I tagli alla spesa sanitaria previsti nella manovra all’esame del Senato potrebbero non avere gli effetti desiderati. A sostenerlo sono i tecnici del Servizio bilancio del Senato che hanno messo a punto il dossier di esame delle misure previste.
Per la riduzione del finanziamento del Ssn, nel dossier si legge che la relazione tecnica alla manovra «non fornisce elementi quantitativi puntuali per affermare la congruità degli strumenti» messi a disposizione delle Regioni per fronteggiare il decremento delle risorse disponibili «rispetto all’obiettivo di contenere le spese dei servizi sanitari regionali».
In particolare, proseguono i tecnici del Senato, «non sono forniti dati in ordine agli effetti di incrementi delle quote di compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria e dei processi di razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi, non viene puntualizzato il livello del tetto per la spesa dei dispositivi medici, mentre, in rapporto all’attribuzione dell’onere correlato allo sforamento del tetto previsto per la spesa farmaceutica ospedaliera, si può soltanto evincere che la norma potrà consentire risparmi nell’ordine dei 700-800 milioni di euro annui».
Dubbi anche sull’efficacia dei tagli alla spesa dei ministeri, da cui si attendono risparmi per 5 miliardi a regime: la manovra prevede un taglio delle spese delle amministrazioni centrali attraverso interventi correttivi indicati dai singoli ministri (per quello della Salutre si tratta di 29,3 milioni), ma nel caso in cui il meccanismo non dovesse produrre i risparmi attesi il ministero del Tesoro procederà a tagli lineari. «Si pone fin d’ora – si legge nel dossier – una questione di effettiva sostenibilità del meccanismo, atteso che le riduzioni lineari disposte in passato non hanno prodotto i risultati sperati essendo stati seguiti spesso da anomali rimbalzi della spesa negli anni successivi alla loro effettuazione».
Per quanto riguarda i risparmi sul Pubblico impiego le note del Servizio bilancio sono simili a quelle dei ministeri. Dice infatti il rapporto che «il dispositivo, pur prefigurando una articolata gamma di misure sul pubblico impiego per il triennio 2012/2014, si limita a stabilire che tali misure “potranno” essere adottate con specifici atti regolamentari, prevedendo altresì che, in caso contrario, il Ministero dell’economia e delle finanze potrà stabilire riduzioni lineari alle risorse iscritte in bilancio di cui all’articolo 21, comma 5, lettera b) (rimodulabili) al fine di assicurare il raggiungimento dei risultati finanziari indicati al comma 1 (l’economia lorda indicata per l’anno 2014 di 1.440 milioni di euro è comprensiva di 330 milioni di euro relative ad economie sul personale del Ssn e degli Enti locali. In termini di effetti sull’indebitamento netto, dei 740 milioni di euro indicati, 170 milioni di euro sono relativi al personale del Ssn e degli Enti locali. Le risorse concorrono al miglioramento dei saldi considerati nell’ambito della manovra sul Ssn e sugli Enti locali prevista dal decreto)».
Secondo i tecnici del Senato sarebbe necessario chiarire bene alcuni effetti, soprattutto per quanto riguarda il blocco del turn over:
1) le economie lorde per ciascun comparto di contrattazione, in relazione alla proroga di un anno del blocco del turn over;
2) le platee dei dipendenti considerati, per ciascuna area contrattuale, e delle retribuzioni medie di comparto prese a riferimento ai fini del computo delle economie;
3) le masse salariali riferibili ai suddetti comparti di contrattazione per il 2014, considerate nella stima dell’effetto del blocco per il 2014;
4) i c.d. tassi di cessazione medi riferibili a ciascuna area contrattuale, per il 2014.
IL TESTO DEI CAPITOLI SU PUBBLICO IMPIEGO E SANITA’
Sanita.ilsole24ore.com – 11 luglio 2011