’80, alla Covid-19 degli anni 20 del 21° secolo. Altri grandi eventi, potenzialmente oggetto di PHEIC (Ebola in primis) invece non sono usciti dal focolaio di origine, a causa degli estremi livelli di letalità che, paradossalmente, ne hanno ostacolato la diffusione.
Ora, il 5 maggio 2023, il Comitato di emergenza dell’Oms ha dichiarato che la Covid-19 non è più oggetto di PHEIC, cioè non è più tale da richiedere risposte coordinate di sanità pubblica a livello internazionale, che infine può essere gestita come realtà endemica a livello nazionale, in primis mediante l’attuazione di campagne di vaccinazione coordinate anti-influenzali e anti-coronavirus.
All’annuncio è seguito un respiro di sollievo. Tuttavia dobbiamo avere coscienza che nuove pandemie ci aspettano in futuro, non sappiamo quando ma ne abbiamo certezza. È necessario quindi non farsi trovare impreparati come purtroppo è stato di fronte alla pandemia Covid-19. L’Oms preconizza l’istituzione di un GHEC (Global Health Emergency Corps), cioè l’istituzione di una sorta di Servizio di protezione Civile internazionale esteso alla Sanità, che classifichi le pandemie alla stregua degli eventi naturali catastrofici (alluvioni, incendi, terremoti). Questo comporta l’elaborazione e l’aggiornamento di Piani nazionali pandemici che prevedano l’organizzazione di una rete sinergica di strutture centrali e territoriali, con compiti ben definiti e standardizzati, con simulazioni di interventi (sull’esempio dei vigili del fuoco) e, ovviamente, dotati di adeguati finanziamenti.
Dobbiamo sollecitarne l’attuazione dimostrando di aver “imparato la lezione”, anche se si tratta di attività meno gratificanti e spettacolari, ma con la consapevolezza che un euro speso in prevenzione ne risparmia 10 di assistenza in emergenza.
La comunità scientifica internazionale, con varie iniziative, avverte i governi che nuove pandemie avverranno con certezza. Una è alle porte, ampiamente annunciata, la pandemia da antibiotico resistenza sostenuta da germi MDR (Multi Drug Resistant) per la quale già si preconizza un livello drammatico di mortalità nel prossimo decennio. Anche qui il problema è di Salute Globale (Global Health). Investe il mondo animale (gli allevamenti) e l’ambiente (i cambiamenti climatici). Anche qui è necessario lavorare in sinergia fra istituzioni e strutture sanitarie ospedaliere e territoriali.
* Direttore Uoc Malattie infettive e tropicali- Arnas Civico-Di Cristina-Benfratelli, Palermo
** Professore Emerito di Malattie Infettive, Università degli Studi di Brescia
Il Sole 24 Ore sanita