Dal Sole 24 Ore- Il via libera formale alla legge di bilancio e al Dpb è arrivato ieri sera. Al testo e alle tabelle del disegno di legge i tecnici hanno continuato a lavorare per tutta la notte, nel tentativo di rispettare il termine del 15 ottobre per l’invio a Bruxelles del Documento programmatico di bilancio. Il confronto serrato tra Lega e M5S sulla pace fiscale, non privo di tensioni (il vertice mattutino è stato disertato da entrambi i vicepremier), si è concluso con il raddoppio dei decreti (oltre a quello sul fisco anche il Dl sulle semplificazioni) e l’intesa sulla “sanatoria” per le cartelle esattoriali dei contribuenti visibili al fisco, ossia che abbiano presentato la dichiarazione alle Entrate.
Niente di nuovo. Da sempre le ore che precedono il varo della manovra sono costellate di ostacoli. Ma il braccio di ferro con Bruxelles ha acceso ancora di più i riflettori sulle scelte del Governo italiano. L’attesa è soprattutto sul Documento programmatico di bilancio, che gli Stati membri devono inviare alla Commissione Ue entro il 15 ottobre, ovvero entro ieri. E nel quale sono sintetizzate le singole poste relative a entrate e spese, le loro ricadute sul Pil e quindi l’obiettivo del saldo di bilancio.
Il Governo dà per scontato l’invio del Dpb entro la mezzanotte di ieri. «Il rispetto dei tempi dimostra che abbiamo le idee chiare», ha detto il premier Giuseppe Conte rivendicando il mantenimento delle promesse e offrendo piena disponibilità al confronto con l’Europa.
L’attenzione della Commissione Ue, comunque, è concentrata molto di più sui contenuti, sulle decisioni concrete dell’Esecutivo gialloverde. A vagliarle saranno non soltanto i commissari Dombrovskis e Moscovici ma anche i capi di Stato e di Governo in occasione dell’Eurosummit di giovedì. Mentre Conte tenterà di ammorbidire le posizioni dei colleghi europei, a Roma il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici incontrerà il capo dello Stato Sergio Mattarella e anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un confronto parallelo per evitare la rottura tra l’Italia e la Ue.
In ogni caso se da Bruxelles verranno richieste precisazioni passerà almeno una settimana. E qualora queste non fossero ritenute sufficienti e si andasse verso la bocciatura della manovra italiana, a emettere il verdetto dovrà essere l’intera Commissione entro la settimana successiva.
Ma oltre al muro contro muro esterno non mancano le tensioni all’interno della stessa maggioranza. Fibrillazioni che potrebbero emergere quando la manovra da 37 miliardi approderà in Parlamento con tutte le sue misure: flat tax, quota 100 per le pensioni, reddito di cittadinanza, mini-Ires, proroga dell’iperammortamento con attenzione alle Pmi (ma è in bilico il superammortamento), sterilizzazione degli aumenti Iva, taglio delle “pensioni d’oro” da un miliardo in tre anni. Mentre resta sul tavolo la stretta fiscale su banche e assicurazioni.
Le resistenze dei Cinque Stelle sulla pace fiscale sono state forti. Ma alla fine ieri Luigi Di Maio ha dovuto cedere al pressing dell’altro vicepremier. Matteo Salvini ha incassato il disco verde alla “pace” che si concretizzerà nello sconto fiscale per 100mila euro l’anno per coloro che pur avendo presentato la dichiarazione hanno omesso i versamenti. Di Maio ha dovuto “accontentarsi” dell’annuncio della «galera per gli evasori» spiegando, a beneficio del suo elettorato, che si tratta di «aiutare chi non ce la fa con le cartelle Equitalia». Ma ha ottenuto in cambio lo spacchettamento in un decreto ad hoc delle norme taglia-leggi: quel pacchetto semplificazioni che aveva promesso alle imprese durante la campagna elettorale.
Dalla sua, Salvini – che al termine del Consiglio dei ministri si è detto «molto soddisfatto» – ha dovuto digerire il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro, che però sarà inserito direttamente nella legge di bilancio e non nel decreto fiscale come avrebbe voluto il M5S. Il ministro dell’Interno ha anche confermato il taglio dei fondi per i migranti: 1,3 miliardi nei prossimi tre anni. Soddisfatto anche Di Maio: «Stiamo usando i privilegi come copertura per i diritti dei cittadini».
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