In pieno “fitness check” della normativa UE sulla sicurezza alimentare, il negoziato commerciale con gli USA rischia di compromettere i nostri standard. Proprio mentre la Commissione svolge esercizi centrali per migliorare la sicurezza alimentare europea (tra cui l’analisi di impatto del Regolamento 178/2002, “Fitness Check”; la revisione del pacchetto igiene e del sistema dei controlli ufficiali; la revisione del materiale di propagazione vegetale, solo per indicarne alcuni), uno dei principali driver – le forze politiche di mercato- cioè i negoziati commerciali- in particolare tra Europa ed USA, getta benzina sul fuoco.
Minacciando semmai di allentare le norme sulla sicurezza alimentare tanto faticosamente costruite nel tempo.
Cosa è la TIIP?
Stando alla stampa (quella poca che se ne è occupata, o è riuscita a farlo: il tema è molto tecnico e abbastanza segretato) il Trans-Atlantic Trade and Investment Partnersip (questo il nome roboante ufficiale di una serie di negoziati su varie categorie di prodotti, incluso il cibo), rappresenterebbero un rischio fatale per l’agricoltura di qualità UE, nonché per i cittadini europei. Che gli USA siano decisamente più permissivi su tante questioni di sicurezza alimentare non è nuovo. Ma che l’Europa rischi di buttare a mare gli investimenti in un modello di sviluppo diverso in nome della presunta armonizzazione di norme tecniche e sanitarie è perlomeno questionabile.
La stessa scarsa pubblicità dei negoziati ha finito per creare una cortina fumogena evidente: il cibo in particolare sarebbe uno dei temi più nascosti. E alcuni (Corporate Europe Observatory, Ong attiva a tutela dei cittadini) hanno chiesto da tempo- ma apparentemente senza risposta- informazioni alla Commissione. La Commissione ha cercato di rispondere con diverse iniziative anche sui social media per “ri-avvicinarsi” ai cittadini. Pubblicando undocumento in cui risponde alle critiche che stanno filtrando.
La motivazione ufficiale dei TTIP ovviamente è aumentare il libero scambio e così la “ricchezza delle nazioni”. Ma c’è chi critica gli studi di valutazione sui benefici del negoziato: studi non certo indipendenti. Infatti, il rapporto del 2013 con cui la Commissione Europea plaude al negoziato sarebbe stato redatto dal Center for Economic Policy Research (CEPR), finanziata da banche e il cui presidente -Guillermo de la Dehesa-, ha lavorato per Coca Cola.
A maggio 2013 20 tra i principali attori dell’agribusiness mondiale hanno esposto i propri commenti al governo federale USA, con precise richieste di lobby. Quali i punti caldi? La lettura che ne dà il sito della Commissione Europea è abbastanza indiretta. Stando allo IATP (Institute for Agricolture and Trade Policy) se ne elencano una decina: altri se ne ritrovano sulla stampa. Qui una sintesi dei più critici per l’agroalimentare italiano.
Carne: abilitare antibiotici e sostanze di trattamento
Gli Usa vorrebbero che anche in Europa venissero usati cloro (già valutato sicuro da EFSA) sulle carcasse di pollame e acido lattico su quelle di maiale. In questo modo il fortino Europa dovrebbe aprirsi alle importazioni dagli USA di animali allevati in condizioni disumane e certamente al di fuori degli elevati standard di benessere animale. EFSA nei suoi pareri ha dichiarato “improbabile” lo sviluppo di resistenza antibiotica a tali soluzioni. Ma è evidente che non è esclusa. Ed il Parlamento Europeo aveva approvato l’uso di acido lattico sulle carcasse bovine nel 2012. Non solo: gli USA vorrebbero che l’Europa riaprisse l’uso di antibiotici come promotori della crescita. Bandito da anni in Europa (dal 2006, in base alla direttiva 2003/89), è una realtà negli USA. Nonostante un timido tentativo della Food and Drug Administration negli anni scorsi di “copiare” l’Europa, alla fine stanno prevalendo gli interessi di Big Food. In ogni caso, il 18 dicembre 2008 l’Unione Europea ha negato la possibilità di importare pollame trattato (Pathogen Reduction Treatments, PTR) con 4 diverse sostanze peraltro valutate da EFSA.
