La legge non è uguale per tutti, non quella elettorale per le Regionali. A ciascuna il suo: ogni Regione ha approvato, nei mesi scorsi, il sistema di voto con cui, domenica, saranno scelti presidente e consiglieri.
Lo prevede la Costituzione, articolo 122, che affida le norme elettorali a una «legge della Regione nei limiti dei principi fondamentali» nazionali. È parte del Titolo V, oggi sotto i ferri della riforma Renzi-Boschi, ma già modificato nel 1999 e 2001 per lasciare più spazio ai territori. «Quella norma era stata concepita in un clima di devolution — spiega il politologo Roberto D’Alimonte, che dirige il Cise —. Adesso il trend si è invertito, si guarda al riaccentramento di certe funzioni. Avendo visto l’uso che è stato fatto di questa autonomia e la creatività delle Regioni, con alcune scelte fantasiose, si potrebbe aprire un dibattito oggi su questo passaggio».
Intanto le norme elettorali per le sette Regioni al voto sono state riscritte. E quella che un tempo valeva per tutte, che ebbe come relatore Pinuccio Tatarella, domenica varrà solo in Liguria, dove i tentativi per cambiarla sono naufragati per mancanza di accordo tra i partiti. Così solo l’elezione diretta del governatore vale sempre, ma i meccanismi elettorali variano varcando i confini regionali, in un saliscendi di cifre e soglie: lo sbarramento può variare da 2,5 a 8%; le preferenze possono essere una o due; norme diverse regolano la presenza in lista di uomini e donne; i listini regionali sopravvivono in Liguria e, facoltativi, in Toscana.
Numeri diversi anche per i premi che servono a garantire maggioranze stabili al vincitore. Quasi ovunque (escluse Marche, dove se il vincitore non arriva al 34% dei voti non si dà bonus, e Toscana, dove sotto il 40% è ballottaggio) basta arrivare primi per ottenerlo. Come prevedeva il Porcellum, che proprio sull’assenza di soglie minime per il premio è stato bocciato dalla Consulta. «Ma quella sentenza, è specificato, vale solo a livello nazionale, dove bisogna tenere conto di pesi e contrappesi, non per le Regionali», continua D’Alimonte. Così nel mare delle differenze, un altro distinguo: ciò che vale per le Politiche, non vale per i territori.
Renato Benedetto – Il Corriere della Sera – 28 maggio 2015