Silvio Berlusconi si è dimesso: il passo indietro giunge alle 21.41 senza strappi rispetto a un copione ampiamente previsto. Consultazioni al via domenica mattina alle 9
Tutto come da copione, si diceva, con un’unica eccezione: una folla crescente che si raduna attorno ai luoghi simbolo della crisi, da Montecitorio al Quirinale, il teatro dell’epilogo del governo. Consultazioni al via domenica mattina alle 9. Nello stringato comunicato del Colle, reso noto a incontro concluso, arriva poi l’ufficializzazione dell’uscita di scena di Berlusconi. «Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto oggi alle ore 21 al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, il quale, essendosi concluso l’iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione dello Stato, ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il presidente della Repubblica, nel ringraziarlo per la collaborazione, si è riservato di decidere e ha invitato il Governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Le consultazioni del capo dello Stato si svolgeranno nella giornata di domani». Si comincia alle 9 con i presidenti delle Camere per chiudere alle 16.30 con il Pd e subito dopo, alle 17.15, con la delegazione del Pdl.
Prima l’ok alla legge di stabilità poi l’ultimo Cdm
Berlusconi varca il portone del Quirinale alle 20.57 con quasi trenta minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia diffusa dalla presidenza della Repubblica (l’appuntamento al Colle era fissato per le 20.30) e dopo un forcing pomeridiano cominciato a Montecitorio al termine del pranzo con il premier in pectore Mario Monti. Prima il via libera della Camera al Ddl stabilità, poi un Cdm alquanto movimentato – nel corso del quale, raccontano i ben informati, qualche ministro prova a convincere il premier a non mollare – e subito dopo l’ufficio di presidenza del Pdl per fissare la linea in vista delle consultazioni di domenica mattina al Quirinale: un sì condizionato al governo Monti solo per attuare il programma della lettera consegnata ai vertici Ue. Quindi, al termine di una giornata di fuoco, le dimissioni annunciate la scorsa settimana nell’ultimo colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
12 novembre 2011