Le emergenze idro-potabili che interessano molte aree del nostro paese sono il risultato di complessi fenomeni esogeni al settore che esitano nell’’aumento delle temperature, nel perdurare di periodi di siccità e nella ricorrenza di eventi meteorici straordinariamente intensi. In considerazione di tali criticità il Ministero della Salute ha messo in atto, con il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, un deciso rinnovamento nell’approccio culturale prima ancora che di policy e normativain tema di acqua e salute
L’acqua è uno dei determinanti principali di salute e rappresenta l’elemento più fragile del pianeta rispetto ai cambiamenti ambientali e climatici in atto.
Gli impatti oggi evidenti sulla disponibilità e sulla qualità delle risorse idriche possono pregiudicare tutti i settori produttivi, in particolare la produzione primaria e alimentare, i servizi igienici e sanitari, la stessa sicurezza d’uso umana e animale.
Le emergenze idro-potabili che interessano molte aree del nostro paese sono il risultato di complessi fenomeni esogeni al settore che esitano nell’’aumento delle temperature, nel perdurare di periodi di siccità e nella ricorrenza di eventi meteorici straordinariamente intensi. Tali fenomeni possono interessare acquiferi vulnerabili, già alterati da inquinamenti storici o gravati da notevoli pressioni antropiche o nondimeno sistemi idrici dotati di infrastrutture e reti obsolete per carenza di adeguati investimenti strutturali e manutentivi.
In sostanza, i cambiamenti climatici esacerbano storiche carenze infrastrutturali e di governance dei sistemi idrici, per prelievi e dissipazioni delle risorse.
Desta preoccupazione lo stato di emergenza richiesto da sei regioni, per carenze idriche nel settore potabile oltre che agricolo, dove si è dovuto ricorrere anche a interruzioni e razionamenti della fornitura idrica, pregiudicando il principio fondamentale dell’accesso all’acqua. Aree e comunità, storicamente mai interessate da scarsità di risorse idriche, hanno dovuto subire limitazioni nella disponibilità e continuità della fornitura idro-potabile, come pure un misurabile degrado della qualità della risorsa.
Invero, stress climatici estremi possono avere impatti significativi sulla qualità degli acquiferi sotterranei e superficiali con fenomeni d’intrusione di acqua salina in falda, fioriture algali anche tossiche, drastiche variazioni della facies chimica e microbica, con accumulo di contaminanti, anche per una minore diluizione degli inquinanti stessi nelle falde. Anche le inondazioni impattano gravemente sui sistemi idrici con rischi elevati di contaminazioni microbiologiche e chimiche delle falde idropotabili e delle reti di distribuzione, oltre a danni infrastrutturali.
A fronte di dati generali che evidenziano elevati tassi di conformità delle acque potabili, rispetto ai requisiti di legge – con dati medi oggi vicini al 99.5% – sussistono criticità importanti ancorché circoscritte a talune aree del territorio nazionale. Recenti situazioni di crisi idropotabile sono state provocate a causa di sostanze non soggette a controllo ordinario, come il tallio in Toscana, i composti perfluoroalchilici (PFAS) in Veneto, i composti organo alogenati in Abruzzo, il cromo VI in diverse regioni dell’Italia settentrionale, l’uranio in alcuni acquiferi di origine vulcanica. In tali contesti emergenziali le istituzioni hanno attivato misure adeguate per tenere sotto controllo possibili rischi sanitari per le popolazioni esposte ma sussistono carenze nelle attività di prevenzione.
In considerazione di tali criticità il Ministero della Salute ha messo in atto, con il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, un deciso rinnovamento nell’approccio culturale prima ancora che di policy e normativain tema di acqua e salute.
Con l’adozione di un approccio di advocacy sanitaria e un processo orientato al potenziamento della prevenzione, è stata avviata una modifica del corpus legislativo che presiede alla qualità e sicurezza delle acque destinate al consumo umano, anche per effetto della Direttiva europea 2015/1787/UE, recepita con Decreto ministeriale del 14 giugno 2017. In questo percorso l’Italia gioca un ruolo importante, sia sul piano internazionale, che sul fronte interno, valorizzando il patrimonio di esperienze di metodologie ed expertise, che hanno consentito di assicurare, in generale, un buon livello qualitativo delle acque distribuite
I Piani di sicurezza dell’acqua
L’emanazione del DM 14 giugno 2017 segna un passo fondamentale per rafforzare la qualità delle acque a tutela della salute umana, tenendo conto delle indicazioni già consolidate in sede di revisione della direttiva 98/83/CE; infatti, la nuova norma nazionale intende superare i limiti del regime attuale di monitoraggio sulle acque distribuite, di tipo retrospettivo e basato sul controllo “al rubinetto” di un numero limitato di parametri, genericamente applicato a ogni sistema acquedottistico.
