In quattro anni cinquemila medici, duemila dirigenti non medici e oltre 8.500 operatori non medici sembrerebbero aver perso la fiducia nel sindacato. Una “fuga” che ha ridotto le deleghe delle organizzazioni rappresentative del 6,5% per i medici, del 14,5% per i dirigenti medici e di quasi il 3% per infermieri, tecnici e professioni sanitarie in genere. Difficoltà legate a pensionamenti, blocco del turnover e dei contratti che cominciano ora a farsi sentire. Nonostante questi fattori Fvm registra una sostanziale tenuta e aumenta la rappresentatività dello 0,45%. A perdere di più sono stati i grandi sindacati, quelli che con la riforma Brunetta hanno assorbito altre sigle. Leggi il comunicato Fvm.
I sindacati anche generalisti, che rappresentano più espressioni della stessa professionalità, ma nessuno in particolare, che hanno lasciato sul campo migliaia di iscritti a favore di quelli che finora erano i piccoli sindacati, vere e proprie nicchie di settore che spesso non comparivano neppure nella tabella della rappresentatività.
I dati Aran per le aree dirigenziali
I dati Aran su tutti i comparti
Per il triennio 2013-2015 (i contratti sono triennali dopo la riforma Brunetta: la rappresentatività precedente era infatti 2008-2009) l’Aran ha appena pubblicato i risultati ufficiali della raccolta delle deleghe sindacali per medici e dirigenti e di deleghe e voti alle Rsu per il personale.
Tra i medici i primi due sindacati perdono iscritti: -1.259 l’Anaao e -366 la Cimo. Sostanziale tenuta invece, con pochi voti in meno (-30) per la Cgil e per la Federazione di medici e veterinari Fvm (-60), mentre aumentato, chi più chi meno, tutti gli altri. Con il massimo della federazione di medici del territorio, radiologi, patologi clinici psicologi e farmacisti Fassid (SIMeT, SNR, AIPaC, AUPI e SiNaFO: 951), seguita dai chirurghi, ginecologi, medici di base e di guardia medica Fesmed (Acoi, Aogoi, Sedi e Sumi: 761) e dai primari di Anpo-Ascoti-Fials medici che con 633 deleghe in più rientrano a pieno titolo nella rappresentatività (almeno il 5% di deleghe a livello nazionale) da cui nelle ultime tornate contrattuali erano rimasti ai margini. E con l’aumento della Uil medici che rientra nella rappresentatività dopo essere rimasta esclusa con l’ultimo contratto.
Dal punto di vista della percentuale di rappresentatività invece, vista la diminuzione generale delle deleghe e quindi la diversa incidenza sul totale, l’unico sindacato che mostra una flessione è l’Anaao – che resta tuttavia di gran lunga il sindacato maggiormente rappresentativo – che perde lo 0,32%. Guadagnano tutti gli altri dallo 0,29% della Cimo all’1,71% del Fassid, allo 0,45 di Fvm. Mentre il dato Aran che pubblica per gli anni precedenti solo i risultati dei sindacati che rientrano nei criteri di rappresentatività non permette di quantificare la percentuale di aumento della Uil.
Più evidente la situazione nella dirigenza non medica. Al primo posto c’è il Fassid che comprende nell’area i farmacisti del Sinafo e gli psicologi dell’Aupi. Secondo è l’Anaao che ha assorbito lo Snabi (biologi, chimici e fisici), nella precedente tornata contrattuale primo sindacato della dirigenza non medica. Ma i voti in generale si sono ridotti e l’area ha perso in assoluto il maggior numero di iscritti. Per il resto perdono tutti sindacati tranne Fedir sanità che guadagna 189 voti.
Anche in questo settore l’incidenza delle deleghe sulla rappresentatività sconta la diminuzione degli iscritti ai sindacati. Unica che perde infatti – ma solo lo 0,01% – è la Cisl, mentre chi guadagna di più è Fedir Sanità: +2,23%. Naturalmente non è possibile calcolare l’aumento percentuale di rappresentatività di Anaao e Fassid, assenti dalla precedente tornata contrattuale con queste sigle congiunte.
Infine il comparto. La perdita di deleghe, proporzionata al numero di operatori (circa 600mila), è ben più consistente. Si va infatti dai -9.945 della Cgil ai -526 della Fsi. Guadagna ben 3.893 iscritti la Fials e fanno il loro ingresso per la prima volta due sindacati rappresentativi della più numerosa professione sanitaria: gli infermieri. Arrivano infatti nella tabella della rappresentatività Nursind e Nursing up, sindacati appunto degli infermieri, mai stati rappresentativi in precedenza nella classifica che aveva accolto fino al 2008-2009 solo le confederazioni maggiori.