Ractopamina in alimentazione suina
Altro tema controverso, l’apertura sulla ractompaina come promotore nella crescita nei suini (qui avevamo spiegato le difficoltà: EFSA non sarebbe riuscita a fissare una dose sicura). Bandita in oltre 160 paesi (dal 1996 in Europa), mima ormoni dello stress e guarda a caso sarebbe commercializzata dai soliti giganti dell’agribusiness USA. Gli studi che la hanno autorizzata negli USA sono pochissimi e non possono costituire una seria base di valutazione scientifica.
OGM: accelerare approvazione
Gli industriali USA chiedono una approvazione in una sola volta dei vari tratti geneticamente modificati presenti nelle colture. In Europa, EFSA procede alla valutazione di singoli tratti con tempi necessariamente lunghi. La U.S. Grain Association vorrebbe infatti una più rapida adozione scientifica e quindi commerciale degli OGM.
Sottoprodotti animali nei mangimi e nel cibo
La American Feed Industry Association, che rappresenta il settore mangimistico, mette in discussione la normativa europea che dagli anni 90proibisce la somministrazione di proteine animali ad altri animali , in ragione del fenomeno della mucca pazza. Lo stesso uso delle Proteine animali Trasformate (PAP) in Europa è fortemente limitato. Solo di recente si sta aprendo alla possibilità di un uso di PAP di non ruminanti per pesci (dal primo giugno 2013, regolamento 68/2013); e poi di PAP di pollame per suini e di suini per pollame.
Animali clonati e progenie
Se la UE vuole impedire l’ingresso di discendenti di cloni, gli USA stanno impugnando .. la impossibile tracciabilità degli stessi. Per ben due volte nel giro di due anni la Commissione ha consultato le parti interessate (tra cui agricoltori) per capire la sensibilità degli europei in materia. Coldiretti ha risposto, sottolineando la contrarietà degli allevatori italiani e dei consumatori alla clonazione e al commercio di cloni.
Benessere animale
Gli USA chiedono inoltre di allentare le regole sul benessere animale, in particolare e la National Milk Producers Federation vorrebbe abbattere il criterio del conto delle cellule somatiche (che in base alla normativa europea, non devono superare un certo numero pari a 400.000 (reg. 853/2004 della Commissione) indice di stress delle mucche. E di mastite. Anche le norme sulla stabulazione suina del 2013 – che prevede spazi più ampi di allevamento- sono al centro del negoziato. Oggi sono necessari almeno 0,65 metri quadrati per maiali da ingrasso e 2,25 metri quadrati per le scrofe.
Principio di precauzione.
E’ un tema ombra, ma assai rilevante per il processo di gestione del rischio. In particolare si vorrebbe che gli standard di sicurezza USA venissero equiparati a quelli europei. “Sviluppi tecnologici recenti o non previsti” non dovrebbero essere usati per bloccare le esportazioni americane. In base alle dichiarazioni dell’ American Meat Institute, “ Esistono disparità strutturali nei sistemi normativi delle due economie (ndr USA ed Europa) circa la sicurezza alimentare e la gestione del rischio in agricoltura. Queste differenze pongono seri rischi ad ogni seria armonizzazione normativa nel settore e devono essere affrontate dai negoziati TTIP al fine di liberare tutto il potenziale economico della relazione commerciale.
I due esempi più ovvi di disparità normative riguardano l’adozione del “principio di precazione “ europeo per valutare le tecnologie innovative e la sua accettazione di preferenze culturali o di altri “fattori legittimi “ come base per azioni normative (a restrizione, aggiungiamo noi).
Insomma: perché consentire ai cittadini di dire la loro, quando basterebbe il mercato (e quindi, consumatori raggirati, ingannati e turlupinati?)
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 22 maggio 2014