Sarà poi il turno degli over 80: date ancora non sono definite ma si ragiona tra novembre e dicembre e cioè prima che sia trascorso un anno da quando hanno iniziato a vaccinarsi – i “grandi anziani” hanno cominciato a gennaio-febbraio scorsi – perché anche in questa categoria si assiste già oggi a un abbassamento della protezione dello scudo dei vaccini. Per questa fascia si partirà dagli ospiti delle Rsa. Infine l’altra categoria al momento sicura di avere la terza dose – anche se anche qui non c’è ancora nulla di definito – sono i sanitari che si vaccineranno non prima del 2022, a un anno esatto di distanza dal primo round di vaccinazioni partite per loro a gennaio scorso, proprio quando cominceranno a scadere i green pass che ora durano 12 mesi. Per questa categoria la protezione del vaccino viene giudicata sufficiente almeno per 12 mesi.
Con fragili, ricoverati nelle Rsa, over 80 e sanitari si sta dunque definendo la prima platea per la terza dose che si aggira sui 9 milioni di italiani – si veda il Sole 24 Ore di ieri – mentre per il resto degli italiani si deciderà nei prossimi mesi anche se sembra quasi scontata anche qui una nuova iniezione che comunque partirà solo dai primi mesi del prossimo anno.
Tornando ai pazienti fragili non sarà previsto un intervallo minimo dall’ultima dose (la seconda o la mono-dose) e così gli «immunocompromessi» saranno chiamati direttamente dalle strutture sanitarie che li hanno in carico oppure potranno direttamente prenotarsi da soli per vaccinarsi in un hub. Del resto molte pubblicazioni scientifiche evidenziano la caduta della difesa del vaccino negli immunodepressi già dopo il quarto mese e in questo caso la terza dose viene considerata una sorta di completamento della vaccinazione.
L’Aifa nel suo parere darà il via libera alla nuova somministrazione con l’indicazione di ricorrere ai vaccini con la piattaforma a M-Rna (Pfizer e Moderna). Stop dunque, almeno per questa categoria, all’impiego degli altri vaccini oggi disponibili (AstraZeneca e Johnson&Johnson). A suffragare l’efficacia di una terza dose sono anche i dati in arrivo da Israele – dove si è cominciato con la nuova somministrazione già da diverse settimane (si veda intervista a fianco) – che sono stati passati al setaccio dai super esperti del ministero della Salute. Dati che mostrerebbero un deciso aumento della protezione con la terza dose: sul contagio l’efficacia sarebbe circa all’80% per salire al 95-100% sulle forme gravi di Covid.
Del resto l’Italia non è sola a percorrere questa strada, oltre a Israele sono già in pista con la nuova iniezione l’Inghilterra, la Germania e La Francia. In quest’ultimo Paese sono già circa 300mila le persone che hanno effettuato la prenotazione per ricevere la terza dose del vaccino da quando il governo ha lanciato la campagna la scorsa settimana raccomandandola alle persone con problemi di salute preesistenti e agli over 65.
In attesa dunque dell’ok dell’Aifa la struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Figliuolo, si sta preparando per organizzare la campagna che da fine mese viaggerà dunque su due binari: da un lato si continuerà a vaccinare tutti i soggetti idonei che non hanno ancora completato il ciclo per raggiungere e superare l’80% di immunizzati (sperando di ridurre sempre più il numero di cinquantenni che ancora sfugge al siero), dall’altro si darà il via alle dosi aggiuntive per la fascia di popolazione più a rischio.
Una decisione, quest’ultima, che però viene criticata dall’Oms che chiede, prima di procedere ai richiami, di inviare le fiale ai Paesi poveri che sono stati in grado di immunizzare solo una piccola parte della popolazione. «In questo momento, non vogliamo vedere un uso diffuso di dosi di richiamo per le persone sane che sono completamente vaccinate», ha spiegato ieri il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus.