Per affrontare la crisi si parte dalla delega sul Lavoro e dall’articolo 18 sul licenziamento dei lavoratori. E già si prepara la battaglia. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sta mettendo a punto il provvedimento che approderà al prossimo Consiglio dei ministri e il punto principale di questo testo è rappresentato proprio dalla richiesta della Bce di mettere mano alla sospensione dell’obbligo di reintegro nel posto di lavoro del dipendente licenziato senza giusta causa. Il secondo principio su cui cercherà di intervenire è quello delle deroghe alla contrattazione nazionale. La risposta del governo alla crisi parte dalla delega sul Lavoro e dall’articolo 18 sul licenziamento dei lavoratori.
E già si prepara la battaglia. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo quanto risulta a Italia Oggi, sta mettendo a punto il provvedimento che approderà al prossimo Consiglio dei ministri e il punto principale di questo testo è rappresentato proprio dalla richiesta della Bce di mettere mano all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, prevedendo la sospensione dell’obbligo di reintegro nel posto di lavoro del dipendente licenziato senza giusta causa. E se si considera che il secondo principio su cui cercherà di intervenire il governo è un tema altrettanto caldo, ossia quello delle deroghe alla contrattazione nazionale, si comincia ad avere un quadro più preciso di quali sacrifici si parli quando i mercati vanno in tilt e uno Stato come l’Italia entra in crisi. La delega sul lavoro dovrebbe anche essere il veicolo legislativo attraverso il quale fissare l’elenco dei lavori usuranti e delle possibili esclusioni ad una possibile ulteriore stretta alle pensioni di anzianità- Infine, c’è l’obiettivo di portare i contributi dei lavoratori co.co.pro dal 26 al 33 per cento. Come segnale concreto all’Europa in materia previdenziale ci sarebbe anche in cantiere l’anticipazione dell’età pensionabile delle donne di un anno già a partire dal 2012 e non di un mese ogni anno come previsto in manovra Ma ogni intervento sulel pensioni è ancora in alto mare. Sulla soppressione degli ordini professionali, invece, il governo sarebbe pronto a fare quadrato, stanco delle continue sollecitazioni da parte di Confindustria. È quanto basta per rendersi conto che l’impatto sociale delle scelte che si stanno per compiere è pesantissimo. Riuscirà il governo Berlusconi, con tutte le difficoltà che ha al proprio interno, a sopportarlo? Lo si capirà giovedì, a Montecitorio, dove sono convocate in seduta congiunta le commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato alle quali parteciperanno tutti i big della politica. Lì, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dovrà convincere i vertici politici italiani, quelli europei e i mercati. L’incontro del governa con le parti sociali di mercoledì sera, l’evoluzione delle Borse in risposta all’acquisto da parte della Bce di titoli italiani e spagnoli,
costituiranno il nuovo termometro della situazione. Intanto, l’ipotesi di un governo tecnico che sarebbe in allestimento, rinfocolata dopo il dure intervento dell’ex commissario Ue, Mario Monti, sul Corriere della Sera ha avuto un’evoluzione ieri quando in un’intervista al Tg5, lo stesso Monti ha auspicato che l’emergenza venga presto superata e che non ci sia bisogno della sua presenza in un esecutivo di tecnici: «A me come cittadino piacciono i governi politici, governi che abbiano la caratteristica della leadership e non della follower-ship, che guidino i cittadini nelle scelte anche difficili da fare. Ci vogliono politici collaudati per fare questo». «Se avessi sentito imperativa dentro di me la vocazione di far parte di governi», s’è tolto qualche sassolino dalle scarpe Monti, «avrei risposto di sì alla richiesta del entro-sinistra, della Lega e del Presidente Scalfaro dopo il ribaltone di fine’ 94 di guidare un nuovo governo. Ma risposi che sarei stato disponibile solo se anche il centro-destra di Berlusconi avesse dato il suo appoggio. Allo stesso modo», ha concluso, «ho rifiutato l’offerta dello stesso Berlusconi di fare il ministro degli Esteri nel 2001 e di sostituire Tremonti all’economia nel 2004». E se Berlusconi e Tremonti non parlano, una sintesi estrema della situazione è stata fornita ieri sera dal ministro per le Riforme, Umberto Bossi: «II governo si sente commissariato? L’importante è che la Bce compri i titoli italiani». «Dobbiamo andare dietro all’Europa per un po’», ha specificato meglio il concetto a margine dell’incontro, a Demonio, con Tremonti. «Dobbiamo fare tutte le riforme», ha concluso Bossi ricordando che «per tanto tempo il paese ha speso più di quanto poteva e un bel giorno la realtà ha-preso il treno ed è venuta a trovarci». E mentre l’opposizione chiede con certezza di sapere quali sono le richieste dell’Europa e quali le risposte su cui sta lavorando il governo torna a farsi strada l’ipotesi di un condono fiscale legato all’operazione di rientro dei capitali esportati illegalmente.
ItaliaOggi 9 agosto 2011