Alla fine, sui risultati definitivi del voto in Sicilia, hanno, in sostanza, avuto ragione gli exit poll della notte precedente che consegnavano la palma della vittoria a Nello Musumeci con a distanza di circa 5 punti Giancarlo Cancelleri. Salvo una breve fibrillazione provocata dall’annuncio di apertura dello speciale Gr1 delle 8 di ieri mattina che, a pochi minuti dall’inizio dello spoglio, riferiva della prima proiezione sui dati del Viminale dando il candidato del centrodestra e quello dei 5 Stelle appaiati al 34 per cento. Ma bastavano pochi minuti, con l’arrivo delle successive rilevazioni, per osservare la crescita del distacco tra i due concorrenti che alla fine avrebbe visto Musumeci al 39,8% e Cancellieri fermarsi al 34,7%. Seguivano a notevole distanza, con il 18,7% il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari che, da terzo arrivato e con la sua lista personale al di sotto dello sbarramento del 5%, resta fuori dall’Assemblea regionale e annuncia di voler tornare al suo incarico di rettore dell’Università di Palermo. La cattiva performance complessiva delle sinistre – con la lista del Pd che col 13% resta al di sotto anche dello scarso risultato del 2012 – veniva confermata dalla quarta posizione di Claudio Fava che personalmente raggiungeva il 6,1% dei consensi ma doveva soffrire un bel po’ prima di vedere la sua lista i Cento passi superare di un soffio la fatidica soglia del 5 per cento che ha consentito a esponenti della sinistra sinistra di rientrare all’Ars dopo dieci anni di assenza.
LE POSIZIONI
I grillini, che hanno tenuto fino all’ultimo accesa la speranza di un sempre più improbabile sorpasso, sembrano consolarsi parzialmente con la conquista della posizione di primo partito dell’isola, con la lista del Movimento che raggiunge il 26,7% ma che in realtà lascia con l’amaro in bocca tutto il vertice pentastellato dopo una campagna elettorale condotta ventre a terra per diverse settimane. La reazione dello sconfitto Cancelleri non è neppure di molto fair play nei confronti di Musumeci quando dichiara di non aver chiamato per complimentarsi il neopresidente dell’Ars e che non intende farlo perché, «altrimenti dovrei chiamare tutti coloro che sono i veri vincitori come i Genovese, i Cuffaro e quanti sono i protagonisti di una vittoria contaminata dagli impresentabili e dalla complicità dei media nazionale». Accusa, questa sugli impresentabili che, assieme a quella sul rischio di brogli, è stata agitata frequentemente dai grillini nel corso della campagna. E ripresa ieri da Cancelleri anche alla luce del boom elettorale del ventunenne candidato di Forza Italia Luigi Genovese che, a Messina, da figlio d’arte del padre Francantonio, ex Pd oggi FI, sentenziato a 11 anni di carcere nel processo sui corsi di formazione che ha visto la condanna anche della moglie e di altri parenti, ha messo insieme quasi 20 mila preferenze.
Con la vittoria del centrodestra entrano all’Ars, oltre allo stesso Musumeci, gli altri sei componenti del suo listino, tra i quali il commissario di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè. Mentre tra gli esclusi eccellenti deve dare l’addio all’Assemblea Giovanni Ardizzone, presidente uscente del Parlamento regionale, assieme a tutti i candidati della lista alfaniana di Alternativa popolare che non ha superato la soglia del 5 per cento. Notevole, invece il successo della lista Sicilia Futura dell’ex ministro Salvatore Cardinale che con il suo 6% entra di slancio all’Ars e, ancorché appartenente allo schieramento pro Micari, si accinge – per dichiarazione dello stesso Cardinale ad andare in soccorso di Musumeci qualora al neopresidente mancasse qualche numero per la maggioranza. «Faremo il nostro dovere di siciliani – ha detto l’ex esponente dc, poi ministro delle Comunicazioni nei governib D’Alema e Amato – senza prestarci a politiche del tanto peggio tanto meglio».
