La contrazione di fondi, unita all’estendersi del processo di globalizzazione, ai mutamenti climatici ed allo sviluppo o alla recrudescenza di agenti patogeni, conduce ad uno scenario pressoché simile in tutta Europa, dove i rischi legati alle malattie animali ed alla sicurezza alimentare sono sempre in aumento
Si è svolto a Roma il II Convegno nazionale dedicato alla ricerca veterinaria finalizzata alla salute pubblica. Protagonisti dell’evento tutti gli enti pubblici di ricerca su scala nazionale: Istituto superiore di sanità (Iss), ministero della Salute, Università e tutti i 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali (Iizzss) dislocati sul territorio.
Scopo dell’evento è stato quello di dimostrare come, attraverso un approccio integrato delle diverse discipline, si può fare ricerca partendo dalle realtà territoriali fino ad un’Europa senza confini. Come ha sottolineato Romano Marabelli, Capo Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti presso il ministero della Salute, possiamo affermare che la ricerca sanitaria sta attraversando uno dei periodi più bui ed interessanti degli ultimi anni. Il budget totale annuale destinato alla ricerca in sanità animale e sicurezza alimentare degli Stati Membri e Associati all’Unione europea si è aggirato, nell’ultimo anno, intorno ai 750 milioni di euro. Sebbene questa possa sembrare una signora cifra, stabile in riferimento agli ultimi anni, in alcuni Paesi assistiamo a tagli importanti dei fondi per la ricerca.
Questa contrazione di fondi, unita all’estendersi del processo di globalizzazione, ai mutamenti climatici ed allo sviluppo o alla recrudescenza di agenti patogeni, conduce ad uno scenario pressoché simile in tutta Europa, dove i rischi legati alla zootecnia, alle malattie animali, alle zoonosi ed alla sicurezza alimentare sono sempre in aumento. La risposta a queste problematiche, secondo il dott. Marabelli, è affidata alla scienza, motivo per cui la ricerca giocherebbe un ruolo chiave nello sviluppo di politiche di controllo delle malattie e nella prevenzione finalizzata alla salute pubblica.
Tuttavia, altro freno allo sviluppo di una ricerca efficace è rappresentato dalle modalità di finanziamento dei progetti, spesso troppo frammentate e divise tra Stati Membri, Stati Associati e Commissione europea. All’interno degli Stati Membri c’è poi un’ulteriore frammentazione nell’utilizzo dei fondi, che coinvolge Ministeri e Cnr, includendo ancora troppo raramente il co-finanziamento di industrie private, zootecniche o alimentari. L’accesso ai finanziamenti destinati alla ricerca sanitaria nel nostro Paese è legato a programmi nazionali generali o a programmi molto meno visibili. La mancanza o la scarsità di coordinamento tra enti finanziatori porta, non di rado, ad una duplicazione degli sforzi in alcune aree ed alla noncuranza di altre. Migliorare il coordinamento fra queste attività è un passo strategico, l’unico che garantirebbe un sostegno efficace all’Ue. A questo scopo risulta logica la creazione di reti fra ricercatori, come Epizone o Med-Vet-Net, tanto volute e favorite dall’Unione europea.
In conclusione, Marabelli ha parlato del caso Italia. La nostra penisola, infatti, ha una peculiare organizzazione dei servizi veterinari pubblici, differentemente da quanto avviene negli altri Stati Membri. La veterinaria pubblica, nel nostro Paese, è affidata a strutture sanitarie, dipendenti dal ministero della Salute e non dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali, come invece accade nel resto d’Europa. Siamo, per questo motivo, un caposaldo in materia di sanità e benessere animale, nonché nel campo della sicurezza alimentare.