Originario del Trevigiano, preoccupato per la situazione economica, si è sparato nel suo ufficio e ha lasciato due lettere a moglie e segretaria
Il manager si è ucciso questa mattina all’interno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, lasciando una lettera di cui non si conosce ancora il contenuto. Pochi giorni fa era stato nominato il nuovo Cda dopo il sostegno del Vaticano per il risanamento della Fondazione.
Il cambio ai vertici della Fondazione Monte Tabor lascia una scia di sangue. La scorsa settimana era di fatto finita l’epoca di don Verzè, che aveva fondato il San Raffaele nel 1971 e che aveva come braccio destro proprio Mario Cal.
La situazione dei conti della Fondazione si era rivelata, nella ricostruzione fatta dalla società di revisione Deloitte, molto grave: circa 600 milioni di debiti commerciali, che potrebbero salire a quasi un miliardo di debito complessivo, e l’utilizzo per ripianare altri debiti di gran parte di un prestito da 165 mln ottenuto per sostenere la ricerca. In attivo il gruppo San Raffaele avrebbe invece un fatturato annuo che si aggira intorno ai 600 milioni e che in gran parte (oltre 400 mln) viene dalle degenze in convenzione pagate dalla Regione Lombardia.
Per salvare il San Raffaele era intervenuto direttamente il Vaticano, con l’ingresso di propri uomini nel CdA della Fondazione e in particolare di Giuseppe Profiti, presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, del giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e dell’imprenditore Vittorio Malacalza, con grandi interessi nel ramo immobiliare e vicepresidente di Pirelli. Il nuovo CdA ha inoltre chiamato all’incarico di amministratore delegato Enrico Bondi (ex ad Parmalat) e si dice voglia affidare nuovamente l’incarico di direttore generale a Renato Botti, allontanatosi proprio per contrasti con Mario Cal.
Un vero cambiamento epocale, che, secondo le analisi di stampa apparse nei giorni scorsi, avrebbe potuto comportare l’uscita di scena dello stesso Cal, insieme a Carlo Salvatori (Banca Monte Parma) e Ennio Doris (Gruppo Mediolanum). E che, soprattutto, aveva già prodotto un sostanziale cambiamento di ruolo di don Verzé: il fondatore aveva infatti conservato formalmente la presidenza, ma una nota del Cda dello scorso 11 luglio sottolineava che “tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione sono stati conferiti a Profiti”.
Il salvataggio del San Raffaele dovrebbe realizzarsi attraverso 200 milioni di euro dello Ior e il lancio di una charity internazionale per investimenti nel settore universitario della Fondazione, valutati in circa un miliardo di dollari in tre-cinque anni.
La Procura di Milano, e segnatamente il pm Luigi Orsi, aveva avviato nelle scorse settimane un protocollo civile per monitorare la situazione finanziaria della Fondazione. In quest’ambito, e dunque senza alcuna indagine penale in corso, Mario Cal era stato ascoltato in Procura lo scorso mercoledì.
Quotidianosanita.it – 18 luglio 2011
Crac San Raffaele, suicida Mario Cal: da Motta a braccio destro di don Verzè
ROMA – L’ex vicepresidente dell’istituto San Raffaele, il trevigiano Mario Cal, si è tolto la vita questa mattina. Nei giorni scorsi il braccio destro di don Luigi Verzè era stato ascoltato alla procura di Milano come testimone dal pm Luigi Orsi, in relazione al buco da quasi un miliardo di euro nei conti del gruppo ospedaliero.
Cal, 71 anni, originario di Lorenzaga di Motta di Livenza (Treviso), dove vivono ancora due fratelli, si è ucciso nel suo ufficio al San Raffaele, in via Olgettina, con un colpo di pistola. Arrivato alle 9, si è chiuso nell’ufficio, e poco dopo le 10 si è sparato alla testa con una calibro 38. Ad avvisare i soccorritori è stata la sua segretaria che è entrata subito nella stanza trovando l’uomo a terra in una pozza di sangue. L’arma è regolarmente denunciata perché l’ex vicepresidente del San Raffaele temeva aggressioni.
Qualcuno avrebbe rimosso la pistola usata da Mario Cal mettendola in un sacchetto. Per questo il pm titolare del caso, Maurizio Ascione, ha disposto accertamenti, anche per identificare chi ha spostato la pistola da dove era stata fatta cadere da Cal.
Mario Cal è decededuto alle 10.57 dopo vari tentativi di rianimazione, spiega Michele Carlucci, primario del pronto soccorso dell’azienda ospedaliera che ha letto un breve bollettino medico. Cal è arrivato al pronto soccorso alle 10.21 e «dopo ripetute manovre rianimatorie» è deceduto alle 10.57. Il primario del pronto soccorso parla di una «situazione immediatamente critica» che è precipitata dopo un periodo di stabilizzazione. Solo 36 minuti dopo il suo ricovero al pronto soccorso per Cal non c’è stato nulla da fare ed è stato decretato il decesso.
Cal, dimissionario dopo il cda della scorsa settimana, prima di togliersi la vita ha lasciato due lettere, dice il suo avvocato e amico Rosario Minniti. Almeno una è indirizzata alla moglie Pina che è giunta all’ospedale di via Olgettina ed è «disperata». L’avvocato ha riferito che la moglie di Cal «non si spiega questo gesto. Non ha avuto sentore, alcuna avvisaglia, anche perchè era un uomo forte». Un secondo biglietto sarebbe indirizzato alla sua segretaria: «Grazie di tutto. Perdonami Stefania». Il legale ha riferito che nemmeno le collaboratrici più strette dell’ex vice presidente del San Raffaele questa mattina si sono accorte delle sue intenzioni.
Cal non era indagato, viene ribadito sia in procura, sia dal suo legale. Minniti racconta che era «molto preoccupato per la situazione economica del San Raffaele, perchè non c’era più la liquidità per pagare i fornitori. Per me è un grande dolore perchè Mario Cal era un amico che ho sorretto nei momenti difficili, ma questa volta non ce l’ho fatta».
«La difficoltà del momento era per lui un pensiero costante, secondo me è stato per lui il crollo di un sogno, venerdì stavamo insieme ed era tranquillo, sono molto stupito, non credevo potesse succedere una cosa del genere – continua Minniti – I debiti si sono formati per gli investimenti per costruire ospedali e portare la sanità dove c’era bisogno, non c’è stata mala gestione ma piuttosto un’ottica non imprenditoriale. Era convinto di aver speso la vita per costruire ospedali, aveva parlato di voglia di superare il momento. Cal non ha nessun procedimento in corso, il patrimonio del San Raffaele vale tre volte i debiti che ha, la procura non c’entra con il suicidio, lui è stato ascoltato in un’inchiesta di tipo amministrativo e non penale». Il pm aveva aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato. Il magistrato è ora sul posto, insieme al procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati.
Il pm Luigi Orsi aveva avviato, sulla base della legge fallimentare, un protocollo civile per monitorare le condizioni finanziarie dell’ospedale. Venerdì scorso in una lunga riunione del cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, don Verzè, fondatore del gruppo, aveva fatto un passo indietro delegando al vicepresidente Giuseppe Profiti e al consiglio stesso tutti i poteri. Il piano di risanamento prevedeva un aumento di capitale da 200-250 milioni di euro necessario a ripianare le perdite (nel 2010 quelle dichiarate ammontavano a 60 milioni di euro) e a dotare il gruppo ospedaliero di mezzi freschi già a partire dal 2012.
Secondo la ricostruzione di Deloitte i debiti commerciali del San Raffaele sono di circa 600 milioni di euro, mentre è in essere un maxiprestito da 165 milioni di euro della Bei del 2007 per la ricerca e la didattica che in realtà è stato in parte (99 milioni) impiegato per chiudere finanziamenti preesistenti. Dall’analisi dei conti condotta da Deloitte emergerebbero anche ratei passivi sottostimati per 33 milioni, svalutazioni record di 54,9 milioni (al 31 dicembre).
Per il 22 luglio è convocato il consiglio di amministrazione, dopo l’insediamento dei rappresentanti del Vaticano e l’assunzione dei pieni poteri da parte di Profiti. Nella riunione si dovrebbe decidere il coinvolgimento di Enrico Bondi, ex ad di Parmalat, per il risanamento dell’azienda.
Gazzettino.it – 18 luglio 2011