Buone notizie per 1200 agriturismo del Veneto e ulteriori motivi di arrabbiatura per i loro competitor, ristoranti e alberghi in primis. Il Consiglio regionale – con voto pressoché unanime – ha modificato la legge quadro del settore (in vigore da poco più di un anno) liberalizzandone fortemente l’attività culinaria, di accoglienza e di svago. Una svolta significativa e molto attesa da un comparto che fattura circa 250 milioni annui su base regionale. Sparisce, anzitutto, la soglia massima di 80 posti a sedere e di 12.500 pasti erogabili l’anno; il numero dei coperti viene ora determinato in base all’autorizzazione igienico-sanitaria concessa ai locali mentre il numero massimo di pasti e spuntini somministrabili viene stabilito in base alle potenzialità produttive dell’azienda, definite nel piano agrituristico aziendale.
Maggiore flessibilità, dunque, ma inasprimento delle sanzioni per chi si ostinerà a violare le regole: l’eventuale sforamento della quota di pranzi, cene e spuntini consentiti sarà sanzionato con multe che andranno dai 50 ai 250 euro per ogni pasto in più, a seconda dell’entità del superamento.
Castighi più salati (da 250 a 2500 euro) per mancata indicazione dei prezzi e violazione delle norme. Tra le novità introdotte, l’innalzamento dal 50 al 65% della percentuale di prodotto proprio che un agriturismo deve fornire agli ospiti (soglia ridotta al 35% per gli agriturismo di montagna) e la possibilità per cantine, oleifici e birrifici di accompagnare la degustazione accompagnata da assaggi di gastronomia «fredda».
Novità rilevanti anche per gli agriturismo che dispongono di piscine e di centri benessere: finora l’accesso era limitato agli ospiti, ora potrà essere esteso anche ai clienti che non pernottano nel rispetto della normativa vigente per gli impianti pubblici ad uso collettivo. Include nel nuovo testo legislativo anche le fattorie didattiche e tutte le attività di turismo rurale (escursionismo e ippoturismo, avioturismo e cicloturismo) così da assicurare pari dignità al ventaglio di iniziative territoriali.
Un capitolo a parte riguarda il turismo legato alla pesca, con l’eliminazione dell’obbligo di prevalenza delle attività ittiche rispetto a quelle di ospitalità e ristorazione e lo sblocco, grazie all’emendamento proposto da Carlo Alberto Tesserin, di due milioni di contributo straordinario ai vongolari della laguna di Venezia e del Polesine.
In aula la riforma non ha trovato oppositori (quattro le astensioni finali) e il relatore Davide Bendinelli di Forza Italia ha sottolineato, quasi a prevenire le reazioni delle categorie concorrenti, che l’agriturismo veneto rappresenta l’1% dell’attività turistica e il 4% dell’offerta di ristorazione. Convinti sostenitori della legge Moreno Teso e Diego Bottacin, mentre Gustavo Franchetto ha invitato a non esasperare il disappunto di ristoratori e albergatori; argomento ripreso dal Pd con Roberto Fasoli e Lucio Tiozzo (quest’ultimo ha chiesto e ottenuto l’innalzamento al 65% della produzione propria in tavola) mentre Graziano Azzalin ha negato che l’agriturismo rappresenti una forma di concorrenza sleale. Pietrangelo Pettenò e Stefano Peraro hanno sollecitato controlli puntuali mentre il leghista Giovanni Furlanetto, osservando l’insolito via vai nell’atrio del Consiglio, ha commentato serafico che «la lobby degli agricoltori è davvero potente».
Il Mattino di Padova – 18 dicembre 2013