Pd e M5S. Insieme almeno per un volta. Per approvare alla Camera la legge sulla tutela delle “gole profonde” che denunciano la corruzione. Negli uffici pubblici, ma anche in quelli a partecipazione pubblica e nelle aziende private. Per dirla col termine usato in America e ormai in uso in Europa passa il “whistlerblowing” (da to blow the whistler, soffiare il fischietto, quindi avvisare, denunciare). Legge proposta da M5S, tant’è che subito Grillo inneggia sul suo blog. Dice Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità Anticorruzione che sarà la destinataria delle soffiate: «Finora l’istituto non era incisivo, ora lo è diventato. La futura legge lo fa con equilibrio e rispetto delle garanzie. Aumenta la tutela della riservatezza, ma non incentiva segnalazioni anonime, quindi responsabilizza di più i pubblici dipendenti. I quali saranno tutelati in caso di eventuale mobbing. Molti dei nostri rilievi fatti alla Camera sono state accolti». La prima firmataria di M5S, Francesca Businarolo, lamenta che sia stato eliminato il premio per chi parla.
Ribatte Cantone: «Ero e resto contrario perché non rientra nella nostra tradizione, si tratta di un dovere civico per cui il soggetto che parlache va tutelato ma non premiato, soprattutto con il rischio che il premio sia difficilmente quantificabile». Forza Italia, con l’avvocato barese Francesco Paolo Sisto, grida alla «barbarie giuridica che introduce un clima invivibile nei luoghi di lavoro». Ma Cantone non prevede un aumento delle delazioni: «È una paura ingiustificata, perché si tratta di soggetti che si assumono la responsabilità di quello che dicono e che se dovessero raccontare fatti falsi ne risponderebbero davanti alla autorità giudiziaria».
Dopo molti attriti, Pd e M5S si sono messi d’accordo. Perplessa Scelta civica. Ecco il risultato. Protezione garantita per chi denuncia specifici e circostanziati fatti di corruzione. Per chi oppone azioni di mobbing multe fino a 30mila euro, comminate da Anac. Vietati gli anonimi. Accuse circostanziate. Il denunciante resta “coperto” non oltre la chiusura delle indagini preliminari. Se si scopre che ha mentito può essere licenziato e finire sotto processo. Ora la legge, che copre un “buco” della Severino e della legge Orlando, passa al Senato dove M5S si augura che non finisca in una coda infinita. (Repubblica)
DDL «WHISTLEBLOWING». NEI MODELLI 231 L’OBBLIGO DI SEGNALAZIONE
Nessun incentivo, ma garanzie piene. La Camera ha approvato ieri, con una larga maggioranza, che comprende anche il Movimento 5 Stelle (promotore del provvedimento, peraltro), il disegno di legge che rafforza in chiave anticorruzione la tutela di chi segnala illeciti. Ferocemente contraria invece Forza Italia. Lo spiega Francesco Paolo Sisto che contesta «una barbarie giuridica che introduce negli ambienti di lavoro, pubblici e privati, un clima invivibile di accusa segreta. La differenziazione tra segnalazione, denuncia e delazione è speciosa; il risultato, alla fine, è uno solo: un meccanismo di sospetto diffuso, un “un contro l’altro armati” che non produrrà alcun effetto sul denunciante, ma sarà catastrofico per chi è denunciato, anche se ingiustamente».
La nuova legge, che ora passa al Senato, integra e amplia l’attuale disciplina prevista dalla legge Severino: da un lato infatti rafforza la norma già in vigore per gli impiegati pubblici, comprendendo gli enti pubblici economici e gli enti di diritto privato sotto controllo pubblico, dall’altro allarga la tutela al settore privato, inserendo specifici obblighi a carico delle società nei modelli organizzativi previsti dalla 231.
Per quanto riguarda il perimetro pubblico, la segnalazione di condotte illecite di cui il dipendente è venuto a conoscenza nello svolgimento del proprio lavoro può essere fatta al responsabile della prevenzione della corruzione oppure direttamente all’Anac (l’Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone), alla magistratura ordinaria o anche a quella contabile.
La segnalazione deve essere fatta in buona fede e il disegno di legge precisa che la buona fede esiste quando la segalazione è circostanziata, corroborata cioè da elementi non palesemente infondati, ed è stata fatta «nella ragionevole convinzione, fondata su elementi di fatto, che la condotta illecita segnalata si sia verificata». La buona fede è invece sicuramente esclusa quando il dipendente ha agito con colpa grave.
La versione del testo approvata ieri mattina esclude quel riconoscimento di «forme di premialità» che era stata inserita inizialmente dalla commissione Giustizia quando la segnalazione si è rivelata fondata.
Previsione che molto aveva fatto discutere soprattutto per gli eventuali utilizzi strumentali e spregiudicati cui si sarebbe esposta. Cancellata la previsione, è stato però rafforzato l’impianto delle tutele che esclude qualsiasi ritorsione sul dipendente, escludendo che possa essere demansionato, licenziato, trasferito oppure infine, con norma di chiusura, sottoposto a qualsiasi misura organizzativa con effetti negativi. L’ente che ha adottato la misura discriminatoria rischia, al netto di ogni altro profilo di responsabilità, una sanzione da parte dell’Anac da 5mila a 30mila euro.
È vietato rivelare l’identità del whistleblower, ma non sono ammesse segnalazioni anonime. Il segreto sul nome, in caso di processo penale, non può comunque protrarsi oltre la chiusura delle indagini preliminari.
Nell’ambito invece di un eventuale procedimento disciplinare, il dipendente può rivelare la propria identità solo quando questa è indispensabile per difesa dell’incolpato.
Sul versante delle imprese private, la chiave di volta è rappresentata dai modelli organizzativi previsti dal decreto 231 del 2001. Viene infatti previsto, tra i contenuti del modello, l’obbligo a carico sia dei vertici sia dei semplici dipendenti sia dei collaboratori «di presentare a tutela dell’integrità dell’ente segnalazioni circostanziate di condotte illecite che in buona fede, sulla base della ragionevole convinzione fondata su elementi di fatto, ritengano si siano verificate». Condotte, si specifica, rilevanti per il decreto (che contiene un’ampia lista dei reati presupposto). (Giovanni Negri – Il Sole 24 Ore)
22 gennaio 2016