Sul referendum costituzionale i sindacati confederali si sono espressi in maniera differente – la Cgil a favore del No, la Cisl per il Sì, la Uil per la libertà di voto degli iscritti – ma archiviata la consultazione, di fronte alla crisi di governo tutte e tre le sigle condividono la stessa preoccupazione.
Il timore è che possa venire a mancare un interlocutore essenziale, per proseguire il confronto su una serie di temi importanti, in una fase particolarmente delicata per il Paese: dall’attuazione dell’accordo sulle pensioni demandato alla legge di Bilancio, all’apertura della “fase 2” del tavolo previdenziale dedicata ai giovani, all’avvio del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale della Pa che – dopo la firma dell’accordo quadro – attende per l’inizio del 2017 un atto di indirizzo del ministero della Pa all’Aran, alla gestione delle crisi aziendali con i vecchi ammortizzatori sociali e le nuove politiche attive.
Su tutti questi temi per Cgil, Cisl e Uil «anche con un altro governo non si deve tornare indietro». La segreteria della Cgil nel ringraziare i militanti per l’impegno per il No, si appella al «senso di responsabilità delle forze politiche» per la situazione economica, considerando le elezioni anticipate una «pericolosa fuga in avanti» e chiede che «il Parlamento verifichi il sussistere di una maggioranza politica in grado di assicurare un governo di responsabilità sociale».
Per la leader della Cisl, Annamaria Furlan «l’esito chiaro ed inequivocabile del referendum ha aperto uno scenario complesso», ma si sente «rassicurata dalla presenza autorevole del presidente della Repubblica Mattarella». Intervenendo al consiglio generale della Cisl, Furlan ha auspicato che continui l’«azione di dialogo e interlocuzione positiva avviata in questi mesi con le parti sociali per affrontare con la necessaria coesione sociale i gravi problemi del paese», ed appellandosi alle forze politiche ha aggiunto: «Occorre garantire la governabilità e la stabilità politica del Paese per evitare ripercussioni negative sulla crescita della nostra economia, per il sistema produttivo e per tutto il mondo del lavoro».
Preoccupato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, rivendica di aver posto l’accento sul fattore tempo, per raggiungere gli accordi con il governo prima del referendum: «Sono preoccupato – ha detto -. Avevamo detto che bisognava fare gli accordi prima del 4 dicembre e avevamo ragione. Immaginate oggi senza accordo quadro sul pubblico impiego e sulla previdenza per la flessibilità in uscita che cosa avremmo di fronte. Nessuno pensi di mettere mano a quegli accordi. Bisogna portarli avanti e realizzarli».
L’attenzione, in particolare, è rivolta al pubblico impiego, dove dopo sette anni di blocco della contrattazione, è stato raggiunto un accordo quadro per destinare con il nuovo Ccnl 85 euro a regime: «Un accordo è stato fatto e questo è un punto di chiarezza per il governo attuale e per un possibile futuro governo», commenta Michele Gentile (Cgil).
Per i sindacati occorre evitare il rischio che l’avvio del negoziato possa essere rallentato o che un altro governo possa compiere scelte diverse sulle risorse da destinare al rinnovo dei contratti pubblici. Oltre alla questione economica si attende il Testo unico del pubblico impiego, con il superamento della legge Brunetta, e c’è l’impegno del governo sui precari. «Cambiano gli interlocutori ma non cambia il contesto né il valore di quell’intesa – spiega Maurizio Bernava (Cisl)-. Ci auguriamo che non venga qualche governo che magari pensa di farsi prendere dalla foga di rigore, dai venti europei regressivi. Insisteremo affinché ci sia coerenza con quell’accordo». Oggi si riuniranno gli esecutivi delle categorie del Pubblico impiego della Uil, per valutare l’accordo sottoscritto con il governo Renzi e le iniziative di sostegno: «Siamo impegnati a mantenere fermi i punti di questo accordo», sostiene Antonio Foccillo (Uil).
Giorgio Pogliotti – Il Sole 24 Ore – 6 dicembre 2016