La Stampa, Paolo Rosso. «Non è un passo che compiamo a cuor leggero e ci dispiace per i cittadini che avevano prenotato visite e accertamenti o che erano in attesa di un ricovero già programmato, ma forse sarà un bene che anche loro tocchino con mano cosa vorrebbe dire vivere senza più un servizio sanitario pubblico». Pierino Di Silverio, leader del principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao, che insieme alla Cimo sciopera domani bloccando larga parte dell’attività sanitaria, si scusa così con gli assistiti, chiedendo però loro di capire le motivazioni di una protesta che coinvolge anche gli infermieri del sindacato autonomo Nursing. Incrociano le braccia per i tagli alle loro pensioni e i pochi soldi messi non soltanto sul rinnovo dei contratti, ma in generale sul finanziamento della sanità pubblica. Il governo si è vantato di aver inserito in finanziaria più risorse di quanto abbiano mai fatto i predecessori. Ma dei 3 miliardi in più, 2,4 sono già prenotati per i rinnovi contrattuali non solo dei camici bianchi ospedalieri, ma anche degli infermieri e dei medici convenzionati, come quelli di famiglia e gli ambulatoriali. «Dividendo quella somma per tutti abbiamo già calcolato che saremo dieci punti sotto l’inflazione che in questi anni ha eroso i nostri salari, già tra i più bassi d’Europa», afferma Di Silverio. Quella stessa inflazione che, nonostante gli aumenti del fondo sanitario tra il 2022 e quest’anno, si è mangiata 10 miliardi di finanziamenti per la sanità pubblica.
Ma medici e infermieri incrociano le braccia anche per difendere le loro pensioni, minacciate da un taglio fino al 25% dell’assegno inferto dalla manovra con le meno favorevoli aliquote di calcolo sui contributi versati dal 1981 al 1996. Ora il governo ha fatto marcia indietro sui trattamenti di vecchiaia, che rimarranno invariati. Ma la riduzione, sia pure progressiva, varrà sulle pensioni anticipate. «Dopo la manovra abbiamo ricevuto già 1.800 richieste di infermieri che vogliono andare a lavorare all’estero. E saranno molti di più quelli che si licenzieranno per mettersi in proprio o andare a lavorare meglio remunerati nel privato, visto che sul mercato c’è una grande richiesta», spiega Antonio De Palma, segretario nazionale Nursing. «In finanziaria non c’è stata alcuna valorizzazione della nostra professione, sia dal punto di vista economico sia delle prospettive di carriera. Chiediamo che 440 milioni dei 2,4 miliardi stanziati per i rinnovi contrattuali servano a portare l’indennità di esclusività infermieristica da 2,5 a 5 euro lordi l’ora, non ci sembra di chiedere la luna», afferma Di Palma. Stessa rivendicazione fanno i medici, che vorrebbero tassata al 15% la loro indennità di specificità. Soldi che dovrebbero servire a fermare l’emorragia di entrambi dal servizio pubblico, che aggrava la carenza di personale. Secondo l’Anaao di camici bianchi ne mancherebbero 15 mila, mentre solo nel 2021 in 5 mila sono andati all’estero attratti da retribuzioni migliori. In realtà, come numero in rapporto alla popolazione siamo in linea con gli altri Paesi occidentali, ma ne mancano nelle specialità dove si fa meno libera professione, come la medicina di emergenza e urgenza. Più drammatica la carenza di infermieri. Secondo il loro Ordine ne mancherebbero 65 mila, per il Nursing 170 mila, «perché vanno calcolati non sul numero di medici ma sulla popolazione anziana e questo è il numero che si ricava se ci si volesse riallineare agli altri Paesi occidentali», spiega ancora De Palma.
A medici e infermieri la manovra metterebbe comunque in tasca 280 milioni sotto forma di aumento del compenso per gli straordinari finalizzati all’abbattimento delle liste di attesa, portando da 60 a 100 euro l’ora quello dei dottori, da 30 a 60 la retribuzione degli altri. Una cura giudicata sbagliata da entrambi, «perché anziché assumendo si vuole risolvere il problema facendoci lavorare di più quando già abbiamo 5 milioni di giornate di ferie non godute e 10 milioni di ore di straordinario non retribuite», lamenta Di Silverio.
Domani intanto funzioneranno solo pronto soccorso, terapie intensive, unità coronariche, emodialisi, assistenza ai malati oncologici e studi dei medici di famiglia che non aderiscono allo sciopero. Si fermeranno invece in larga parte i ricoveri programmati, le visite specialistiche, i laboratori di analisi e le radiologie. Come dire che per un giorno avremo un servizio sanitario nazionale dimezzato. Nella speranza che serva a far sì che non lo sia poi per sempre in futuro. —