L’innovazione normativa, invece, prevede l’introduzione di un sistema integrato di prevenzione e controllo basato sull’analisi di rischio sito-specifica, estesa all’intera filiera idro-potabile, secondo i principi dei Water Safety Plans – WSP (Piani di Sicurezza dell’Acqua, PSA) proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, adottati in Italia come linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità-Ministero della Salute.
L’adozione di analisi di rischio, secondo il modello PSA, rappresenta pertanto scelta strategica nazionale per superare i limiti dell’attuale sistema di controllo sulle acque destinate al consumo umano, con le priorità d’intervento di seguito elencate:
– prevenire efficacemente emergenze idro-potabili dovute a parametri attualmente non oggetto di ordinario monitoraggio, quali ad esempio i PFAS o le microcistine, considerando ogni plausibile evento pericoloso nelle sorgenti, nella captazioni e nell’intera filiera idro-potabile, proiettato nello scenario alterato dai cambiamenti climatici in atto;
– aumentare la prevenzione di pericoli di contaminazioni chimiche, microbiologiche o virologiche, anche grazie a un potenziamento dei sistemi di monitoraggi on-line, early-warning e telecontrollo;
– ridefinire le zone di protezione delle sorgenti, secondo quando previsto dalla Direttiva Quadro sulle acque, e le “zone di approvvigionamento idrico”, attraverso l’identificazione aggiornata delle filiere idro-potabili, le connessioni tra esse, l’omogeneità delle acque in distribuzione e le aree geografiche/utenze servite; tale azione è anche indispensabile per ottimizzare la rappresentatività dei campionamenti/monitoraggi, in vista dell’applicazione del Decreto Legislativo 28/2016 sul monitoraggio della radioattività nelle acque;
– potenziare la condivisione d’informazioni e di dati, come espressione della dovuta diligenza, tra gli organi istituzionali che, per diversi ambiti di competenza, operano monitoraggi e protezione del territorio, come le Agenzie regionali per l’ambiente e le Aziende Sanitarie Locali, che possiedono conoscenze essenziali sui pericoli di contaminazione lungo l’intera filiera idro-potabile; questi comprendono, tra l’altro, elementi geogenici in contatto con l’acquifero, la sussistenza di discariche o di siti inquinati, gli sversamenti d’inquinanti, le contaminazioni a seguito d’incendi, i rilasci da attività agricolo-zootecniche , i siti minerari o militari, gli scarichi illeciti;
– disporre di un modello flessibile di analisi di rischio evidence-based mediante il quale, ove e per quanto necessario, adattare la resilienza dei sistemi idrici rispetto a trend e eventi climatici estremi e rafforzare il grado di protezione fisica di infrastrutture e risorse;
– consentire una partecipazione dei cittadini, più consapevole e attiva, migliorando la comunicazione in situazioni ordinarie e critiche e rinforzando, sulla base di evidenze, la credibilità degli enti territoriali e delle autorità sanitarie e ambientali di controllo;
– realizzare banche dati, costantemente aggiornate dai soggetti del territorio, in particolare dal gestore idro-potabile e dalle Agenzie regionali per l’ambiente, condivise con l’autorità sanitaria locale e centrale, sui sistemi idro-potabili e sul loro controllo che, secondo procedure armonizzate, possano alimentare una rete di sorveglianza rapida su base regionale e centrale, come pure l’informazione al pubblico tramite il portale nazionale sulle acque.
Assume un significato quasi simbolico la pubblicazione del decreto ministeriale 14.06.2017 che introduce i piani di sicurezza delle acque (WSP) in Italia, avvenuto nel giorno in cui la Sesta Conferenza ministeriale su ambiente e salute delle nazioni della regione europea dell’Organizzazione Mondale della Sanità (Ostrava, 13-15 giugno 2017) indica la necessità di integrare l’approccio WSP nelle politiche e nei regolamenti nazionali, come principi cardine di tutela della salute pubblica per la fornitura di acqua potabile sicura, attraverso la pianificazione e lo sviluppo di una road-mapnazionale, da declinare nei diversi ambiti territoriali.
