Fondi statali tagliati per “incentivare il gioco d’azzardo” virtuale: ippodromi verso la chiusura. Allarme lanciato dal mondo dell’ippica. La crisi infatti sta colpendo anche il settore delle corse
«Qundicimila cavalli rischiano il macello», è l’allarme lanciato dal mondo dell’ippica. La crisi economica infatti sta colpendo anche il settore delle corse: mancano sempre più i soldi per mantenere un esemplare (in media servono 1.500 euro). Lo Stato è in parte “colpevole” della crisi, poiché come lamenta chi lavora nella categoria: “Sta facendo fallire l’ippica a causa di una gestione scellerata dei Monopoli, che favoriscono il gioco d’azzardo”.
Sono settecento ora le aziende a rischio, come scrive “La Repubblica”, mentre sessantasette gli addetti. Così mentre il settore annuncia scioperi a oltranza, ci sono ippodromi che già hanno chiuso o sono in via di chiusura. Uno di questi è “Arcoveggio” di Bologna, lo seguiranno quello di Albenga, Grosseto, Ravenna, Aversa.
Il crollo delle scommesse (26%) più il taglio (del 43%) al Montepremi sta quindi facendo tremare la categoria. L’ultimo colpo è arrivato con l’autorizzazione da parte dei Monopoli alle corse virtuali che sposteranno le scommesse dagli ippodromi alle sale da giochi. Le contestazioni sono contro i tagli della’Unire-Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico) e contro gli sprechi dell’ultimo ministro Saverio Romano, sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa.
Le soluzioni per i proprietari dei campioni da corsa ora sono la vendita all’estero o quella clandestina alla malavita oppure il macello. Quest’ultimo comporta però il rischio di infezioni, perché un esemplare da corsa non può, secondo legge, essere destinato al settore delle carni da macelleria, così capita che le uccisioni degli animali vengano fatte in scannatoi abusivi.