Dopo il modello 730 anche la domanda dei contributi della Politica agricola europea arriva al beneficiario precompilata. La rivoluzione scatta da marzo: per un milione di domande che valgono circa 4 miliardi di premi Ue basterà un click.
È solo una delle novità del piano antiburocrazia annunciato ieri dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, alla prima conferenza economica di Agrinsieme, il coordinamento di Confagricoltura, Cia e Alleanza delle coop agroalimentari (Fedagri-Confcoop, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital). Oltre alla domanda precompilata, ci saranno l’anagrafe unica delle aziende agricole, la banca dei certificati e un fascicolo aziendale che diventa il «passaporto» dell’azienda con informazioni a 360 gradi sul piano colturale, assicurativo e integrato anche con il quaderno di campagna. Inoltre i soldi arriveranno in anticipo rispetto alla tabella di marcia: non più una tranche a dicembre e saldo a giugno, ma pagamento al 100% entro il 30 giugno. Il ministro ha spiegato che il «piano Mipaaf 2.0» ha l’obiettivo (ambizioso) di eliminare la burocrazia inutile, quel monte di 25 chilogrammi di carte che l’azienda produce ogni anno e che assorbe oltre 100 giornate di lavoro. Un salto di qualità, dunque, per la platea di circa 1,5 milioni di aziende agricole. Martina ha anche assicurato che grazie al pressing della presidenza italiana la Commissione Ue sta facendo marcia indietro sul taglio di circa 450 milioni del bilancio agricolo.
Di pari passo con la sburocratizzazione viaggia anche il progetto per l’internazionalizzazione. Si gioca, infatti, su queste due carte la partita dell’agricoltura italiana. Un rapporto di Nomisma e Agrinsieme, illustrato ieri, ha messo in evidenzia alcune criticità del sistema che vale comunque il 9% del Pil (14% con l’indotto), un contributo al bilancio statale di 25 miliardi e una quota di 33 miliardi di export. Le vendite sui mercati esteri rappresentano il motore della filiera agroalimentare, ma si potrebbe fare di più. Il peso del made in Italy, nonostante l’appeal delle produzioni in tutto il mondo, è in flessione (dal 3,3% del 2003 al 2,6% del 2013), mentre altri paesi come la Germania e la Spagna si collocano in posizioni più avanzate rispetto al Belpaese.
Agrinsieme ha sollecitato un cambio di passo e il vice ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a stretto giro, ha assicurato il rapido avvio di un progetto per i mercati esteri che dispone di una dote comune (Mipaaf-Mise) di 50 milioni. Tra i primi interventi un’operazione di promozione negli Stati Uniti dei prodotti a indicazione geografica e incentivi alle catene distributive per dare spazio sugli scaffali a nuove referenze alimentari anche di nicchia. Il coordinatore di Agrinsieme (e presidente di Confagricoltura) Mario Guidi ha presentato al governo (erano presenti anche i ministri della Sanità, Lorenzin, del Lavoro, Poletti e dell’Ambiente, Galletti) un promemoria di azioni da intraprendere per sostenere un settore che punta a diventare strategico per la ripresa italiana. Innanzitutto una spinta all’aggregazione e allo sviluppo facendo leva anche su riforma delle Op, sistema fiscale certo, credito specializzato e concentrazione degli enti di ricerca. E poi, ancora, spazio a servizi efficaci per sostenere l’impegno sui mercati e fondo straordinario per affrontare le crisi geopolitiche. Nell’ambito della semplificazione Guidi ha sollecitato anche una riforma radicale degli enti vigilati dal Mipaaf e di Agea. E infine riduzione del cuneo fiscale e valorizzazione agricola e forestale delle superfici agricole per fermare il dissesto idrogeologico.
Il Corriere della Sera – 19 novembre 2014