Nelle intenzioni dell’autorità sanitaria centrale, presentate nell’ambito di un recente incontro con il Coordinamento Interregionale Area Prevenzione e Sanità Pubblica, l’introduzione obbligatoria dei PSA ai sensi del nuovo Decreto ministeriale sarà richiesta ai gestori idro-potabili e sottoposta all’approvazione dell’autorità sanitaria. Tuttavia il percorso normativo vede un orizzonte temporale di sette anni, comprendente una fase di due anni per le attività di formazione e definizione delle procedure e cinque anni per l’approvazione dei piani. Inoltre, questi dovranno essere sottoposti al riesame annuale da parte del gestore idro-potabile e rinnovati ogni 5 anni.
In ogni caso, il regime dei controlli ufficiali esterni resterà in vigore per garantire la verifica terza sull’efficacia del piano e, in continuità con l’attuale sistema, per fornire evidenza della qualità delle acque, nei punti in cui sono rese disponibili per il consumo umano.
I criteri e i metodi introdotti dal DM 14.06.2017– tra cui l’obbligo di accreditamento dei laboratori – saranno oggetto di definizione condivisa con le Regioni, alcune delle quali hanno già maturato importanti esperienze applicative dei piani di sicurezza. La condivisione della road-map di adozione e attuazione dei piani di sicurezza coinvolgerà altri stakeholder fondamentali, tra i quali il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Accredia e l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e i sistemi idrici (AEEGSI); quest’ultima, con notevole sincronia rispetto alle azioni di prevenzione sanitaria in corso, sta lavorando a una nuova delibera per la regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato..
In questo percorso ogni azione dovrà garantire il rispetto delle linee guida nazionali in sinergia con gli enti territoriali, per conseguire l’atteso potenziamento delle strategie di prevenzione per i sistemi idro-potabili, senza aggravi per i costi, prevedendo l’ottimizzazione delle risorse a tutela del consumatore e della sua salute, come dimostrano diverse esperienze in atto.
Tra le azioni essenziali per garantire l’efficacia del nuovo assetto normativo in corso di definizione, figurano il programma di formazione nazionale sui PSA e i criteri e metodi di approvazione dei PSA. Un piano formativo biennale è in fase di condivisione con le Regioni sotto l’egida OMS-ISS.
Il Ministero della Salute intende anche rafforzare il nuovo corso di prevenzione integrata nel settore acque con diverse iniziative sinergiche prevedendo tra i nuovi i LEA, la “mappatura delle fonti degli acquedotti”. Rilevante è poi l’implementazione del Portale Acque avvalendosi delle competenze dell’ISS e dei sistemi di ISTAT Direzione centrale per le statistiche ambientali e territoriali, per un’integrazione in tempo reale dei dati di qualità delle acque a disposizione dell’utenza, utilizzando i altri indicatori presenti nel modello di mappe interattive del portale di #Italiasicura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Una successiva azione del processo di rinnovamento del settore sarà l’impegno rivolto alla qualità dei materiali, oggetti, prodotti e mezzi di trattamento a contatto con le acque nell’ambito di tutta la filiera. Si tratta di un settore essenziale per la tutela della salute e per la protezione di produzioni di qualità in cui si registrano carenze normative importanti e su cui si prevede l’introduzione di un sistema di certificazione.
L’attualità e le prospettive sui molteplici temi della gestione e del controllo delle risorse idriche, la sicurezza e la qualità dell’acqua, la sostenibilità di uso e riuso, il corretto utilizzo, le connesse problematiche sanitarie, ambientali e sociali saranno oggetto di approfondimenti della Summer School sull’acqua che si terrà a Bari dal 2-6 ottobre a ridosso del Festival dell’acqua. La scuola, organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” con il patrocinio del Ministero della Salute, prevede un approfondito percorso formativo, attuale e prospettico sul tema delle acque.
Raniero Guerra
Direttore generale della Prevenzione sanitaria, Ministero della Salute
Aldo Di Benedetto
Dirigente Medico della prevenzione sanitaria, Ministero della Salute
Luca Lucentini
Direttore Reparto Qualità dell’acqua e salute, Istituto Superiore di Sanità
Per approfondimenti:
MINISTERO DELLA SALUTE
DECRETO 14 giugno 2017 – Recepimento della direttiva (UE) 2015/1787 che modifica gli allegati II e III della direttiva 98/83/CE sulla qualita’ delle acque destinate al consumo umano. Modifica degli allegati II e III del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31. (17A05618) (GU Serie Generale n.192 del 18-08-2017)
http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2017-08-18&atto.codiceRedazionale=17A05618&elenco30giorni=true
Rapporto Istisan 14/21- Linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plans. A cura di L. Lucentini, L. Achene, V. Fuscoletti, F. Nigro Di Gregorio e P. Pettine (2014).
http://www.iss.it/publ/index.php?lang=1&id=2844&tipo=5
20 settembre 2017 – Quotidiano sanità