Ai grillini i voti pd e di ex astensionisti exploit forzista tra casalinghe e pensionati
Rispetto alle regionali del 2012 il candidato del M5S Giancarlo Cancelleri ha raddoppiato i suoi voti. Da dove vengono i suoi circa 300.000 voti in più in confronto a 5 anni fa? Stando ai flussi elettorali calcolati dalla SWG di Trieste Cancelleri ha fatto il pieno pescando un po’ ovunque ma soprattutto dal bacino, immenso in Sicilia, del non voto. Il 48% degli indcisi che nel 2012 decisero di non votare domenica ha scelto il candidato pentastellato. Che ha calamitato l’87% di coloro che lo scelsero 5 anni fa ma anche il 25% di chi votò l’allora candidato presidente del Pd Crocetta. Rivoli di voti (4 e 9%) sono arrivati anche dai due candidati 2012 del centrodestra, Musumeci e Micciché.
La tabella dei flussi spiega anche il successo di Nello Musumeci anche se il centrodestra 5 anni fa, presentandosi sdoppiato, perse clamorosamente pur prendendo nel complesso il 44% dei consensi e quindi qualcosina in più rispetto a quanto ha raggranellato quest’anno. Musumeci si è sostanzialmente ripreso quasi tutti i voti che raccolse nel 2012 unendoli al 56% di quelli che andarono alle seconda lista di centrodestra capitanata da Gianfranco Micchiché e al 19% di chi preferì Crocetta.
Micari ha perso perché si è ripreso meno della metà (il 45%) dell’elettorato che si coagulò intorno a Crocetta e ha attratto solo il 9% degli appartenenti all’area del non voto. Una quantità praticamente analoga a quella che ha attirato il candidato di sinistra Claudio Fava che si è preso pure il 10% di quanti votarono nel 2012 per Crocetta e il 10% di chi preferì le liste di centrodestra guidate da Micciché.
I SEGMENTI SOCIALI
Detto dei candidati presidenti, è molto interessante capire come si è spacchettata la società siciliana rispetto all’offerta politica del 2017.
Ebbene fra i risultati che più saltano agli occhi c’è il grande successo che il centrodestra ha raccolto presso due categorie classiche della constituency berlusconiana: pensionati e casalinghe. Secondo il carotaggio SWG Musumeci è stato preferito dal 42% delle casalinghe e addirittura dal 57% dei pensionati. Le percentuali ovviamente si riferiscono agli appartenenti delle due categorie che hanno scelto di recarsi alle urne perché in entrambi questi segmenti sociali l’astensionismo l’ha fatta da padrone avendo raggiunto il 69% fra le casalignhe e il 57% fra i pensionati.
La composizione del blocco sociale del centrodestra siciliano non è cosa da poco conto. Che fine hanno fatto le mitiche partite Iva? Fa impressione che i ceti più dinamici – imprenditori, commercianti, artigiani – siano divisi con percentuali analoghe (35%) fra centrodestra e M5S con una quota non secondaria (il 20%) collocata nel centrosinistra. «L’impressione – chiosa il direttore di SWG, Enzo Risso – è che la vittoria del centrodestra in Sicilia sia in qualche modo resistenziale. E’ come se quella parte politica sia riuscita a richiamare parte del proprio elettorato ma con pochi elementi di dinamismo».
E’ interessante osservare la composizione caleidoscopica dell’elettorato pentastellato. Per Cancelleri ha votato il 40% degli elettori a più alta scolarizzazione ma anche il 61% dei disoccupati (contro il 9% andato a Fava, il 12% a Micari e il 17% a Musumeci) e il 65% di chi si dichiara povero. E proprio il comportamento dei meno abbienti è molto significativo. Ben l’83% di questa categoria, pur essendo seduto sulla molla più potente della protesta, ha scelto di non votare. «I poveri non hanno votato o hanno scelto i pentastellati – commenta Risso – Questo vuol dire che la rabbia resta una delle spinte del Movimento ma questa forza ne segna anche una debolezza poiché anche in Sicilia, nella Regione più difficiòe del Paese, i 5Stelle non sono riusciti a penestrare nell’enorme area della rassegnazione. Per ora M5S non ha trovato la chiave per allargare il suo bacino naturale di consenso».
Il Messaggero – 7 novembre 2017