Situazione analoga rispetto ai voti ottenuti dalle Rsu, dove però a perdere oltre 9.500 voti è stata la Cisl, mentre si nota il risultato dei due nuovi sindacati degli infermieri che entrati per la prima volta in classifica si presentano con ben 17.696 (Nursind) e 14.669 (Nursign up) voti.
Dal punto di vista della rappresentatività, prendendo il valore medio deleghe-Rsu resta il predominio della Cgil, anche se il sindacato perde il 2,12% nelle deleghe e guadagna lo 0,22 nelle Rsu. Perde percentualmente la Cisl in entrambi i settori e nelle Rsu anche la Uil. Percentuale maggiore per la Fials nei due settori e lievissima flessione per la Fsi (-0,02 e -0,07 rispettivamente per deleghe e Rsu).
Stabili i sindacati dell’area convenzionata
Se l’area della dirigenza medica, come abbiamo visto, evidenzia una diminuzione del numero delle deleghe sindacali, ciò non si può dire per quanto attiene la medicina convenzionata che comprende la medicina generale, la specialistica ambulatoriale e la pediatria di libera scelta. Secondo i numeri forniti dalla Sisac (rilevazione al 1° gennaio 2012), quest’anno il totale delle deleghe per la medicina convenzionata (Medicina generale, Specialistica ambulatoriale e Pediatria) è stato pari a 61.060, in crescita dello 0,25% rispetto al 2011, quando il numero era di 60.902 unità.
Medicina generale. Iscritti in calo dello 0,5%. Nello specifico, l’Area della medicina generale, al 1° gennaio 2012 ha ottenuto un numero totale di deleghe pari a 41280, in calo di 215 unità, ovvero lo 0,5% in meno rispetto alle 41.495 rilevate nel 2011. Per quanto riguarda i sindacati maggiormente rappresentativi della medicina generale non si registrano modifiche significative. In testa c’è sempre la Fimmg con 26.489 deleghe nel 2012 (-0,3% rispetto al 2011) e con una rappresentatività di Area pari al 64,17%. A seguire lo Snami con 7.115 deleghe (lo 0,7% in meno rispetto al 2011) e una rappresentatività del 17,24%. Sul terzo gradino si conferma lo Smi con 4.982 deleghe (in calo del 2% rispetto al 2011) e con una rappresentatività del 12,07%. Ultimo sindacato ad aver raggiunto il 5% della rappresentatività è Intesa Sindacale che raggruppa le sigle Cisl medici, Fp Cgil Medici, Simet e Sumai-Assoprof vede crescere nel 2012 il numero delle deleghe dell’1,8% per un totale di 2.455 unità.
Specialistica ambulatoriale. Iscritti salgono del 2,5%. È l’unica Area con un trend di crescita. Nel 2011 erano state rilevate 12.334 deleghe, che sono diventate 12.651 nel 2012 con una crescita del 2,5%. Nello specifico dei sindacati in testa troviamo sempre il Sumai-Assoprof con una rappresentatività di area del 79,19 % e che nel 2012 ha registrato 10.018 deleghe, pari all’1,8% in più rispetto all’anno prima in cui erano 9.839. A seguire la Cisl Medici con una rappresentatività nel 2012 del 7,83%, pari a 991 deleghe (+4,2% rispetto al 2011). Sul terzo gradino del podio si conferma la Uil Fpl Federazioni Medici con 945 deleghe nel 2012 (+1,2% rispetto al 2011) e una rappresentatività del 7,47%.
Pediatria di libera scelta. Deleghe in lieve aumento dello 0,8%. Il sindacato con la maggiore rappresentatività di Area (77,01%) resta la Fimp che ha registrato 5.490 deleghe nel 2012 (in calo dell’1,4% rispetto al 2011). A seguire c’è sempre la Federazione Cipe – Simpef con 1.228 deleghe (-3% rispetto al 2011) e una rappresentatività del 17,23%. Al terzo posto invece, c’è una novità. Stiamo parlando dello Smi-Unp Federazione pediatri che ha superato il 5% della soglia minima per la firma dei contratti ,con i suoi 360 iscritti pari al 5,05% del totale dell’Area.
Indice di rappresentatività Dirigenza medico-veterinaria (area IV) periodo 2008-2009
Indice di rappresentatività Dirigenza medico-veterinaria (area IV) periodo 2013-2015
Dati Aran-Sisac su rappresentatività sindacale.pdf
LEGGI I COMMENTI DEI SINDACATI
L’Anaao: «Restiamo il primo sindacato»