Carabinieri del Nas nei Pronto soccorso del Veneto, dopo lo scandalo dei pazienti curati per terra nel polo di emergenza di Nola (Napoli), che ha portato alla sospensione di tre medici. Su disposizione del ministero della Salute, notificata la scorsa settimana a tutti i Nuclei antisofisticazione e Sanità d’Italia, i due Comandi di Padova (responsabile anche per Verona, Rovigo e Vicenza) e Treviso (competente pure per Venezia e Belluno) hanno iniziato i controlli lunedì.
Finora hanno passato al vaglio i Pronto soccorso e le farmacie degli ospedali di Rovigo, San Bonifacio, Treviso e San Donà, non rilevando alcuna criticità, e un po’ alla volta dovranno ispezionare gli altri 42 presenti nella regione.
I carabinieri sono chiamati a verificare lo stato dell’arte dei reparti di emergenza, monitorare le aree del Triage (bianca, verde, gialla e rossa) per appurare se denuncino problemi nell’organizzazione, nella logistica, nella dotazione di posti letto e barelle, verificare se l’organico sia rispondente al fabbisogno. Nelle prime quattro uscite i Nas hanno inoltre voluto conoscere il numero di accessi di ogni polo sotto la lente (secondo l’ultimo report della Regione sono circa 2 milioni all’anno gli utenti dei 46 Pronto soccorso del Veneto), in particolare nell’ultimo periodo, sapere se ci siano state segnalazioni inerenti carenze o disagi da parte del personale, controllare i tempi d’attesa per ottenere le cure. Secondo Palazzo Balbi il 100% dei pazienti in codice rosso accede subito alle prestazioni necessarie, mentre il 75% codici verdi e bianchi aspetta meno di un’ora. «Sul punto i carabinieri hanno intervistato i pazienti — spiega Antonio Compostella, direttore generale dell’Usl Polesana — per sondarne il livello di soddisfazione, poi riportato sul verbale finale e comprensivo della computa degli utenti in attesa e del codice di priorità loro attribuito al Triage. Il verbale relativo all’azienda da me guidata non denuncia criticità».
In totale i 46 poli di emergenza della regione contano 500 medici, 1200 infermieri, 300 operatori sociosanitari e 250 autisti delle ambulanze. Il Veneto è il capofila di uno studio condotto dall’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) — tra l’altro presieduta dall’assessore Luca Coletto — per l’identificazione di parametri standard utili a definire le dotazioni organiche adeguate per il personale del Pronto Soccorso. Criteri stabiliti in base al numero e alla tipologia di accessi.
Sul fronte invece delle farmacie ospedaliere, in queste ore sotto la lente contestualmente ai Pronto soccorso, il compito dei Nas è verificare se ci siano mancanze ingiustificate di prodotti, la loro data di scadenza, il rispetto delle indicazioni di conservazione, la corretta distribuzione. Anche in tal senso dall’esame accurato degli ospedali di Rovigo, San Bonifacio, Treviso e San Donà non sono venute alla luce mancanze o scorrettezze.
M.N.M. – Il Corriere del Veneto – 15 gennaio 2017