di Roberto Turno. Nuovi ticket e nuove esenzioni. Prontuario dei farmaci riveduto e corretto. Meno ospedaletti e più cure sul territorio. Un impulso alla salute elettronica con investimenti da 3,5-4 mld in tre anni. Altolà ai governatori commissari di sé stessi per azzerare i disavanzi di asl e ospedali. Nuove regole d’ingaggio del personale.
Piani di rientro dai deficit riformati con tanto di scure sui manager inadempienti. Ecco il «Patto per la salute 2014-2016», l’accordo tra Stato e regioni che vale 337 miliardi nel triennio. L’intesa è arrivata ieri dopo una giornata, l’ennesima, vissuta sulle montagne russe. L’inciampo è arrivato in mattinata quando le regioni, presa visione del testo inviato dal Governo, hanno contestato gli inserimenti più o meno last minute voluti dall’Economia. Troppe frenate, troppa presenza di via XX Settembre: così non va, hanno fatto sapere, questo non era l’accordo.
E così in tarda mattinata hanno fatto sapere: o si torna al testo precedente o non se ne fa niente, Economia e Salute si mettano d’accordo. L’inciampo poteva essere alle porte. Ma le mille mediazioni intervenute nell’arco di poche ore, hanno rimesso il «Patto» in carreggiata, verso l’intesa finale. Arrivata poi davvero in StatoRegioni. Con la soddisfazione di tutti gli attori di una vicenda che ormai andava avanti da almeno un anno. La prossima settimana ci sarà anche il via libera al regolamento che ridisegnerà la mappa dei posti letto e dunque dei piccoli ospedali, incluse le cliniche convenzionate col Ssn. E ci dovrebbero essere le nomine per l’Aifa (Agenzia del farmaco) e del direttore generale dell’Agenas. Passaggi non esattamente secondari, visto che i due organismi con una prossima riforma andranno a svolgere un ruolo più marcato nel Ssn.
«Oggi col Patto abbiamo messo in sicurezza il sistema sanitario per le prossime generazioni. Rimettiamo al centro le politiche sanitarie che riguardano la qualità, la sicurezza, la prevenzione», ha dichiarato la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. Una soddisfazione espressa anche dagli assessori che più sono stati coinvolti in questa lunghissima partita. A partire da Luigi Marroni (Toscana), in prima fila anche nella delicata partita della spending review: «Un grande messaggio per il Paese. Abbiamo impostato il futuro del Ssn». «Un patto – ha aggiunto Carlo Lusenti (Emilia Romagna) – che richiama tutti alle proprie responsabilità, non solo le regioni naturalmente. Noi vogliamo un Ssn forte, unito e solidale». Soddisfatto anche il veneto Luca Coletto: «Sono stati risolti i nodi del Ssn». «Finalmente lo sblocco del turn over», ha chiosato Raffaele Calabrò (Ncd).
I trenta articoli del «Patto» (per il testo www.24oresanita. com) assicurano che i risparmi che si realizzeranno (non quantificati) resteranno nel Ssn. Ma il Governo per esigenze di finanza pubblica e cambiamento del quadro macroeconomico potrà stringere i cordoni della borsa: in quel caso però il «Patto» dovrà essere ridiscusso in termini di impegni. Impegni che di sicuro non mancano con ben 100 adempimenti da attuare che ne scandiranno l’attuazione in una fase in cui le molte regioni andranno verso le elezioni della primavera 2015. Con un pugno di scadenze decisive già determinate, ma tutte da riempire di contenuti: nuovi Lea e piano delle cronicità per fine anno, proposta per la revisione dei ticket (ma non subito l’introduzione) per fine novembre, poi la legge delega per il personale, i criteri di carriera e l’ingresso dei giovani medici. Tutto a tappe forzate. Con un enigma in più i criteri di riparto delle risorse, dove la parola chiave «costi standard», che sta per finire in Costituzione riservando poteri più forti alle regioni, fa tremare in tanti. Soprattutto quelle regioni con i conti in rosso, dove l’assistenza è più in bilico che mai.
Il Sole 24 Ore – 11 luglio 2014